Si festeggia la Befana in casa della Vecchia Signora. Binomio inquietante, ma tant'è. Ecco a voi la partita che scatena in ogni interista sensazioni molteplici. La sfida è stata denominata in passato, dal sommo Gianni Brera, derby d'Italia. Al tempo si trattava di due squadre mai retrocesse in serie B. Ora non è più così, ma per colpa dei bianconeri. Per tanti interisti Juventus-Inter conta anche più del derby con il Milan. Ritengo i due appuntamenti chiave del tifoso nerazzurro, profondamente diversi.
Contro il Milan è vero derby, è la sfida del cortile, in ballo la supremazia sul territorio e magari il rivale è uno dei tuoi amici più cari nella vita. E' la contrapposizione quotidiana tra chi vive nella stessa città, dei colori rossonerazzurri, in campo e nelle rispettive curve, sintesi di un'emozione che nasce da bambino e non ti molla più. Contro la Juventus c'è meno poesia nello sfidarsi, loro fanno parte comunque di un altro mondo calcistico. Fiat, Agnelli, tifosi in ogni dove (e quasi dappertutto più che a Torino), la voglia di sentirsi sempre i più forti e di vincere. A tutti i costi.
In casa Inter, ancor prima di Calciopoli, si è approcciato all'appuntamento spesso con il sospetto che le cose non potessero andare bene per colpa dell'arbitro o dell'ingiustizia. Sospetto a volte sbagliato, ma solo a volte. Ecco perché vincere contro la Juve, in special modo a Torino, provochi all'interista una gioia che quasi confina con il dolore per quanto intensa. Come l'indigestione dopo la grande abbuffata. Juventus-Inter è una questione ideologica.
Detto questo, l'attualità non sembra dare scampo ai colori nerazzurri. La Juventus, vincitrice degli ultimi tre scudetti, è prima in classifica, l'Inter undicesima. E si gioca allo Stadium, la tana che regala soldi e punti ai padroni di casa. Ma ecco che arriva l'allenatore a scacciare i brutti pensieri. “Non voglio vedere una squadra che pensi che il match sarà impossibile. Dobbiamo entrare in campo con l'obiettivo di vincere. Siamo l'Inter”. Parole e musica di Roberto Mancini.
Arrivato da poco più di un mese, non ha purtroppo ancora regalato l'attesa svolta in termini di risultati, ma il tecnico sta già incidendo pesantemente sulla mentalità della squadra che ora gioca con meno paura e con la consapevolezza di poter provare a vincere contro chiunque. I meno ottimisti potrebbero replicare che al momento i tre punti siano arrivati solo in casa del Chievo ed è vero, ma nell'aria si respira il profumo della svolta. Anche perché il Mancio ha già fatto vedere di essere l'uomo in più per quanto riguarda questa sessione di mercato.
In epoca di Financial Fair Play, con la casse semivuote e con la spada di Damocle dell'Uefa pronta a sanzionare, convincere la dirigenza a portare a casa un ventinovenne campione del mondo che risponde al nome di Lukas Podolski, equivale in proporzione all'acquisto di un Ibrahimovic o di un Eto'o quando l'Inter di Massimo Moratti era uno dei club più disposti a spendere anche solo per il gusto di avere fuoriclasse in squadra.
Podolski non è ai livelli dei campioni citati, ma in questo momento è “tanta roba”, roba che non si sarebbe vista se non fosse tornato a casa Roberto Mancini. Che senza trincerarsi dietro al noioso slogan: “Non parlo di mercato” della precedente gestione, ha chiesto in pubblico due esterni di valore. E così domani potrebbe essere il giorno decisivo per sapere se in nerazzurro possa approdare anche Xherdan Shaqiri, ventritreenne svizzero in forza al Bayern Monaco, capace di puntare e saltare l'avversario con tecnica e velocità, ingredienti necessari per “spaccare” le partite. E in alternativa di parla di Ezequiel Lavezzi. Insomma, dopo aver incassato con invidiabile nonchalance l'acquisto del desiderato Cerci da parte del Milan, l'Inter si muove da grande come chiede il suo tecnico, anche se la sostanza è ancora lontana rispetto all'apparenza.
Ma basta parlare di “processi di crescita” o di “anno zero”. Siamo l'Inter. Che questa sera reciterà allo Juventus Stadium con Lukas Podolski disponibile. Ieri è arrivato il sospirato transfert. Salvo sorprese molto manciniane, Prinz Poldi siederà inizialmente in panchina. Signor Banti, fischi pure l'inizio del match. L'Inter è pronta.
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