A causa delle numerose assenze a centrocampo - viste le squalifiche di Gary Medel e Geoffrey Kondogbia -, Roberto Mancini per la gara interna contro la Sampdoria è costretto ad abbandonare il 4-3-3 delle ultime uscite e virare nuovamente su un 4-4-2 molto offensivo, con Jonathan Biabiany e Ivan Perisic sulle ali a sostegno delle due punte, Mauro Icardi ed Eder Citadin Martins. Modulo inedito anche per Vincenzo Montella, che sceglie il 3-4-2-1 e la voglia di rivalsa degli ex Andrea Ranocchia, Dodò e Ricky Alvarez.
Partenza con il freno a mano tirato per i nerazzurri, che sentono la pressione del ‘Meazza’ piuttosto critico per i recenti risultati ottenuti dalla squadra. Ne approfitta allora la Sampdoria, con Dodò, Correa e Alvarez tra i più attivi soprattutto nei primi minuti di gara. I due argentini trovano molto spazio sulla trequarti: l’Inter è troppo lunga e i due centrali sono costretti ad uscire dalla difesa per chiudere lo spazio lasciato da Felipe Melo e Brozovic. Dodò invece spinge molto sulla propria corsia, con Nagatomo e Biabiany che impiegano qualche minuto a prenderne le misure. E proprio su questa fascia nasce il duello più entusiasmante del primo tempo. L’ala francese dopo un avvio in sordina inizia a macinare metri e a mettere in mostra le lacune difensive del terzino brasiliano e di Silvestre, spesso in raddoppio al terzino ex Roma. Da una delle numerose cavalcate di Biabiany nasce l’angolo che dà il ‘la’ al vantaggio nerazzurro firmato D’Ambrosio, liberissimo sul secondo palo e pronto a correggere in rete una spizzata aerea di Murillo. L’1-0 spegne il fuoco blucerchiato, ma non accende quello dell’Inter, la cui manovra rimane troppo lenta e senza sbocchi, a causa anche del poco movimento delle due punte.
Nel corso del secondo tempo la manovra si fa più fluida, complice l’ottimo rientro in campo di Felipe Melo che prende in mano il centrocampo e inizia a smistare palloni con calma e precisione. Se nella prima frazione il gioco dell’Inter si era espresso in particolare sulla corsia destra, nei secondi quaranticinque minuti è Ivan Perisic l’arma in più dei nerazzurri, coadiuvato da un D’Ambrosio prezioso anche in fase offensiva, forse galvanizzato dal gol. Proprio da un’ottima incursione dell’autore del vantaggio nasce il secondo calcio d’angolo vincente: questa volta è Felipe Melo, all’altezza del secondo palo, a svettare più in alto di tutti e a servire Miranda, che da due passi trafigge Viviano per il 2-0. Al 63’ arriva anche il primo cambio per i nerazzurri: Adem Ljajic prende il posto di Eder e si poziona alle spalle di Mauro Icardi in un 4-2-3-1. Poco dopo è Montella ad effettuare la prima sostituzione, inserendo Muriel per Ivan, passando a un 4-3-3 molto offensivo. L’ingresso del colombiano fa più male che bene ai blucerchiati: da un suo errore nasce infatti il contropiede del 3-0 firmato Mauro Icardi, con la complicità di Andrea Ranocchia, che anziché rinviare il pallone lo lascia scorrere facendosi superare anche dall’attaccante argentino che, solo davanti a Vivano, non può sbagliare. Con il match in ghiaccio, Roberto Mancini decide di dare spazio ad Assane Gnoukouri. L’ivoriano si dispone davanti alla difesa con Felipe Melo e Marcelo Brozovic ai suoi lati: è 4-3-3 per l’Inter. Secondo cambio anche per l’Aeroplanino che inserisce Krsticic per Correa e, pochi istanti più tardi, dà respiro anche ad Alvarez per Christodoulopoulos. Negli ultimi minuti spazio a Jovetic per Brozovic, con Perisic nell’inedita posizione di interno di centrocampo. Il montenegrino però ha giusto il tempo di ammirare la rete del definitivo 3-1 di Quagliarella, nato da un doppio errore di Gnoukouri a centrocampo e di Murillo che si fa attrarre dal pallone concedendo all’ex Toro un’autostrada verso la porta di Handanovic.
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
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