Ebbene facciamocene una ragione, il Bar Sport quotidiano imperversa; sicché ci tocca, ventiquattr’ore sì e altre ventiquattro pure, leggere e ascoltare (presunti) grandi nomi accostati alla panchina dell’Inter. Nomi che scatenano fantasie di vittoria, di grandeur, inutile nasconderlo; nomi che in passato hanno vinto e che ancora oggi rappresentano un marchio di sicuro successo, impegnati con le loro squadre in esaltanti (chi più chi meno) prestazioni. Ma che volete, chiamatemi romantico o rincoglionito, io se possibile preferirei continuare con #iostoconpioli; e non tanto per la storiella gioiosa del buon allenatore che diventa grande, quanto piuttosto per le capacità mostrate dal tecnico parmense dal suo arrivo ad oggi. Molti, in verità, gli imputano la cacciata prematura dalla Coppa Italia, l’unico traguardo al quale potevamo ambire in questa disgraziata stagione, segnata da una falsa partenza organizzata dalla pretenziosità di una allora dirigenza alquanto abile nel districarsi tra i rami intrecciati del Financial Fair Play ma totalmente a conoscenza zero rispetto alle scelte di campo, quelle tecniche intendo. Non faccio parte di quanti additano l’ex proprietario indonesiano per la super plus valenza che, raccontano, si metterà o si è già messo in tasca con la cessione di F.C. Internazionale; personalmente continuerò a ringraziare Eric Thohir per aver salvato la Società da un futuro nero, anzi nerissimo, che la aspettava qualora il trend avesse continuato ad essere quello da cui venivamo. Sul resto preferisco glissare; e non è un caso, giusto per corroborare un cicinin il mio pensiero, se Suning ha gentilmente accompagnato alla porta il signor Bolingbroke (concetto che ripeto, ha fatto peggio di quanto mi aspettassi, visto che lo consideravo un ottimo uomo marketing; ma si sa, quando si hanno aspettative alte è molto più facile ricredersi) e l’ex proprietario resta nei ranghi ma con poteri vicini allo zero, in attesa che il gruppo cinese decida o di prendere il controllo totale dell’Inter o di cercare un partner potente ed economicamente molto forte. L’eliminazione dalla Coppa nazionale, dicevamo qualche riga sopra. Domanda: ma la ricordate quella partita? Gli altri la giocarono benino, noi altrettanto; poi intervennero concause non gestibili dalla panchina (magari rigori non dati o rigori inventati, con espulsione annessa) e la gara prese una determinata direzione. Comunque, ad onor del vero, più che la noncuranza ci fu una discreta dose di sfiga, roba che potrebbe capitare a chiunque insomma. Altro fattore per cui Pioli correrebbe seriamente il rischio di essere cordialmente allontanato a fine stagione sarebbe, per l’appunto, il famoso pedigree. La nuova proprietà nerazzurra desidererebbe un viso noto e spendibile sul mercato mondiale; una di quelle immagini icone da poter sbandierare anche in prospettiva di futuri investitori stranieri, perché di italiani c’è ben poco in giro attualmente. Vero, per carità. Vero anche che, al contrario, l’assioma faccia conosciuta/traguardo già raggiunto non sempre funziona. Esempi ce ne sono a bizzeffe; dal ritorno bislacco di Mou sulla panchina del Chelsea al flop di Ancelotti in quel di Parigi. Lo stesso Guardiola al Bayern non verrà ricordato dai tifosi biancorossi come il salvatore della patria. Insomma, se si vuole se ne trovano a decine di situazioni da poter mettere sul piatto della bilancia in rapporto alla tesi secondo la quale uno bravo è bravo dappertutto; perché no, perché per me – opinione del tutto personale, come tale va considerata – devono sussistere una serie di situazioni imprescindibili che consentono al tecnico di formare una miscela vincente. Altrimenti non si spiegano certe imprese, andando oltre i semplici nomi della rosa. Altrimenti non si spiega, restando in casa nostra – cosa che preferisco da sempre – come siamo riusciti a vincere un triplete eliminando Chelsea e Barcellona e schiantando in finale il Bayern. Si, certo, quelli in campo avevano cuore e palle; ma gli altri, sulla carta, erano meglio di noi. Forse è vero, forse Stefano Pioli non ha l’aura del vincente che lo accompagna passo dopo passo. Ma dalla sua ha una lunga serie di positività che, pian piano, lo stanno facendo salire nella considerazione della famiglia Zhang; è un ottimizzatore, all’Inter sta facendo rendere gli uomini a disposizione magari non al massimo ma ci siamo vicini. Non è scontato; quando parla sa esattamente cosa dire, lo fa con educazione e senza mai farla fuori dal vaso ma, quando è servito, ha alzato i toni della polemica senza mai trascendere in sceneggiate o insulti. Ha dato nuova linfa alla rosa nerazzurra; c’erano giocatori destinati ad un misero purgatorio, bollati di incapacità ed inadeguatezza in un batter d’occhio - peraltro abitudine in uso tra il pubblico interista da decenni - che oggi sono pedine fondamentali dello scacchiere del mister e, piccolo particolare non trascurabile soprattutto per abili uomini d’affari quali quelli di Suning hanno mostrato di essere, rivalutati in termini economici: in soldoni se attualmente desideri un calciatore interista devi sborsare parecchio, qui a gratis non si regala più nessuno. Ha tranquillizzato l’ambiente; ricordate solo qualche mese fa? Tutti contro tutti, ogni giorno una chiacchiera diversa, di nuovo l’incubo delle gole profonde infiltrate in ogni dove e pronte a raccontare la qualsiasi ad ogni qualunque, scontentezza latente da più direzioni e musi lunghi; oggi dicono i bene informati che l’aria è cambiata, agli allenamenti si arriva col sorriso sulle labbra, si lavora serenamente, si va tutti nella stessa direzione e si è formato, finalmente, un gruppo. Una cosa impensabile poco prima di Natale. Pioli non è mago Merlino, intendiamoci. Non ha la bacchetta magica. È un ottimo esecutore che, con l’aiuto imprescindibile della famiglia Zhang, ha dato nuova dignità e nuovo lustro al nerazzurro che indossiamo da sempre. Ed ha saputo calarsi nella parte in maniera intelligente; sempre prima i suoi uomini, mai lui. I meriti sono di chi va in campo e non di chi sta in panchina. Ed i suoi uomini, non lo dico io ma chi respira Appiano spesso e pure volentieri, gli vogliono bene e lo seguono passo dopo passo. Insomma, sostanzialmente il mister ha creato un rapporto privilegiato non solo con gli atleti, ma con l’intera galassia Inter; non è un segreto la stima e l’affetto che legano Pioli e Steve Zhang, colpito dalla capacità indubbie dell’uomo voluto fortemente da Zanetti e Ausilio; per fortuna, mi viene da aggiungere, che magari ci saremmo trovati in casa qualche altro santone piovuto da chissà dove a fare chissà che. Per concludere; #iostoconpioli e credo che gli debba essere riconosciuta la possibilità di iniziare una nuova stagione partendo dal principio, con uomini scelti insieme alla Proprietà, con una preparazione scelta insieme ai suoi collaboratori, con un progetto che segua quanto di buono si è visto finora. Poi, siccome la mia opinione conta zero, per fortuna forse, saranno altri a decidere. E comunque: ognuno ha la propria storia, noi abbiamo la nostra e ne siamo orgogliosi. Amatela, sempre. Buona domenica a Voi!

Sezione: Editoriale / Data: Dom 19 febbraio 2017 alle 00:00
Autore: Gabriele Borzillo / Twitter: @GBorzillo
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