Partiamo da un presupposto, magari frega poco a tutti ma per me, per il mio modo di intendere calcio e sport in generale, è fondamentale; l’arbitro è un semplice giudice con una divisa addosso e se sei più forte del tuo avversario il suo atteggiamento conta come il due di bastoni a briscola quando comanda coppe. Certo, l’ho scritto più e più volte su queste colonne; sono un figlio di Mou, dei suoi comportamenti, delle sue battaglie, del suo modo di essere e di intendere l’interismo, delle manette, delle sparate a zero. Ma quella squadra, quel condottiero, quel gruppo, non avevano bisogno di attaccarsi all’arbitro; rischiavano di vincere in nove contro undici, resistevano al Camp Nou per settanta minuti – stiamo parlando del Barcellona buono, quello vero, quello dove Xavi ed Iniesta facevano girare una formazione composta da fenomeni – in dieci, senza battere ciglio. Quattro proteste al momento della decisione sbagliata, poi tutti di nuovo concentrati sul pezzo, senza paura, senza tremarella, senza attacchi di colite spastica durante la gara. Perché sapevano di valere, avevano fiducia non soltanto in loro stessi ma, soprattutto, nel compagno che gli giocava a fianco; al di là dei soliti…avevano le palle, gli attributi, i coglioni…giocavano per uno scopo, per una maglia, per una tifoseria. Oltre che, ovvio, per sé stessi e per la storia del calcio. Ora, nessuno pretende che gli attuali interpreti dell’universo nerazzurro ricalchino pari pari le orme di chi visse quelle stagioni indelebili ed incredibili, che siano i loro figli, eredi diretti di qualcosa forse irripetibile; ma almeno si travestissero da nipoti, anche di terzo grado, non importa. Quest’ultimo mese è stato devastante per i colori del cielo e della notte; gravi gli errori del tecnico, le sostituzioni nel derby gridano vendetta anche a 48 ore di distanza, anche una volta sbollita la rabbia per una vittoria che a pochi, pochissimi, sarebbe sfuggita dalle mani, l’idiosincrasia per Gabriel Barbosa, a cui viene preferito addirittura chi non gioca da sei mesi, lascia leggermente sorpresi che sì, d’accordo, magari non ti piace il calciatore: ma uno che è stato decisivo (tra gol ed assist) in una partita su tre durante la sua carriera brasiliana e che nelle Nazionali del suo paese, dove ha fatto la trafila completa, ha una media realizzativa di oltre il 50%, dal mio personalissimo punto di vista merita una considerazione maggiore. E non che gli venga preferito il primo che passa di fronte ai cancelli della Pinetina. Poi, se c’è qualcosa che noi non conosciamo, che ce lo raccontino tanto, visto l’andamento generale della serie “tutti al mare, tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare”, non finirebbe per cambiare chissà cosa; ma la si smetta con questo balletto, stiamo davvero rasentando il ridicolo dopo la grande enfasi della presentazione in mondovisione. Capitolo Barbosa a parte, la gestione della stracittadina è stata gravemente insufficiente; soprattutto il messaggio trasmesso alla squadra del “tutti indietro e difesa ad oltranza” ha sortito effetti devastanti su una compagine già di per sé non una armata imbattibile, non un gruppo di Riccardo cuor di Leone. Ad ogni modo non sta a me giudicare Pioli, o forse si; ed il voto non potrebbe andare oltre il 4. Tralasciando la partita con i cuginetti, letteralmente buttata nel cesso per essere gentili, toccarla piano e non scivolare nello scurrile, è proprio un periodo che le cose girano male. Il buon Stefano da Parma si sta giocando, con ogni probabilità, tutti i jolly a sua disposizione, sembrerebbe con esiti non fantasmagorici. Jindong, raccontiamolo giusto per dipingere il carattere di Zhang Senior, ha esonerato Dan Petrescu (trascorsi italiani per il rumeno) con la squadra terza in classifica ad un punto dalla seconda. Motivazione; cercava un profilo più importante per lo Jiangsu. Però, continuo a picchiare su questo concetto che per me ormai è diventato un vero cavallo di battaglia, chi ci va in campo? Pioli? Oppure chi vorrebbe giocare la Champions da qualche anno e da qualche anno, puntualmente, sparisce sul più bello, sciogliendosi come neve al sole? E che poi, magari, ha anche la faccia di presentarsi in Società, ovviamente tramite il procuratore, per ridiscutere il contratto con un piccolo incentivo a salire, non si capisce bene sulla base di cosa. Inutile stare qui ad elencare nomi, a fare una lista della spesa che la maggior parte dei tifosi, escludendo ovviamente lo zoccolo duro del “è colpa di Icardi” e quelli che, scusatemi ma mi vien da ridere, “Mancini ha delle responsabilità”, conosce a menadito; troppi sopravvalutati. Si, certo, la merce va venduta; ed oggi mi sento tranquillamente di affermare che nessuno, sottolineiamo nessuno con la matita rossa, è incedibile in questa rosa. Ma non tiene la storiella del…formazione da puntellare, basta qualche ritocco e siamo pronti a ricoprire il ruolo di protagonisti. No, non è vero. Ci vorranno un paio di stagioni per completare la ristrutturazione? Sono convinto che la gente nerazzurra affronterebbe volentieri due campionati di transizione sapendo e vedendo che si sta costruendo un progetto senza arzigogoli e con intelligenza. Chi vogliamo salvare nel marasma generale del solito, ormai, triste finale di stagione? Quattro partite quattro (Torino, Samp, Crotone e Milan) dove dodici punti erano il minimo sindacale da raccogliere; ne hanno presi due. E con gli altri dieci, ora, saremmo ancora in lizza per un posto in Champions. Siccome la costante da un paio d’anni a questa parte è che alcuni uomini si eclissano sul più bello, è capitato anche col Mancio, evidentemente il problema potrà anche essere il nocchiero, ma la verità sta nell’inadeguatezza di quelli che in campo scompaiono, seppelliti dalla loro stessa paura di vincere. Facciamo un esempio banale di ciò che intendo; Clarence Seedorf. E che c’entra Seedorf, ceduto a quelli dall’altra parte del Naviglio per quattro croccanti alla nocciola e due pizze margherite con doppia mozzarella più Guglielminpietro, Helveg, Mork e Mindy e Fonzie, Vi chiederete? Seedorf, piacesse o meno, era uno che andava nella sua area a prendersi il pallone, ergendosi a faro della squadra in momenti bui e tempestosi. Ecco, a noi mancano i Seedorf, il carattere, la personalità, la grinta; altro che tre o quattro puntelli. Abbiamo i Gagliardini, da segnare nella lista di coloro da cui ripartire. Ed insieme a lui poco altro; forse Kondo, con il ragazzone bergamasco a fianco gioca un discreto calcio, sicuramente Icardi, per l’ennesima stagione è andato oltre quota 20 e garantisce i suoi gol, è come i buoni fruttiferi postali, qualcosa a casa porti sempre, di certo Joao Mario, giocasse con continuità invece di fare la riserva a Banega…si, a Banega, vabbè. Poi Medel, che lo tieni in panca tanto ogni settimana ti viene utile e ci mette l’anima. D’Ambrosio, ritrovato. Perisic? Basta non sia quello dell’ultimo mese. E, soprattutto, basta con questo 4231 tristissimo o con gli esperimenti della difesa a tre, risibile e rivedibile. Gli altri, per me, sono tutti sacrificabili; compresi Miranda ed Handanovic. E pensare che per qualche settimana, lo confesso, mi avevano illuso di essere diventati una squadra vera. Peccato. Quest’anno niente sorpresa nell’uovo di Pasqua. Amatela. Sempre. E permettetemi, anche se in ritardo, di rinnovare gli auguri per queste festività. Buona settimana a Voi!
Sezione: Editoriale / Data: Lun 17 aprile 2017 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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