Ma l'Inter vuole veramente andare in Europa League, qualificandosi a questo punto tramite l'unico posto matematicamente ancora raggiungibile, il sesto, che vorrebbe dire preliminare a fine luglio con gravi ripercussioni sulla preparazione e sulla tournée asiatica, che tanto sta a cuore ad Erick Thohir? Lungi da noi pensare che la sconfitta con la Juve 2 sia stata accolta con sollievo dalla squadra, ma di quel furore agonistico che servirebbe come il pane in questo rush finale di campionato, nemmeno l'ombra.

La prima mezz'ora contro i bianconeri in versione riveduta e corretta da Allegri, è stata caratterizzata da un gioco fluido e bello da vedere. Ma la mancanza di cattiveria, difetto ormai irritante, ha partorito un solo gol. Quello che è successo dopo va consegnato al museo degli orrori, abbiamo assisitito a cose che in serie A non dovrebbero essere ammesse e che invece lo splendido Meazza nerazzurro ha dovuto subire. Con sconfitta annessa. “Ci vuole grinta. Ma ce l'hai o non ce l'hai”, ha sentenziato l'ex patron Massimo Moratti dopo la cocente delusione contro la Grande Rivale. E facendo un passo indietro, lo stesso Roberto Mancini, nelle interviste del dopo partita aveva detto chiaramente che per essere competitivi e vincenti nella prossima stagione, serviranno giocatori di esperienza, personalità e qualità.

Mancini è un martello, ribadisce in continuazione alla società, ma anche a stampa e quindi tifosi, che quest'estate si aspetta un mercato d'altri tempi. E le limitazioni imposte dal Finacial Fair Play? “Scusi, non sento”, sembra rispondere ogni volta. E di ignorare certi paletti si sta convincendo anche Erick Thohir, se è vero che nel summit domenicale i due si siano trovati in perfetta sintonia sul da farsi, in primis l'arrivo di un crack a centrocampo, alias Yaya Touré. L'Inter è a un bivio della sua gloriosa storia. Le mosse in programma potrebbero essere decisive per un ritorno nel gotha del calcio come blasone comanda, o determinare un ulteriore galleggiamento nella mediocrità. L'attuale gap con la Juventus pare insormontabile, visti anche i milioni di euro già entrati e che entreranno nelle casse bianconere grazie a una Champions da assoluti protagonisti. Ma nel calcio può bastare anche una piacevole casualità, una mossa fortunata, la chimica giusta, per riscrivere clamorosamente la storia.

A questo punto torna prepotente il dubbio sull'opportunità o meno di giocare nella prossima stagione in Europa League, se veramente la squadra avesse la forza e la fortuna di raggiungerla in queste due partite che mancano. Effetti collaterali: Il preliminare quando luglio non è ancora finito, lo scarso appeal della maggior parte delle avversarie nella fase a gironi, lo scendere in campo di giovedì, spesso in luoghi difficili da trovare anche sulla carta geografica, i pochi soldi che la manifestazione garantisce. Di contro non sarebbe male impostare una stagione all'insegna dell'allenamento settimanale e della partita di campionato il sabato o la domenica. Lottando per i primi tre posti, almeno per quella posizione che garantisce la partecipazione, con preliminare o direttamente, alla Coppa dalle grandi orecchie, che solo cinque anni fa è entata per la terza volta nella bacheca nerazzurra. Lo slogan che ha caratterizzato il passato nerazzurro: “non c'è Europa senza Inter”, andrebbe per un po' in soffitta. Pronto ad essere riproposto al più presto.

Comunque stiamo parlando di aria fritta. L'Inter non perderà punti apposta contro Genoa ed Empoli per non centrare l'obiettivo. Purtroppo i punti rischia di perderli per i limiti attuali che tanto infastidiscono Mancini, dirigenza e tifoseria. Sabato sera a Marassi ci aspetteranno un ambientino infuocato per la mancata concessione della licenza Uefa e un Gasperini che quando sente parlare di Inter, inizia a grattarsi causa violenta allergia. Ci piacerebbe vedere un'Inter che giochi sempre per vincere grazie a una struttura di squadra che vada al di là di obiettivi e giocatori in campo. Dispiace dirlo, ma questo lo ha dimostrato la Juve 2 sabato scorso al Meazza, al di là di episodi fortunati a favore. L'Inter che verrà dovrà schierare giocatori forti, con qualità e personalità, ma soprattutto recuperando quello spirito di appartenenza che rende grande una squadra. Basta con i personalismi, basta considerare la Pinetina come passaggio per altri lidi ritenuti più prestigiosi (vero Handanovic?).

Non ho una particolare simpatia per Antonio Cassano, non credo che senza di lui l'Inter abbia perso un elemento in grado di garantire quei successi che i tifosi nerazzurri meritano, ma sentirlo lunedì sera in Tv dire che alla Juventus non andrebbe mai e che il modello Inter sia il migliore per un giocatore di talento, mi ha ha fatto in parte ricredere. Alla Pinetina devono arrivare sì i campioni, ma che siano orgogliosi ed emozionati al momento della vestizione della gloriosa maglia. Anche perché la prossima tornerà finalmente nera e azzurra, con le famose strisce verticali che hanno fatto innamorare tanta gente. Sì, l'Inter è a un bivio, basta poco per sbagliare, ma anche poco per tornare a svoltare. Con o se senza Europa? Tra poco sapremo. This is the problem.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 20 maggio 2015 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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