Ecco una lettera che il presidente Erick Thohir potrebbe trovarsi a dover leggere in questi giorni che preludono al nuovo anno. Ore colme di buoni propositi e rinnovati obiettivi, esattamente come per l'Inter, che ha voltato pagina a livello societario proprio come la maggior parte degli italiani spera di fare allo scadere del dicembre 2013.

Caro Thohir,
si sarà accorto da sé – ma essendo tifoso nerazzurro di lunga data, lo saprà già da tempo – che l'Inter non è per tutti. Non è un club normale, decisamente no. Non è una big a cui regalano rigori; non è una squadra che ama facilitarsi la vita; non è un club cui tutto è dovuto; non è una società di semplice gestione; non ha tifosi facilmente raggirabili; non ha potere mediatico; non ha prezzolati sparsi per il mondo della comunicazione. Eppure, nonostante ciò, resta l'unico sodalizio italiano a non essere mai retrocesso in Serie B e l'unico team a poter vantare nella storia un Triplete.
Da massimo dirigente, sta cominciando a imparare le logiche del mondo "pallonaro" tipicamente italiano. Quelle logiche che fanno giudicare deludente un calciomercato non ancora iniziato o che fanno qualificare dilettanti anche dirigenti che non più di 3 anni e mezzo fa venivano glorificati. Sta entrando in sintonia con tutto l'ambiente, sta giustamente valutando il potenziale di squadra e staff, sta vivendo dal di dentro il mondo Inter.
Comprendere l'Inter nella sua interezza è esercizio necessario per chi intende valorizzarne i principi e potenziarne le dinamiche. Un discorso che si adagia su tutti i campi: da quello tecnico a quello gestionale, passando per il commerciale e le relazioni politiche.
L'Inter è diversa, senza dubbio. Ma sarebbe sbagliato – come accadeva e accade tuttora a taluni – crogiolarsi nelle sconfitte e compiacersi per le disfatte. L'Inter è un club leggendario, che vale la pena vivere anche nei momenti bui. Certamente sì. Ma non è quello ciò che lo distingue. L'Inter deve puntare al massimo, semplicemente perché ha lo status per raggiungerlo. E no, vincere non è "l'unica cosa che conta": messaggio pessimo, contro ogni spirito sportivo. Diverso è asserire che vincere è l'unico obiettivo perseguibile: differenza sottile, ma enorme. Perché le vittorie si costruiscono con pazienza e lungimiranza, qualità che si spera trovino terreno fertile nella nuova gestione.
Per cui, caro Thohir, non si faccia prendere dall'ansia. Non si faccia sopraffare dalla voglia di strafare. Competenza e progettualità: questo serve oggi all'Inter e questo ci si aspetta dal nuovo management. Non si faccia cambiare dal mondo "italiota", ma resti fermo e cerchi di provocare nel sistema un moto sovversivo. Sia Lei a cambiare il calcio nostrano e non il contrario. E siamo convinti che, una volta spezzati certi equilibri, sarà anche (soprattutto?) l'Inter a beneficiarne.
Si avverte fiducia in Erick Thohir, la abbia anche Lei. In sé stesso.

Buon anno, buon lavoro e... buona Inter.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 31 dicembre 2013 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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