Il 'Meazza' ieri ha scoperto Marcelo Brozovic. ‘Finalmente’ verrebbe da dire, perché dopo gli arrivi di Lukas Podolski e Xherdan Shaqiri, accolti all’aeroporto da centinaia di tifosi incontenibili per un’Inter che tornava prepotentemente a prendersi la scena del mercato dopo anni di oblio, lo sbarco a Malpensa del centrocampista croato è stato 'applaudito' (si fa per dire) con un tiepido distacco dal popolo interista.

Sazietà. Scetticismo. Un nome sconosciuto ai più. Ma Brozovic, in realtà, era da tempo nel mirino di Napoli, Milan e soprattutto Arsenal, club che ha avuto sempre un occhio di riguardo per i giovani di talento.

E così, dopo un primo assaggio di Serie A contro il Sassuolo e la buona prova in Tim Cup contro il Napoli, ieri Marcelo ha fatto il suo secondo esordio a San Siro contro il Palermo. Il secondo, avete capito bene. Il primo, infatti, c’era stato già a metà novembre, con la maglia della Croazia (con cui, nonostante i soli 22 anni, ha partecipato anche al recente Mondiale in Brasile). Fu proprio in quell’occasione che l’allora neo-tecnico dell’Inter Roberto Mancini sembra si sia innamorato.

Un buon esordio, quello del talento croato. Tanto da strappare più volte gli applausi del sempre esigente e, da qualche anno a questa parte, scontento pubblico di San Siro. “Si dimostra un super acquisto” affermerà questa mattina La Gazzetta dello Sport, che lo premia con un bel 7,5 e la palma di migliore in campo. Più contenuti i voti degli altri due maggiori quotidiani sportivi, Corriere dello Sport e Tuttosport, che si fermano ad un 7 ammettendo, però, “che il croato ha già convinto tutti”. Non proprio, a dir la verità. Dagli studi de La Domenica Sportiva, infatti, Marco Tardelli ha dichiarato che la prestazione del croato non fosse superiore alla sufficienza. Opinioni, ma tant’è…

Nella conferenza stampa di presentazione, invece, Brozovic ha affermato: “Mi piace molto Frank Lampard, spero di diventare come lui”. Dovendo fare un paragone, con le dovute proporzioni, è chiaro che il classe ’92 assomiglia proprio allo storico capitano del Chelsea. Un lottatore che non si risparmia e corre per due, associando alla grande corsa anche tanta qualità e intelligenza tattica. I tagli a spaccare la difesa rosanero, mostrati in parte anche contro il Napoli, ricordano in effetti gli inserimenti in area cui ha abituato per lunghi anni a Stamford Bridge proprio lo storico numero 8 dei Blues. Ieri altri hanno azzardato paragoni importanti con Deki Stankovic, ma Mancini predica calma, “Ha qualità, ma è giovane e ha bisogno di ambientarsi nel calcio italiano. Gli servirà qualche mese”.

La prova offerta dal numero 77 nerazzurro è sembrata il giusto mix tra le caratteristiche dei due calciatori. Ottima la fase difensiva: si batte come un leone (undici i duelli vinti, primo in questa speciale classifica nel match di ieri sera), recupera palloni (ben 7, più di Medel), corre per due e non fa mai mancare il proprio supporto al terzino di turno, prima Nagatomo, poi Dodò, per contenere Morganella e i movimenti di Dybala. Tutto qua? Neanche per sogno. Non si limita ad interrompere l’azione, ma gestisce palla, ragiona e mette ordine alla manovra nerazzurra. Mostra grande intelligenza tattica quando, dopo il vantaggio, si abbassa per contenere l’orgoglio rosanero ed inizia a smistare e rallentare il gioco. E dà grande qualità alla manovra offensiva, inserendosi costantemente nella difesa palermitana, cercando spesso il triangolo con Shaqiri o Palacio e provando sempre la giocata. Incredibile il primo passaggio, che si ricordi, sbagliato: esattamente al 91’. Un assist che per pochi millimetri non ha premiato Icardi, che a quel punto si sarebbe trovato da solo davanti a Sorrentino. Mai banale, il croato.

Certamente, è solo una gara e a questa, come afferma il tecnico nerazzurro “dovranno seguirne molte altre”. Non si può giudicare un calciatore in 90’, ma la personalità ostentata in tutto l’arco della gara, in uno stadio che ha spesso annullato e bruciato tanti calciatori (vedi Coutinho, ora imprescindibile nel Liverpool), non è da tutti.

Non è Lampard. Non è nemmeno Dejan Stankovic. E’ semplicemente Brozovic. E chissà che non possa diventare il nuovo idolo del Meazza…

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 09 febbraio 2015 alle 21:26
Autore: Lorenzo Peronaci / Twitter: @lorenzoperonaci
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