Non ho mai parlato di arbitri e non inizierò di certo a farlo oggi, anche se in un certo tipo di gare, tirate, molto equilibrate ed estremamente importanti gli episodi fanno la differenza (inutile nascondersi dietro a un dito). È sempre stato così e lo sarà fino a quando questo sport esisterà. Ma gli arbitri sbagliano, è ovvio. E continueranno a farlo. I portieri sbagliano, i difensori sbagliano, i centrocampisti e gli attaccanti sbagliano. Anche gli allenatori.

Normalissimo possano farlo anche loro, i direttori di gara, considerando poi che svolgono un compito estremamente difficile. Molto difficile. Il più duro. E questa mia considerazione vale comunque, indipendentemente dal fatto che un tale errore possa aver indirizzato la partita in un senso o nell'altro. Scusate, ma è più forte di me. Non riesco a parlare di complotti, cose decise a tavolino e atteggiamento intenzionale rivolto a favorire una determinata squadra senza una minima prova. Preferisco parlare di calcio.

Perché in Italia, di calcio, si parla sempre meno. E comincio a pensare che la polemica sia più importante di un gol all'incrocio, di una chiusura perfetta o di una parata impossibile con la mano di richiamo. Tutti si considerando bravi e capaci di discutere di un rigore dato o meno e di rumors di mercato (è una gara ad avere l'ultima parola), ma di una giocata, di un movimento con e senza palla, di un posizionamento su palla attiva e inattiva veramente pochi. Tristezza vera. Un mondo al contrario. All'estero non è così. Colpa dei tifosi, colpa di noi giornalisti e addetti ai lavori. Colpa un po' di tutti.

Voglio quindi applaudire il lavoro dei giocatori, di Pioli e della nuova proprietà e dirigenza (idee diverse per quella precedente, con Thohir ora in attesa di salutare al momento giusto. Per non parlare della figura di Bolingbroke, un mistero il suo arrivo e il suo lavoro a Milano. Mai pronunciata una parola in italiano). L'Inter oggi è finalmente una squadra, un gruppo unito che non molla. E allo 'Stadium' si è visto, nonostante un secondo tempo inferiore e che in parte ha deluso. I primi 45', però, 'bene bene'. Per dirla alla Strama.

Nessuna paura e occasioni da gol create. Purtroppo, il peccato mortale di non aver concretizzato. Perché poi, in casa della Juventus, si subisce. Inevitabile. Il rammarico poi cresce a dismisura, perché il gol decisivo è arrivato da un siluro-spettacolo di Cuadrado (siluro-spettacolo? Solo io continuo a pensare che Handanovic avrebbe potuto fare qualcosina di più? Sarò troppo legato a Julio Cesar...).

Ottimo Pioli, che ha studiato alla perfezione la gara più difficile, con un grande lavoro di pre-tattica (vedi la rifinitura nella 'bolla' di Appiano Gentile alla vigilia, lontano da occhi indiscreti), formazione tenuta segreta e la sorpresa della difesa a tre che, prestazione alla mano, ha funzionato. Considerazione positiva sulla dirigenza: fatico a immaginare la famiglia Zhang interista. Oggi e, chissà, anche in futuro. Per loro il calcio è business. Giusto sia così. L'Inter ha rappresentato per loro un'occasione, una grandissima chance per imporsi nel calcio europeo. Forse l'acquisizione del Milan (tanto per fare un esempio) avrebbe significato altrettanto. Normalissimo. Nel mondo del pallone il sentimento ha sempre meno spazio.

A parte ciò, sto apprezzando lo sforzo per stare vicino al gruppo, tanto ad Appiano Gentile e in sede nel cuore di Milano quanto al 'Meazza' e in trasferta. Il giovane Steven c'è sempre, al fianco della certezza Zanetti. Il giusto filo conduttore con la lontanissima Cina. Bene, ottimo lavoro. E poi - piccolo particolare -, finalmente il denaro c'è. Ed è parecchio. Nonostante il ds Ausilio abbia spiegato che i vincoli relativi al Finacial Fair Play saranno presenti, verosimilmente in estate ci sarà comunque da divertirsi sul mercato. Con la speranza di raggiungere quella 'benedetta' Champions League.

Ben venga la liquidità, ma in questo calcio dove la Cina sta avanzando e stravolgendo tutto a suon di offerte clamorose, continuo a pensare che alcuni giocatori antepongano ancora il lato sportivo. E lato sportivo vuol dire Europa che conta. L'habitat naturale dell'Inter che manca dall'ormai lontanissimo 2012 (eliminazione agli ottavi contro l'Olympique Marsiglia). È passata una vita. La strada però è quella giusta, bisogna essere ottimisti. E queste ultime 15 partite potrebbero portare delle sorprese. Ora i mezzi per crederci ci sono. A parer mio la Champions può essere conquistata già quest'anno.

Chiosa su Ausilio, citato poc'anzi: ancora nessun segnale per il rinnovo. Spero possa arrivare presto, se lo merita. Un direttore sportivo giovane, che ha fatto 'gavetta'. Anch'egli vittima della gestione-Thohir in merito all'addio di Mancini (e che fatica poi a convincere tutti per il post-De Boer...). Sarebbe interessante vederlo all'opera a giugno con la liquidità attuale. Ma da protagonista. Il riferimento a Kia è tutto fuorché casuale.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 08 febbraio 2017 alle 00:00
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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