Con l'Inter ha vinto il campionato primavera nel '73 prima di disputare 9 campionati in prima squadra conquistando la Coppa Italia nel '78 e lo Scudetto nell'80 insieme al compianto Eugenio Bersellini, scomparso ieri all'età di 81 anni: "Sono momenti che non fanno bene. E’ un segno che il tempo passa, purtroppo - commenta Carlo Muraro -. Io lo ricordo come una persona onesta e leale. Era un grande lavoratore, un grande professionista, che portava con sé tanti valori soprattutto di vita quotidiana. Lo ricordo sempre positivamente in questo senso”. Di questo e di molto altro ha parlato in esclusiva per FcInterNews l'ex ala sinistra nerazzurra.
Ha un ricordo che conserva con maggior affetto dei vostri tempi all’Inter?
“Io ho avuto anche tanti diverbi con lui, in tante cose non la pensavamo allo stesso modo ma credo faccia parte del mestiere e dei ruoli che si hanno, sempre mantenendo il rispetto per i ruoli stessi. Ci sono parecchi aneddoti da raccontare… Mi ricordo ad esempio quella volta in cui in allenamento stavamo preparando la partita contro la Juventus e mi mise a giocare a destra, nella posizione nella quale giocava solitamente Cabrini, perché intuì in quel momento che domenica avrebbe voluto facessi il ruolo di chi evitasse che Cabrini si spingesse in attacco. Io allora gli chiesi: “Ma poi per ripartire come faccio? La palla ce l’ha sempre la Juventus” e lui mi disse: “Eh se ce la fai…”. Mi ricordo che ho sofferto molto in quella partita nella fase difensiva, poi a 5 o 10 minuti dalla fine i bianconeri segnarono e Bersellini per sistemare le cose sostituì me. Mai mi difese in quel senso lì, diceva: “Sì Muraro non ha giocato in attacco perché l’ho messo dentro per evitare che Cabrini sviluppasse il suo gioco”. Anche il quel senso sopportai. Io ero disponibile, se m’avesse chiesto di giocare in porta, l’avrei fatto. Al contempo non era nemmeno un premio che meritavo quello di essere sostituito subito dopo aver preso gol”.
Passando ai giorni nostri, cosa dicono ai nerazzurri le quattro vittorie nelle prime quattro partite?
“Bisogna stare con i piedi per terra, però danno fiducia. Vincere aiuta a vincere, sono momenti nei quali c’è entusiasmo, possono aiutare Spalletti a fare il suo lavoro, a cercare di tirare fuori il meglio da ogni giocatore. Latita un po’ il gioco. Mi sembra ancora l’Inter degli anni passati: troppo compassata, troppo lenta. Però visto che i risultati arrivano, questa situazione può dare al tecnico la possibilità di lavorare meglio. L’unica cosa positiva è quella, anche perché nel calcio si può vincere pur non giocando bene”.
Concorda sul fatto che a centrocampo manchi un incursore?
“L’Inter è la squadra che fa più cross nel nostro campionato, però tante volte trovi soltanto Icardi a poter deviare la palla. Serve accompagnare di più la posizione della palla dentro l’area di rigore. Questo comporta che qualche centrocampista debba avvicinarsi alla zona offensiva sostenendo l’ala che non crossa e Icardi. Altrimenti succede come ieri a Crotone dove c’era il solo capitano nerazzurro nell’area avversaria, un po’ poco per impensierire gli avversari, no?”.
Chi potrebbe essere questo centrocampista?
“Vecino ce l’ha nelle corde di entrare in area, ma non è Nainggolan, non ha le sue caratteristiche. Il belga è più attaccante del numero 11 nerazzurro. Ma Spalletti troverà sicuramente il modo, alternando anche i giocatori avendone la possibilità”.
Altrimenti un’alternativa?
“C’è Eder, che permetterebbe di trovare una soluzione con le due punte che potrebbero giocare non orizzontalmente ma verticalmente tra loro. Al posto di Joao Mario, Eder potrebbe far bene, lasciando solamente due centrocampisti centrali sulla mediana”.
A proposito di ali: pensa che i 30 milioni offerti dal Chelsea per Candreva avrebbero fatto comodo ai nerazzurri e sostituirlo?
“Sicuramente 30 milioni avrebbero fatto comodo a chiunque, ti davano possibilità di scegliere. Però bisognava vedere con chi l’avrebbero potuto sostituire, non è facile trovare un giocatore con le sue caratteristiche, che copra la fascia come fa lui. Potrebbe fare meglio e aggiungere qualità nel suo modo di attaccare: Candreva fa tanti cross, ma tanti ne sbaglia anche. Perisic ad esempio fa molti meno cross ma sono molto più precisi”.
A Crotone una prestazione insufficiente…
“Sì, ma ben pochi erano sufficienti. Lui, a differenza di Perisic, soffre di più quando le squadre chiudono tanto gli spazi, perché non ha lo spunto e le qualità tecniche del 44 interista. Lui è più bravo quando ha più campo davanti a sé, sfrutta la forza che ha e la continuità che ha nel proporsi in avanti. In un futuro magari ci sarà Perisic ad avere più difficoltà di lui e questo dipenderà da che tipo di avversario incontreranno”.
Come commenta la gestione societaria? Il blocco del mercato può comportare problemi seri all’Inter?
“In questo ambito ammetto di essere poco informato. Io sono più interessato a guardare le partite e i giocatori che scendono in campo, però ritengo che una squadra abbia sempre bisogno di punti di riferimento. Mi sembra che in questo caso ci siano sia Sabatini che Ausilio a coprire questi ruoli. Sono italiani e conoscono il calcio italiano. La loro presenza è importante sia per la squadra che per i tifosi. Poi, non so quanto siano vicini loro o quanto abbiano ristretto le possibilità di spendere soldi i vertici del club. Io leggo come tutti quello che viene scritto ma non mi sono fatto un’idea precisa. Non mi piace parlare delle cose che non conosco”.
A livello comunicativo invece come giudica il comportamento dei nerazzurri rispetto a quello tenuto sinora dal Milan?
“I rossoneri son sempre stati più comunicativi dell’Inter. Arrivano dalla gestione Berlusconi che era bravissimo nella comunicazione. Seguono quello spartito. I nerazzurri invece non so se tengono questa linea per dettami cinesi o dalla gestione italiana di chi è qui, ma probabilmente ritengono che parlare poco sia positivo”.
E lo è?
“Penso che ci siano cose che si possono dire e altre no. Basta centellinare con intelligenza e far uscire quello che ti interessa esca. L’importante è remare tutti dalla stessa parte per centrare l’obiettivo comune, alle volte una parola sbagliata rovina mesi di lavoro. Tante volte è meglio star zitti”.
Chiosa sul VAR: la sta convincendo? I tempi di utilizzo fanno discutere.
“Eh quello sì, l’abbiamo visto anche Inter-Spal: troppo tempo per prendere una decisione. Innanzitutto ferma il gioco, quando il gioco è sempre stato un momento di continuità sportiva. Però credo per ottimizzare tutto tutti dovranno essere più veloci, sono strumenti che non hanno mai manovrato e si inceppano. Ci vuole tanto tempo perché magari usare un registratore non è cosa da tutti i giorni per chi ha iniziato a farlo ora. Come ogni cosa il continuo utilizzo aiuta a migliorare a far le cose. Sono contento che il VAR ci sia comunque, perché da più un senso di giustizia alle cose. Le vedono tutti e quindi tutti possono giudicare che la scelta finale dell’arbitro possa essere la più giusta”.
Non si trova d’accordo quindi con Spalletti quando dice che ci vuole il tempo effettivo?
“No, lascerei esattamente com’è, velocizzando solamente i tempi di utilizzo del VAR. Il calcio lo lascerei così, non c’è bisogno del tempo effettivo”.
Autore: Filippo M. Capra / Twitter: @FilMaCap
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