L’allenatore che l’ha lanciato nel grande calcio. Quello che con carota e bastone sapeva come spronarti e coccolarti allo stesso tempo. Jiri Plisek, ex tecnico dello Željezničar Sarajevo quando Dzeko aveva solo 17 anni, in esclusiva per FcInterNews racconta un inedito Edin.

Dove lavora al momento?
“Dopo almeno sei anni trascorsi come direttore dell’Accademia del SK Slavia Pragua, adesso ricopro il medesimo incarico all’accademia del FK Mladá Boleslav Academy. Allo stesso tempo, ho un’offerta per lavorare come Direttore Tecnino e Sportivo della FACR, acronimo di Czech Football Association”.

Quando ha incontrato la prima volta Dzeko?
“Quando venni nominato primo allenatore dello Željezničar Sarajev. Ci sono arrivato dopo il campionato Europeo U19, quando conquistammo il terzo posto con la Nazionale ceca”.

Che tipo di giocatore era all’epoca?
“Molto talentuoso, con un immenso desiderio di segnare gol, un tipo ambizioso e positivo. Era ovviamente un ragazzo con una visione psicologica e mentale da settare, ma era docile, recettivo e aveva fame di calcio”.

Qual era la sua caratteristica migliore?
“Aveva voglia di imparare, di diventare un ottimo giocatore, possedeva un tiro molto forte”.

Come era fuori dal campo?
“Grazie per questo tipo di domanda. Le spiego: Edin non è solo un grande giocatore, ma soprattutto una persona fantastica, unica. Era amichevole, sorridente, desideroso di aiutare chi ne aveva bisogno. Lui non ha mai dimenticato Sarajevo, supporta i ragazzi ammalati, gli atleti disabili, è ambasciatore UNESCO. Sono grandi cose e il segno di una grande persona, che merita il nostro rispetto. È un grande calciatore, sono orgoglioso di Edin. Dobbiamo ringraziare i suoi genitori che hanno permesso diventasse quel che è e che hanno sempre creduto in lui”.

Qual era la caratteristica in cui doveva migliorare maggiormente?
“Per prima cosa capì che doveva iniziare ad allenarsi di più e con maggiore intensità. Intese pure che il cammino per migliorare deve essere complesso. È un mosaico di importanti dettagli, credenze, di aver fede in se stesso e soprattutto dell’amare il gioco del calcio. Ha capito che vittorie, trofei, gol segnati, visioni e desideri di migliorare valgono molto più dei soldi. Ogni cosa quindi gli è venuta naturale”.

Cosa gli disse quando era un giovanotto?
“Ricordo che gli dissi di credere in me e che insieme avremmo pavimentato la strada della sua carriera. Volevo fosse paziente e persistente. Edin fu attento e mi credette, fu un momento molto importante”.

Lei però mandò Dzeko nella seconda squadra, poi giocaste in Coppa UEFA, e successivamente, quando ritornò, trovò un giocatore completamente cambiato. Cosa accadde nella testa di Dzeko?
“Sì, fu un momento assai difficile per lui e per suo padre, lo intesi. Mi comportai così e dissi a tutti che se avesse capito questo passo, allora un giorno mi avrebbero ringraziato entrambi. Credevo nelle mie intuizioni ed Edin non rimase deluso. Aveva solo bisogno di qualche giorno per capire quanto gli avevo detto. E poi diventò una persona differente. In quel momento nacque il vero Edin e la star del mondo del calcio iniziò a prendere forma. Quello fu il primo momento in cui credetti che Edin potesse crescere e diventare un top player, Mi mostrò il suo carattere e anche l’alto livello della sua intelligenza”.

Come ha detto, Edin non ha mai dimenticato le sue origini. Aiuta i bambini e i meno fortunati. Cosa significa?
“Conferma la sua grande personalità e il suo grande cuore. Ricorda la guerra e le situazioni in cui non hai nulla, col vortice della sopravvivenza. È importante imparare a lottare, credere, essere capaci di aiutare, dare il proprio supporto”.

Adesso è il sostituto di Lukaku all’Inter. Cosa ne pensa?
“Un’ottima notizia, la ricompensa per il suo lavoro e per le sue abilità. Edin è nato per militare in un top club. Gliel’ho inculcato nel cuore durante la sua carriera: ‘non guardare ai soldi, ma punta a vincere trofei, accetta sfide stimolanti, punta a essere un vincente’. L’Inter è una squadra che vuole conquistare trofei e aveva bisogno di un calciatore come Dzeko, un vincente”.

Arriva a 35 anni, cosa può portare ai nerazzurri?
“Esperienza, goal, personalità, qualità, emozioni bilanciate, diligenza. È un grande giocatore e può essere un modello per i giovani con la sua personalità, il forte carattere e l’intelligenza”.

Pensa che (anche) grazie a lui l’Inter possa vincere lo Scudetto?
“In un club forte e vincente, ogni giocatore, ogni calcolo, ogni piccolo dettaglio, sono importanti. Edin possiede le caratteristiche necessarie per essere inserito alla perfezione in un realtà solida e vincente come quella del tipo di gioco nerazzurro”.

Quando avete parlato l’ultima volta? Quale fu l’argomento in discussione?
“Mi sono congratulato con lui per il suo approdo in nerazzurro. Un mese prima lui mi aveva mandato gli auguri dato che sono diventato nonno della mia prima nipotina, Zoe”.

Allora auguri anche da parte nostra. Dzeko per lei è davvero un esempio da seguire.
“Assolutamente, lo è per tanti bambini nei Balcani. Infonde loro la fede e l’opportunità di lottare per una vita migliore. Ha una famiglia stupenda, che ama profondamente e che non gli fa mai mancare il proprio supporto. Ho un grande sogno. Quando ci incontreremo di nuovo da qualche parte, lavoreremo insieme su un nuovo progetto di calcio e sui talenti del mondo del pallone. Mi piacerebbe che scrivesse un’autobiografia e non vedo l’ora di leggere un giorno la sua ispirante storia”.
Sezione: Esclusive / Data: Lun 23 agosto 2021 alle 19:59
Autore: Simone Togna
vedi letture
Print