Dove il fisico non arriva, ecco il carattere e l’orgoglio ritrovati a sospingere l’Inter verso un successo che vale il secondo posto, ma soprattutto scaccia via gli incubi del quinto posto. La squadra nerazzurra supera una Lazio temibile, reduce dalla scorpacciata di Catania e da un periodo di forma palesemente scintillante, quanto di peggio il calendario potesse offrire a un gruppo ancora convalescente. Tre punti pesanti per la classifica, ma anche per il morale, già restaurato nella trasferta dell’Olimpico di Tim Cup e rinsaldato dal 2-1 ai biancocelesti di Reja.
BARICENTRO SEMPRE ALTO - Il primo aspetto che merita di essere sottolineato è il modo in cui l’Inter ha reagito all’episodio del 22esimo minuto: espulsione (inspiegabile) di Julio Cesar e rigore in favore della Lazio, trasformato da Zarate. Sotto di un gol in casa e sotto di un uomo, i nerazzurri si sono ricompattati e hanno imposto all’avversario il proprio gioco, pur correndo dei rischi nelle pericolose ripartenze ospiti. Non è stato necessario attendere troppo: Leonardo, avanzando Stankovic e accentrando Eto’o, ha permesso alla squadra di mantenere alto il baricentro pur se in inferiorità numerica, anche dopo il pareggio di Sneijder. Solo nella ripresa, nell’ultimo quarto d’ora, la squadra di casa ha sofferto gli assalti della Lazio, costretta ad attaccare alla ricerca del pareggio. Inevitabile un finale nell’area interista, ma la difesa, in un modo o nell’altro, ha retto bene respingendo ogni disperato assalto delle Aquile.
LA REATTIVITA’ DI LEONARDO - Carattere e organizzazione, due delle doti finora negate all’Inter dalla critica, sono emerse alla grande nel momento più delicato. Bravo dunque Leonardo, che per la prima volta si è trovato in una situazione di inferiorità numerica così presto e ha ridefinito ottimamente i compiti. Alla vigilia la sfida presentava tante insidie, considerato anche il gioco della squadra di Reja, bravissima a coprire gli spazi e ad attaccare con molti uomini: gli ingredienti ideali per evidenziare le pecche interiste, in altre parole. Il tecnico brasiliano, invece, ha presentato un undici equilibrato, con Cambiasso davanti alla difesa a chiudere le ripartenze biancocelesti. Il meglio di sé, però, l’Inter lo ha dato dopo l’espulsione di Julio Cesar, che ha costretto Leo a cambiare le carte in tavola, togliendo Milito e, di conseguenza, un punto di riferimento per Biava e Dias. Rispetto all’argentino, infatti, Eto’o è assai meno controllabile. Il resto lo hanno fatto la voglia di riscatto dei giocatori e il loro talento.
BLACK POWER - Un plauso lo meritano anche le cosiddette seconde linee, a partire da Castellazzi, buttato a freddo nella mischia al 22esimo per sostituire Julio Cesar e cercare subito di opporsi a un rigore. Situazione assai abituale per un numero 12, ma sempre complicata da fronteggiare. Poi, però, durante uno scontro di gioco, il portiere ha subito un infortunio al ginocchio che lo ha obbligato a rimanere in campo dolorante per assenza di alternative in panchina. Per sua fortuna tiri insidiosi della Lazio non ne sono arrivati (traversa di Kozak a parte), ma Castellazzi è stato stoico a rimanere al suo posto senza batter ciglio. Bravi anche Obi e Mariga, nomi ultimamente chiamati a gran voce dai tifosi, alla luce del momento di stanca dei titolari. I due, che hanno giocato poco ma nel momento più difficile della ripresa, si sono ben disimpegnati e hanno fatto valere la loro energia e il proprio atletismo. In tal senso, è spettacolare una delle discese in contropiede dell’Inter, con Eto’o, Obi, Mariga e un ottimo Maicon scattati come se fossero parte di una staffetta. Black power, verrebbe da dire.
CONDIZIONE IN CRESCITA - Al di là del calo nel finale, che ha comunque coinvolto anche la Lazio, i nerazzurri sono sembrati in ripresa dal punto della condizione fisica, dopo aver concluso in sofferenza la semifinale di Tim Cup martedì scorso. Fino al 75’, infatti, sia senza un uomo sia in parità numerica (dopo l’espulsione di Mauri), il gruppo di Leonardo ha corso molto e bene, coprendo bene gli spazi e concedendone il minimo indispensabile. In altre parole, a lungo non è sembrato di giocare in dieci contro undici. L’auspicio è che, grazie anche alla settimana senza impegni che attende l’Inter, anche a Cesena (dove ci si gioca la salvezza) la squadra riesca a esprimere un buon calcio, gettando sul campo la stessa determinazione e un ulteriore upload del file ‘fiato’.
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