In fondo, che ci volete fare, siamo l’Inter. Pertanto sempre e perennemente nell’occhio del ciclone. Basta seguire i programmi televisivi o leggere i quotidiani. Fino a domenica scorsa, ore 18, eravamo un grande gruppo che aveva trovato la quadra del cerchio, con un progetto chiaro ed evidente, con un allenatore che stava lavorando benissimo, con un futuro roseo. Ore 20 dello stesso giorno, tutto da rifare; Mancini è poco capace, la squadra è scarsa, il progetto non esiste, le tabelle dicono che rispetto al signore precedente ha una media punti di 0,5 in meno; è chiaro, dire che sta lavorando da quattro mesi e l’altro lo faceva da diciotto non fa differenza. No. Non ne fa..

E, per non farci mancare nulla, la famigerata multa dell’UEFA, per non aver rispettato i dettami del più inutile (qualcuno sussurra perfino anticostituzionale) quanto insensato programma del governo calcistico europeo. Il Fair Play Finanziario, quella roba per la quale le società ricche continueranno a essere sempre più ricche e quelle povere dovranno lottare per non affogare nella melma delle multe, delle rose tagliate, delle penalizzazioni.

A me il FPF non piace, lo trovo privo di un senso logico. Ma tant’è, il presidente esimio dell’UEFA ne ha fatto un cavallo di battaglia: e la cosa, per quanto fastidiosa, era arcinota. Piuttosto c’è da chiedersi come mai, per quale ragione arcana e nascosta, chi era al timone prima dell'attuale dirigenza non ci abbia mai pensato o, forse, l’abbia sottovalutato in maniera tanto evidente. Comunque, parafrasando uno dei più antichi detti popolari, inutile piangere sul latte versato.

La multa ci sarà, senza ombra di dubbio. Ma, opinione mia, ET e gli alti dirigenti del club nerazzurro sapevano benissimo in quali problematiche sarebbero incorsi. I conti, gli attuali vertici interisti, li fanno; e li fanno bene. Cercando per quanto possibile di rientrare dal grosso buco creato nel passato triennio, figlio forse di scelte discutibili e senza avviare quel progetto di rifondazione che sarebbe stato necessario.

Vabbè, lasciamo stare di addentrarci in scenari economici che non mi appartengono. Scrivo di Inter e non sono un redattore de Il Sole 24 Ore o di Milano Finanza; perché, in realtà, sono loro che devono (e lo fanno in maniera piuttosto chiara) raccontare di costi, ricavi, bilanci, plus e minusvalenze.

Limitiamoci allo stretto necessario.

Gli argomenti che oggi tengono banco sono essenzialmente due: il mercato in primis, si scrive tanto, a volte troppo, di arrivi e partenze possibili, presunti, certi. In alcuni casi si raccontano anche storie solo per sentito dire, senza prove reali. Ma fa parte del gioco. Le parole di Mancini in seconda battuta. Perché il nostro allenatore, nella solita conferenza stampa pre-partita, ha detto cose assai interessanti e che meritano un minimo di approfondimento e analisi. Ma minimo, intendiamoci.

Iniziamo dal mercato. Il cuore ci dice che abbiamo in rosa un paio di giovani virgulti, uno che si sta affermando prepotentemente a suon di gol l’altro che fa cose pazzesche in allenamento ma si perde in partita e sul quale il Mancio sta lavorando con molta assiduità, che potrebbero garantirci continuità e sicurezze per alcuni anni. Anzi, diciamo pure molti anni. e, accanto a questi due (leviamo i veli, Icardi e Kovacic), un altro paio di altrettanto giovani ragazzotti coi piedi buoni e il fosforo che serve per stare su un campo di calcio, Brozovic e Shaqiri. Questi ultimi due ovviamente sono fuori da qualsiasi trattativa. Appena arrivati, rappresentano un investimento sul quale puntare forte per il domani.

Accanto ai quattro succitati gira un mondo di buoni, a volte ottimi, calciatori. I Guarin, i Medel, i Santon giusto per citarne alcuni. E anche questi potrebbero rappresentare delle costole salde su cui costruire qualcosa d’importante. Ora sembra evidente a tutti quanti che per fare il salto di qualità, quello che dovrebbe e potrebbe portarci a essere nelle prime tre posizioni della classifica, mancano almeno 4/5 tasselli. Perché io considero la rosa attuale discreta, anche valida. Ma, nella realtà, troppo spesso e volentieri disattenzioni e prestazioni sottotono ci hanno relegato a una posizione di classifica che no, non ci appartiene. 

E, sostanzialmente, è questo il motivo per cui la prossima stagione, multe e FPF permettendo, l’attuale gruppo verrà ritoccato. Non poco, penso. Con qualche sacrificio, aggiungo. Prepariamoci, per Ausilio la prossima sarà una estate piena zeppa di lavoro. Ma prepariamoci, perché come è vero che ogni mattina il sole sale e ogni sera scende, così qualcuno di quelli che reputiamo forti, o punti fermi, partirà. Se ne andrà. Per altri lidi. Con altre maglie. 

In cambio di cosa? Potrei cercare si stupirvi, raccontandovi di colpi presunti. Di grandi giocatori che potrebbero arrivare a vestire i colori del cielo e della notte. Però, siccome preferisco essere sincero e chiaro, i nomi li evito. So per certo che Roberto Mancini sta muovendosi febbrilmente per agganciare futuri interpreti pallonari di alto profilo. So per certo che quotidianamente o quasi martella un paio di suoi “pallini” nella speranza di portarli sotto la Madonnina. Il mio augurio è quello che riesca a convincerli. Sarebbe tornare a vedere un gran bel calcio. Sarebbe tornare a essere ciò che siamo da sempre.

Ultimo pensiero per le parole di Mancini. Parto da un punto fermo, che è corretto condividere con Voi. Io adoro Roberto, sportivamente intendo. Lo adoravo da giocatore, sogno proibito il vederlo indossare la casacca con i miei colori, lo adoro da allenatore, pur se con qualche limite; perché non sono accecato dalla stima infinita e mi accorgo che, di tanto in tanto, qualche imperfezione, qualche sbaglio, li fa pure lui. Ma pensa in grande. E da grande. Quello che ci mancava da tanto, troppo tempo. Soprattutto, voglio sottolinearlo, ci tengo a farlo, guarda il proprio giardino; ignorando di fatto le dichiarazioni di tizio o di caio, che manco lo toccano (il riferimento NON è casuale… c’è ancora in giro, pagato lautamente dall’Inter, un signore che afferma che sarebbe arrivato terzo… magari ha ragione, ma molto magari…), piuttosto limitandosi a infondere nella testa di chi attualmente scende in campo con la casacca della Beneamata, un concetto semplice quanto efficace.

Siamo l’Inter, comportiamoci da tale.

Amen fratelli.

Buona domenica. Amatela. Incondizionatamente.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 08 marzo 2015 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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