Per la 10a giornata del campionato di serie A, l’Inter è di scena a Bologna. La vittoria manca ormai da quattro turni: l’ultima volta il 23 settembre scorso, nel turno infrasettimanale contro l’Hellas Verona. Roberto Mancini, anche in vista della sfida di sabato sera contro la Roma, risparmia Stevan Jovetic e si affida ad un 4-2-3-1 con Samir Handanovic in porta; Andrea Ranocchia e Joao Miranda al centro della difesa, Davide Santon a destra e Juan Jesus a sinistra; linea mediana composta da Felipe Melo e Geoffrey Kondogbia; Marcelo Brozovic preferito a Jonathan Biabiany agisce nel ruolo di trequartista alle spalle di Mauro Icardi, con Ivan Perisic in posizione di ala destra e Adem Ljajic sulla corsia opposta.

AVVIO IMBARAZZANTE - Dopo il brutto primo tempo di Palermo, l’Inter era chiamata al riscatto già dal 1’ contro il Bologna. Al ‘Dall’Ara’ però iniziano meglio i padroni di casa e sfiorano la rete del vantaggio già dopo 5’ con Mounier, che sorprende alle spalle Juan Jesus e non arriva al tap-in vincente per pochi centimetri. L’Inter soffre soprattutto sugli esterni: Santon e Juan Jesus vanno spesso in difficoltà sulle incursioni di Ferrari e Masina in appoggio al francese e a Giaccherini; Perisic e Ljajic non raddoppiano in quella zona lasciando grande libertà agli esterni rossoblu.

4-2-3-1, 4-3-3 e 4-3-1-2: IL RISULTATO NON CAMBIA - Il tecnico jesino non è soddisfatto dell’avvio di gara dei suoi e prova ad apportare alcune variabili tattiche: inizialmente è Brozovic ad abbassarsi sulla linea dei centrocampisti, in un classico 4-3-3, agendo da interno, poi è la volta di Ljajic che inverte la posizione con Perisic. A turno, poi, sia il croato che Kondogbia si alzano sulla linea dei trequartisti per creare la superiorità numerica in fase offensiva, ma lo scarso movimento dei compagni annulla di fatto ogni possibile occasione sul nascere. In un quarto d’ora Mancini prova più volte il cambio modulo passando anche ad un 4-3-1-2 con uno tra Ljajic e Perisic sulla trequarti e il compagno al fianco di Mauro Icardi. Il succo non cambia, il gioco dell’Inter è lento e prevedibile e permette al Bologna di ricompattarsi e chiudere tutti gli spazi senza difficoltà. Intorno alla mezz’ora si torna al 4-2-3-1 di inizio gara con Brozovic largo sulla destra, Perisic a sinistra e Ljajic alle spalle del centravanti argentino. Nel corso della gara i nerazzurri varieranno spesso il modulo e il ruolo degli interpreti, ma di pericoli creati dalle parti di Da Costa neanche l’ombra.

BOLOGNA IN VERTICALE - I rossoblu aspettano i nerazzurri fin sulla propria trequarti difensiva per poi ripartire in contropiede grazie alle accelerazioni di Giaccherini, Mounier e alla profondità di Mancosu. L’ex Trapani si muove bene tra i due centrali e in un paio di occasione è bravo Handanovic ad anticiparlo sui filtranti felsinei.

L’INTER RIMANE IN 10 E SI SVEGLIA - Il secondo tempo si apre sulla falsa riga del primo, anche se i nerazzurri riescono a tenere un baricentro più alto affacciandosi maggiormente dalle parti della porta rossoblu. La prima vera occasione capita al 58’ sui piedi di Perisic che raccoglie un ottimo cross di Icardi - perfetto il suo movimento sul filo del fuorigioco ad allargare la difesa del Bologna -, ma non dà la giusta potenza al tiro che viene respinto a pochi metri dalla linea. Due minuti più tardi, arriva la svolta del match: Felipe Melo interviene in modo falloso su Rizzo. Per l’arbitro Banti l’intervento del brasiliano è da giallo - il secondo - e l’Inter rimane in dieci uomini. Mancini ridisegna i suoi in un 4-4-1 con Perisic ala destra, Brozovic e Kondogbia in mediana e Ljajic a sinistra. L’inferiorità numerica anziché affossare dà la giusta carica ai nerazzurri che trovano anche la via della rete: cambio gioco di Brozovic per Ljajic, Ferrari può intervenire ma cicca clamorosamente il pallone aprendo un’autostrada al serbo che, davanti a Da Costa, serve un pallone solo da calciare in rete per Icardi che da due passi non sbaglia.

KONDO MEGLIO A 2, LJAJIC ILLUMINA - Il francese ex Monaco mostra ancora una volta di trovarsi più a suo agio in un centrocampo a due. Impalpabile per oltre 60’, l’espulsione di Felipe Melo sembra agevolare il compito di Kondogbia, che inizia a mettere in mostra tutte le proprie doti atletiche. Il serbo, invece, nel secondo tempo sale in cattedra e prende in mano l’Inter come fatto nelle scorse gare dal suo compagno e amico Stevan Jovetic. Bravo nel far respirare la squadra e ad allentare la pressione felsinea, Ljajic non si risparmia neanche in fase difensiva, non lasciando mai solo Juan Jesus contro il diretto avversario.

I CAMBI AGEVOLANO L’INTER - Al 71’ un pimpante - ma stremato - Giaccherini lascia il posto a Brienza. Trascorrono solo tre minuti ed è Perisic a lasciare il posto in favore di Fredy Guarin. Non cambia nulla dal punto di vista tattico, con il colombiano che prende la stessa posizione occupata dall’ex Wolfsburg. All’81’ è il momento di Destro e Falco, che sostituiscono Mancosu e Rizzo, mentre Icardi fa spazio a Jonathan Biabiany. Prezioso il lavoro del francese, largo a destra in fase di non possesso, con Guarin interno di centrocampo e Kondogbia in mediana, e unica punta quando sono i nerazzurri ad avere il controllo del pallone. A 3’ dal termine Ljajic lascia il posto a Rodrigo Palacio con l’Inter che torna definitivamente al 4-4-1 con El Trenza unica punta, Biabiany a destra e Brozovic a sinistra.

HANDANOVIC CALA IL SIPARIO SULLA GARA - Quando ormai la gara sembrava volgere al termine, Mattia Destro - colpevolmente dimenticato dalla difesa nerazzurra - ha sui piedi l’occasione per un insperato pareggio, ma Handanovic con un riflesso eccezionale smanaccia in angolo chiudendo definitivamente l’incontro.

La vittoria e una buona reazione finale non possono comunque cancellare i primi 60’ da incubo - quantomeno sul piano del gioco - dei nerazzurri. La manovra è lenta e prevedibile. Colpa di Icardi? L’argentino è stato oggetto di critiche in settimana, alcune giuste altre meno, ma dare a lui tutte le colpe del non gioco dell’Inter è eccessivo. Il bomber di Rosario fa poco movimento, non è nel proprio DNA, e lavora a questo da neanche un anno; i problemi però nascono da dietro: Perisic si sbatte a destra e a manca, ma non è ancora il calciatore ammirato con il Wolfsburg, i meccanismi non sono ancora oleati alla perfezione; Ljajic gioca una gara di qualità, prova a illuminare la manovra arrivando fino a centrocampo per impostare l’azione ma predica nel deserto. I tre centrali di centrocampo anche questa sera sono sembrati troppo statici: né Kondogbia, né Brozovic hanno tempi di inserimento e la dinamicità richieste da Mancini per dare imprevedibilità al gioco e creare superiorità in fase offensiva. Pochi anche i movimenti senza palla. Il lavoro è ancora all’inizio e il tecnico nerazzurro merita fiducia, ma di passi avanti fino ad oggi ne sono stati fatti obiettivamente pochi. E sabato al 'Meazza' arriva la Roma…

Sezione: Angolo tattico / Data: Mer 28 ottobre 2015 alle 00:15
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
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