C’era bisogno di ripartire con il piede giusto, dopo il passo falso con la Juventus. E qual è il modo migliore di riavvolgere il nastro se non con una prestazione convincente, sempre in controllo e con un clean sheet che dà ossigeno ad Handanovic? A Firenze l’Inter scende in campo con il piede giusto e fin dal primo minuto mette le cose in chiaro. Dragowski sforna una prestazione eccellente, come spesso gli capita contro i nerazzurri, ma nemmeno questo fattore è sufficiente a fermare l’avanzata dell’Inter: quando segna nei primi 30’, la squadra di Conte gioca con una consapevolezza diversa e sa gestire al meglio le proprie energie. Continua a sbagliare tanto, perché alcune occasioni da gol al Franchi gridano ancora vendetta, ma alla fine il risultato è quello voluto da Conte e dalla squadra grazie alle reti di Barella e Perisic, che si scuote dal torpore in cui stava ricadendo con alcune prestazioni incolori. Ma dopo lo stop di Udine, l’Inter ha ripreso la propria corsa. In attesa del Milan e di capire come i nerazzurri riusciranno a venire a capo dei propri limiti. Perché a Firenze è stato dimostrato ancora una volta come il peggior nemico dell’Inter può essere solo l’Inter stessa.
MALEDIZIONE - Giocare a Firenze non è mai facile per l’Inter. L’ultima vittoria al Franchi in Serie A risaliva al 2014, quando una doppietta di Icardi raddrizzò un risultato compromesso. Per il resto, un susseguirsi di risultati beffardi, dai pareggi al 90’ fino al tremendo rigore di Abisso per tocco di petto di D’Ambrosio. Anche l’anno scorso, un errore di Skriniar lanciò Vlahovic a rete per il pari a tempo ormai scaduto. Quest’anno la musica cambia, anche se Dragowski ce l’ha messa tutta per continuare ad alimentare l’incantesimo. Ma quando l’Inter gioca in questo modo, per il resto del campionato è semplicemente infermabile - anche se ogni tanto si prende delle pause. Dopo il forcing iniziale e il vantaggio, la squadra di Conte ha fisiologicamente allentato i giri del motore, concedendo un po’ di campo alla Fiorentina senza trovare il colpo del KO. Ma nella ripresa la maledizione si sgretola di fronte a una prova di forza evidente, in cui l’Inter estromette dal campo la Fiorentina con azioni prepotenti e decisive, che regalano ai nerazzurri una notte di tranquillità in uno dei campi storicamente più complicati. Così, dopo il San Paolo, l’Inter di Conte fa crollare un altro tabù.
IL MIGLIORE - Il miglior giocatore italiano di questa stagione non perde l’occasione per riaffermare la propria superiorità. Le partite di Barella hanno tante sfaccettature diverse, semplicemente perché il centrocampista sardo in campo fa tutto. Dai ripiegamenti al primo pressing, dagli assist ai gol: Barella è sbocciato sotto Conte e adesso continua la sua scalata verso l’elite del calcio, con la possibilità di consacrarsi al top anche grazie ai prossimi Europei. Contro la Fiorentina, il suo dinamismo è la chiave d’assalto dell’Inter. Il gol con cui sblocca la gara è una gemma che impreziosisce ulteriormente la sua prestazione e la sua stagione. Barella ha preso gol in 8 gol in stagione, un moto perpetuo che sa riscoprirsi decisivo quando la palla scotta di più.
Se Lukaku è il terminale offensivo di questa squadra, Barella ne è l’anima. Per come collega i reparti, per come aggredisce lo spazio e soprattutto per come è in grado di essere sempre nel posto giusto. Conte ha coltivato un tesoro che fa giocare meglio la squadra: insieme a lui, anche Brozovic ritrova compattezza mentale e tutto il centrocampo funziona meglio. Barella l’alchimista che risolve problemi.
IL TRENO - Abbiamo detto dell’anima e della mente di questa squadra. Perché di Lukaku si può scrivere tanto, ma la verità è che il lavoro che mette a disposizione della squadra è encomiabile. Anche quando non segna, come ieri sera al Franchi, è fondamentale nell’abbassare le difese e nel pulire certi palloni che poi servono a lanciare la freccia sull’esterno destro, un giocatore che con una sola accelerazione può seminare mezza Serie A. E la verità è che con Achraf Hakimi la differenza la noti quando non c’è: i tifosi dell’Inter si sono abituati ai suoi razzi propulsori che gli permettono di arrivare su palloni impossibili tanto che quando fisiologicamente deve rifiatare (come nel primo tempo contro la Juve) sulla fascia sembra tutto andare a rallentatore. Poi ricominciano le danze non appena si vede il 2 indossare la casacca, perché Hakimi è un fattore enorme per questa squadra. Sposta gli equilibri, sposta gli avversari, serve mille palloni ai compagni. Non è sempre preciso, ogni tanto è ancora timido davanti alla porta, ma la sua sola presenza è una fonte di preoccupazione costante. L’anima, la mente e la corsa. Sono questi i tre ingredienti che portano in dote i tre migliori giocatori della stagione interista, seguiti a ruota da un Milan Skriniar che partita dopo partita eleva la qualità delle sue giocate. Riusciranno a traghettare i compagni verso i veri obiettivi della stagione? La prossima chiamata è di quelle importanti, perché allo Juventus Stadium si deve vincere di due reti per passare il turno. Quale sarà il volto dell’Inter che si presenterà a Torino? Arraffona o cinica? Sbadata o letale? La macchina da gol di Conte, seconda in Europa solo al Bayern Monaco, non vuole fermarsi proprio ora.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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