Correva l'anno 2012, esattamente il 9 marzo. Al Bentegodi l'Inter cercava disperatamente punti e credibilità contro il Chievo, dopo 5 sconfitte, 2 pareggi deludenti e un'eliminazione beffarda dalla Champions League per mano del Marsiglia. Momento drammatico in casa nerazzurra, perché all'assenza di vittorie si è aggiunta l'aggravante di tonfi esterni (4-0 a Roma) e interni (0-1 contro il Novara e 0-3 col Bologna) ben oltre il limite dell'imbarazzo. Quella sera a Verona però accadde qualcosa di diverso rispetto al recente passato: la squadra giocò una buona partita, colpì una traversa con Sneijder, sbagliò persino un rigore con Milito e rischiò ben poco in difesa, un evento in quel periodo. La rete scaccia incubi però non arrivava e lo 0-0 sarebbe stato accolto con profonda delusione, anche perché l'ottavo risultato consecutivo senza vittorie. Poi, a 2 minuti dal 90esimo, la capocciata di Walter Samuel da corner che diede agli ospiti un meritato vantaggio, messo in cassaforte un minuto più tardi dal colpo di testa di Milito su cross di Zanetti. L'immagine più significativa di quella serata furono gli occhi di Claudio Ranieri, ludici e pronti a sgorgare lacrime di gioia e tensione per una vittoria attesa a lungo, che però non lo avrebbe salvato dall'esonero, arrivato due partite dopo a vantaggio dell'inatteso Andrea Stramaccioni. A decidere quel match furono due veterani dell'Inter, due autentici eroi del Triplete, due simboli di una squadra che oggi ne è tristemente priva.
In quel periodo, per quanto la situazione fosse drammatica, il tifoso interista poteva contare sul carattere e sull'orgoglio di grandi professionisti, fortemente legati a quei colori. Una consolazione a cui nella realtà attuale non può aggrapparsi, perché simboli dell'Inter in questa rosa non ce ne sono e francamente è dura scovare qualcuno che possa incarnare appieno lo spirito nerazzurro. Come quasi tre anni fa, la squadra torna nella Verona clivense alla ricerca disperata di punti. La classifica, se possibile, è decisamente peggiore rispetto a quella vissuta da Ranieri. Ma il cambio in panchina è stato consumato e ci si trova già senza più alibi. Mancini, che rispetto al tecnico romano (reduce dal pianto greco) ha un carisma nettamente superiore, non può contare ahilui sull'alto lignaggio di gente come Zanetti, Cambiasso, Milito, Samuel, Snejider, Stankovic e via dicendo. Ha a disposizione solo giocatori discreti che una carriera quasi tutta da costruire e tanto ancora da dimostrare. Come allora, però, serve un'altra gara volenterosa, accompagnata dalla convinzione di essere superiori all'avversario.
È in gare e periodi come quello che sta attraversando adesso l'Inter che i giocatori devono fare un passo in avanti ed entrare in campo con l'idea di dover lasciare ogni stilla di sudore sul rettangolo di gioco: nessuno vuole mettere in dubbio il valore tecnico dei singoli, ma adesso, all'Inter, la tecnica non basta, serve la grinta, la passione, la voglia. Insomma, serve quella che gli argentini chiamano “garra” e quale miglior occasione potrebbe esserci per dimostrarla sul campo dove i senatori hanno giocato la loro ultima gara? Tirar fuori la “garra” e tornare alla vittoria, questo quello che si chiede all'Inter domani sera contro il Chievo. Tre punti sono quelli che servono ai nerazzurri per ripartire e, in questa occasione, vanno bene anche se non saranno accompagnati dalle lacrime di commozione di qualcuno.
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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