Come un treno. L'Inter non si ferma più e inanella la sua sesta vittoria consecutiva in campionato. E adesso arriva il bello: Barcellona in Champions e poi Derby d'Italia. I nerazzurri si presentano alla vigilia del doppio impegno con grande convinzione e sicurezza nei propri mezzi come non capitava da tempo. La sensazione di aver imboccato la strada corretta si avverte, è palpabile, quasi contagiosa. L'entusiasmo regna, ed è un entusiasmo sano, che si basa su fatti e non su speranze. Non esiste il rischio di eccessiva euforia: la storia recente ha insegnato ai giocatori a non costruire castelli in aria e al timone c'è uno come Antonio Conte in grado di tenere i piedi ben saldi a terra. Anche perché fin qui non tutto è andato liscio, anzi: l'Inter si è già dovuta confrontare con svariati ostacoli, dagli infortuni ai ritardi di condizione di alcuni singoli, da partite complicate ad altre dove si aveva tutto da perdere, senza dimenticare che sono già stati superati abilmente un derby e un avversario difficilissimo come la Lazio. E poi c'è il pareggio interno con lo Slavia Praga, che è fermo lì nella memoria a ricordare come serva sempre attenzione massima e impegno costante. Insomma, l'Inter c'è, è viva, sa cosa vuole e come ottenerlo.

Esemplare, in tal senso, la partita di sabato scorso a Genova. Novanta minuti che sono stati un condensato di cosa è oggi la squadra nerazzurra. Dominio incontrastato per un tempo, in cui il bottino di reti poteva essere molto più ampio: 45 minuti da stropicciarsi gli occhi, condotti con autorevolezza, qualità e maturità. Poi un secondo tempo con l'immediata buccia di banana dell'espulsione di Sanchez e un piano da rivedere totalmente. Ed è qui che è venuta fuori l'altra parte dell'Inter attuale: fredda, calcolatrice, mai in affanno nonostante il rosso e il gol immediato della Samp a dimezzare il vantaggio. Tra panchina e campo, tutti sono stati magistrali nel leggere nuovamente la partita e fornire le soluzioni più adeguate al nuovo scenario. Il gol di Gagliardini che ha spento i bollenti spiriti blucerchiati non è arrivato per caso, in un match che si è trasformato da un monologo senza soluzione di continuità a un esercizio tattico sul come far fronte a un'inferiorità numerica. Esercizio riuscito benissimo.

E allora, paradossalmente, un grazie doveroso deve essere riservato anche all'arbitro Gianpaolo Calvarese, parecchio fiscale nel comminare i due gialli ad Alexis: sacrosanto il secondo per una simulazione plateale, ma parecchio dubbio il primo visto il metro utilizzato nei 90 minuti. Sembra che l'Inter debba sempre fungere da cavia: dalle squalifiche esemplari per razzismo alle ammonizioni chirurgiche per le simulazioni. Quanti buu non sono stati presi in debita considerazione dal caso-Koulibaly a oggi? A quante simulazioni impunite abbiamo assistito in questi mesi? La casistica è enorme. Tant'è.

Guardando il bicchiere mezzo pieno, come si diceva prima, Conte si ritrova una squadra ancor più consapevole, solida e compatta grazie al 3-1 in 10 uomini. E pure un Sanchez meno stanco del previsto e voglioso di riscatto in vista di Barcellona. Grazie Calvarese.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 01 ottobre 2019 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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