Non ci resta che… aspettare. Finiti gli impegni in Coppa Italia e Champions League e, considerati i +11 dal secondo posto, cosa resta ai nerazzurri, se non vincere? 

Vincere, imperativo al quale nessuno pone chiaramente veto e trend diventato, se non noioso, di sicuro scontato. Eppure all’Inter manca qualcosa, qualcosa che dia brio ad una stagione che dopo l’addio pronunciato a Madrid alla massima competizione europea dovrà sì, tenere alta l’attenzione senza perdere punti per strada che possano complicare il percorso in campionato, ma anche e soprattutto evitare di lasciarsi di fagocitare dal piattume di una quotidianità degna di un encefalogramma ad un defunto. Il rischio, oggi, è per qualcuno quello che la squadra possa comodamente accovacciarsi su un albero d’alloro che possa togliere ai ragazzi di Inzaghi la possibilità di agguantare un’impresa distante giusto 24 punti. 

Eppure per buona parte dei tifosi della Beneamata, affogati nella straordinaria noia di chi non è abituato a non vivere con Gaviscon e Maalox sul comodino, vincere matematicamente la seconda stella il 22 aprile è l’ultima possibile dose d’adrenalina conquistabile all’orizzonte. Ed è lì l’errore: perché desiderare di vincere il 20esimo scudetto della storia sotto gli occhi di 70 mila rossoneri? Perché pensare che la soddisfazione di vedere “gli altri” uscire tristi da San Siro possa essere migliore di vederlo decretare dai numeri nel bel mezzo del consueto boato di San Siro tipico della Milano nerazzurra? 

La risposta è semplice! Ed è ricaricabile nei tanti manuali di psicologia che spiegano i vari motivi secondo i quali “veder intristire gli avversari” valga tanto quanto una vittoria. Certo. Ma non in questo caso. Il caso secondo cui l’Inter solleverà uno scudetto che vale più della semplice seconda stellina disegnata sopra lo stemma e la Coppa posizionata in bacheca, una gioia che, alla luce delle vicissitudini degli ultimi anni ha già un peso tutto suo e fisicamente inspiegabile che trova ulteriore importanza e nello storico peso che quel numero 20 rappresenta. Ciliegina, peraltro, su una torta che Marotta (e compagnia) e Zhang cuociono da anni prima di trovare il segreto ingrediente che porta le iniziali di SI. Ciliegina ulteriormente “condita” dal sapore del potenziale imminente addio che proprio Zhang potrebbe a breve pronunciare alla sua (Ben)amata Inter. 

Uno più un’altra serie di motivi per pensare che sollevare lo scudo proprio al derby possa improvvisamente assumere dei connotati meno saporiti. Eventuale vittoria che per quanto non tolga la (seppur bassa) percentuale di soddisfazione di vedere la Milano rossonera espiare in un solo triplice fischio tutti i crimini di spocchia commessi di recente, altrettanto non appagherebbe la meravigliosa e ‘not for everyone’ emozione di essere vissuta da interisti. I protagonisti, quelli veri, di questo scudetto. Che ormai è sempre più destinato a finire in petto ai nerazzurri, al netto di tutte le scaramanzie e tabelle social. Comunque vada la sera del 21 aprile, ci vorrà ben altro per rovinare quest'ormai imminente festa.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 07 aprile 2024 alle 00:01
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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