Tutti al capezzale della nostra Inter. Dotti, medici e sapienti per parlare, giudicare, come cantava Edoardo Bennato. Però che la Beneamata sia malata non è purtroppo solo una supposizione, è una triste realtà. Colpa di tutti, colpa di nessuno, anzi colpa del solito noto, l'allenatore. All'Inter va di moda da sempre che chiunque sieda sulla panchina nerazzurra debba essere esonerato se non vince scudetti e Coppe dei Campioni. Anzi, ho sentito chiedere la testa del tecnico di turno solo dopo aver pareggiato o perso delle singole partite. Se poi dietro c'era magari un lavoro che prima o poi avrebbe dato i suoi frutti, chissenefrega. L'importante è che si chieda l'allontanamento dell'allenatore dell'Inter per poi fare la stessa cosa con il successore, al primo sbaglio.

La schizofrenia dell'ambiente, in materia, è figlia di un modo di pensare che negli anni ha visto protagonista la società, Moratti docet per sua stessa ammissione e di conseguenza l'intero pianeta nerazzurro. Adesso, sotto il fuoco incrociato c'è il signor Frank de Boer, quello chiamato dall'Olanda mentre si stava battendo il calcio di inizio della prima giornata di campionato, perché il signor Mancini non andava più bene, anche se forse anche a Mancini non andava più bene quest'Inter. De Boer ha perso sei partite su dodici. L'ultimo scempio a Bergamo, in campionato la squadra balbetta nella parte destra della classifica, nonostante la perla della grande vittoria contro la Juventus. In Europa League, pur avendo battuto fortunosamente il Southampton, c'è ancora un Everest da scalare per non fallire la qualificazione ai sedicesimi di finale in un girone che alla vigilia non presentava il minimo problema e che finora ha regalato solo figure che non danno certo lustro all'immagine del club. E allora cosa ci sarebbe di meglio che rispolverare la nostrana abitudine? Via De Boer e avanti un altro, traghettatore o presunto big che sia.

Ma non vi siete, non ci siamo stufati di questo andazzo? Quando si capirà che un allenatore va protetto innanzitutto, va consigliato e aiutato a non commettere errori solari come quelli commessi dall'olandese, ma non va delegittimato al cospetto dei giocatori dopo così poco tempo. Ricordo quando il primo Milan di Sacchi perse 2-0 in Coppa Uefa sul neutro di Lecce con l'Espanol, presentando una formazione abbastanza cervellotica. L'esonero era dato per certo, invece Berlusconi, quello che aveva scelto Sacchi, radunò i giocatori e in due parole fece capire ai baldi giovani in maglia rossonera che quello sarebbe stato il loro tecnico a prescindere, chi non fosse stato d'accordo poteva anche andare. Sacchi rimase, ascoltò alcuni consigli sugli uomini da mandare in campo e già alla fine di quella stagione (86/87) conquistò uno scudetto in rimonta sul Napoli di Maradona. Poi sappiamo come andò la storia milanista, qualche altro trofeo negli anni lo vinsero giocando anche un gran calcio, ahinoi. Ecco quindi che riappare il grande problema, l'esigenza di avere una società forte, coesa e che aspiri innanzitutto al bene dell'Inter e dei suoi tifosi.

Non sono d'accordo con chi sostiene che ora alla Pinetina regni solo il caos. Ogni addetto ai lavori che frequenti l'Inter vede che si respira aria da grande club. E' altrettanto vero come la lontananza della proprietà cinese e dell'attuale presidente indonesiano non accellerino un processo che va comunque concluso, con nomi certi, possibilmente italiani per maggiore conoscenza delle cose, nei posti chiave. Via invece chi lavora ai margini per tornaconti personali e destabilizzanti. Tutto questo per dire che, nonostante i rumors indichino il contario, per me sarebbe un bell'atto di coraggio confermare la fiducia in Frank de Boer, sarebbe bello che questa sera chi andrà a San Siro lo applauda convinto nel momento della chiamata da parte dello speaker, sarebbe bello che qualche giocatore abbassasse lo sguardo e tornasse a correre e a pressare come contro la Juventus, quando però sai che contro di loro lo devi fare, punto e basta.

De Boer ha tutto il tempo di correggere gli errori e di adattarsi ad un campionato trappola come quello italiano, non rinnegando certo il suo credo, ma ampliando le sue conoscenze tattiche. E' un grande professionista, il suo sforzo di imparare l'italiano, deriso da qualcuno, è solamente da apprezzare. Così come la sua voglia di fare bene all'Inter che, se avete notato, nomina sempre con grande rispetto perché è conscio di quanto sia un privilegio guidare un club così. Ma che sarà ancora lui a guidare questa squadra lo dovrebbero capire tutti sin da subito, guai a concedere ai giocatori altri alibi. Perché se questa sera l'Inter non corre con le gambe , ma soprattutto con il cervello, il Toro attuale è l'avversario giusto per incornare De Boer, mietendo così l'ennesima vittima sulla panchina dei nerazzurri.

Probabilmente quanto scritto rimarrà solo un auspicio, probabilmente la sorte di De Boer è segnata a prescindere da quanto succederà questa sera al “Meazza”. Avanti un altro, traghettatore o presunto big. Perché poi a giugno arriva Simeone. Altro giro altra corsa, venghino signori, venghino. Forse è divertente così. Comunque questa sera si gioca Inter-Torino. Chi può, vada allo stadio a tifare. Magari si vince.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 26 ottobre 2016 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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