Perché un grande giocatore come Ibrahimovic, pur avendo ricevuto l'ok per un trasferimento all'estero, non è stato preso d'assalto dai principali club europei? La sua classe e il suo livello sono indiscutibili, così come la sua capacità di incidere sull'esito dei match e di entusiasmare il pubblico. Ma a frenare una corsa al campione è una questione puramente economica, come sostiene Paolo Condò sulle colonne della Gazzetta dello Sport odierna: "Ibrahimovic non può evadere dalla gabbia di denaro nel quale Moratti l’ha rinchiuso, perché chi viene pagato da numero uno del sistema solare ha una quotazione di mercato corrispondente. E’ una questione di coerenza: se guadagni 13 milioni adesso (e 17 a fine contratto), non ti posso vendere a meno di 70, altrimenti arrivano due in camice bianco e mi portano via per i soldi che ti versavo".

Il problema è che né Laporta né Perez mostrano di condividere la valutazione che Moratti ha dato di Ibra; lo prenderebbero, certo ma pagandolo come un Milito, un Dzeko, un Diego, altro che Kakà o Cristiano Ronaldo. Perché Kakà e Cristiano hanno vinto la Champions League dirigendo Milan e Manchester United come Russell Crowe guidava le legioni romane nel Gladiatore; Ibrahimovic è stato molte volte sublime, ma solo in campionato. Non è che i grandi club stranieri pensano che sia scarso. Pensano che i giocatori che ti fanno vincere le partite che contano sono altri. Moratti l’ha capito ed è probabile che mandi Branca in giro a offrire Zlatan per far sbattere il naso di Ibra su questa realtà: nessuno è disposto a pagarti una cifra coerente col tuo stipendio, finché non guidi l’Inter alla conquista di una Champions non aspettarti di venire riconosciuto come il messia che pensi di essere ogni 27 del mese...".

Sezione: News / Data: Mer 24 giugno 2009 alle 21:11 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Fabio Costantino
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