Avevano iniziato a fare proclami sin pochi minuti dopo il triplice fischio della partita di Trieste col Cagliari, che era valsa il ritorno del loro nome nell’albo d’oro del campionato italiano dopo una lunga assenza: quello vinto quest’anno dalla Juventus era il 30esimo scudetto, come Beppe Marotta, ad della società bianconera, si era immediatamente premurato di precisare già negli spogliatoi del Rocco. Vittoria che a loro dire dava loro il pieno diritto di cucire sulla maglia la terza stella, malgrado gli scudetti ufficiali siano soltanto ventotto. Da lì, è iniziata puntuale la polemica, a suon di dichiarazioni, proclami, battute ironiche, tra cui quelle gustose di Zdenek Zeman, e allarmismi. Finché tutto, come per magia, è clamorosamente rientrato. L’episodio chiave è la presentazione della nuova maglia da trasferta della Juventus, che oltre allo scudetto e al logo del club non presenta stelle in più, ma semplicemente una scritta, ’30 sul campo’. Soluzione meno roboante, opinabile finché si vuole, che il popolo bianconero per la maggior parte non ha gradito (e oltretutto è costata anche una diatriba con lo sponsor tecnico).

Dietro questa sorta di dietrofront, ci sarebbe una logica ben precisa da parte di Andrea Agnelli, logica tendente alla distensione e ad un nuovo momento di pace. Pace con gli Istituti che governano il calcio, Federazione in primis: una semplice scritta al posto di un vero e proprio ‘colpo di mano’ per evitare ulteriori frizioni con Via Allegri, anche perché a quanto pare Andrea Agnelli è prossimo a ricoprire un incarico da Consigliere federale e perciò preferisce spegnere sul nascere qualsiasi focolaio di polemica. Ma anche e soprattutto pace, o perlomeno tregua, con l’Inter, dopo le innumerevoli scintille a volte trasformatesi in veri e propri incendi degli ultimi anni. Il calumet della pace Moratti e Agnelli se lo sono passati in occasione della cena organizzata da Rupert Murdoch con i vertici dei club europei, dove, come rivelato dallo stesso presidente dell’Inter, si è scherzato su scritte, stelle e quant’altro.

Insomma, momenti di distensione dopo anni di tensioni. Peccato però che, quasi contemporaneamente, da Torino è arrivato un nuovo fronte burrascoso fatto di dichiarazioni pesantissime: fautore Beppe Marotta, nel mirino Piero Ausilio, ‘reo’, a suo dire, di aver tenuto un atteggiamento ‘fuori dai regolamenti’ parlando esplicitamente dell’interesse per Sebastian Giovinco, a metà tra i bianconeri e Parma. “Non è corretto che l’Inter si inserisca in una comproprietà”, afferma Marotta. Alt, qui un distinguo va fatto: Ausilio non ha mai parlato di trattative ufficiali, ma solo di interesse e di sondaggi, una cosa ben diversa nella forma e nella sostanza. Interesse, ad esempio, è quello che avrebbe la Juventus per Mattia Destro, giocatore a metà tra Genoa e Siena e obiettivo numero dell’Inter per l’attacco. Solo che qui nessuna alzata di scudi si è vista o sentita (anche l'Inter è ancora a livello di contatti per Destro, ma nessuno l'ha mai accusata di chissà cosa, anzi).

E nessun clamore si è sollevato nel momento in cui Marotta ha fatto saltare una trattativa bella che imbastita, quella per Marco Verratti, che Genoa e Inter avevano praticamente preso insieme dal Pescara salvo passo indietro di Preziosi dopo telefonata da parte del manager bianconero, che avrebbe intimato al Genoa lo stop, pena recessione dell’accordo per l’acquisto della comproprietà di Boakye. Niente di ufficiale o tale da parlare di violazione di un regolamento, però sgambetto bello e buono sì, senza ombra di dubbio.

Caro Agnelli, se davvero tra i suoi obiettivi c’è quello di aprire una nuova era di distensione con gli avversari storici, il passo è sicuramente apprezzabile. Ma finché purtroppo le storie tra Inter e Juventus, per un motivo o per un altro, calcistico e non, continueranno comunque a restare molto tese, il suo passo avanti rischia seriamente di scaturire l’effetto di un fischio nella galassia…

Sezione: Editoriale / Data: Lun 18 giugno 2012 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
vedi letture
Print