È un pareggio al sapore di beffa, condito da un urlo ricacciato in gola per un fallo contestato e per l'andamento di un secondo tempo che ha mostrato una squadra che meritava (l'Inter) e una che ha offerto il proprio scalpo in gentile concessione (il Milan). 

Cominciamo però dal pre partita. Vedere San Siro parzialmente pieno e le due tifoserie affrontarsi a colpi di striscioni che celebrano la storia e la città restituisce una parvenza di dignità a una stagione sottotraccia. La peggiore di sempre per la contemporaneità della disgrazia. L'Inter inizia la partita con il piglio giusto, una certa autorità che la mette nella condizione di rendersi pericolosa con due tiri dalla distanza. Il Milan dopo un paio di spaventi reagisce e capisce che sulla corsia di J.Jesus e Kovacic può sfondare. Così accade ma dopo il buon momento rossonero si va a riposo. Nel secondo tempo inizia un'altra partita, sembra che il Milan abbia trovato le misure, invece di minuto in minuto, l'Inter sale in cattedra e comincia di nuovo ad impossessarsi del centrocampo.

Dal 15° minuto in avanti la squadra colleziona una serie di occasioni che hanno dell'incredibile. Un numero di situazioni clamorosamente sprecate per motivi che ognuno può trovare nella scarsa lucidità, nella mancanza di cattiveria, nell'eccesso di egoismo e nell'arbitraggio scadente ai danni dell'Inter. Manca un rigore non ravvisato, nonostante Banti fosse aiutato da un discreto numero di collaboratori. Il fallo di mano è involontario ma il braccio aumenta il volume del corpo e devia la palla diretta in porta. Poi arriva anche il gol annullato su autorete di Mexes per un fallo di Palacio su Paletta. Preferisco lasciare alla moviola il responso sull’episodio, ma il gol festeggiato da pubblico e giocatori e abortito da Banti dopo 10 secondi, è in ogni caso la cosa più sgradevole di tutto il derby. Niente di peggio che esultare per un'autorete in un derby che hai virtualmente vinto e scoprire che il guardalinee accecato in occasione del rigore che poteva segnalare, è vigilissimo invece di fronte ad un intervento di Palacio nei pressi dell’area rossonera.

Ma all’Inter è mancata ed è assente da inizio stagione la concretezza, quella capacità di fare la cosa giusta proprio quando è necessario. Si vive ancora di velleitarismi, umori e gestioni delle partite che dipendono soprattutto dalla convinzione e da una palese immaturità. In realtà la squadra, come aveva dimostrato anche con la Sampdoria e col Verona, ha un progetto di gioco, un idea tattica che prescinde dagli interpreti e non mi stupirebbe se infilasse una serie di risultati utili in serie, a partire dalla Roma la prossima settimana.

Il motivo è che i giocatori, pur con una lentezza esasperante, sembrano aver compreso quello che chiede a loro Mancini. 
Nel complesso Kovacic ha giocato una partita migliore di quanto credessi. Non è il giocatore che fa la differenza ma è uno di quelli che deve e può far parte di una squadra di alto livello. È possibile che si pensi alla sua cessione in nome di una logica di squadra che rinuncia a qualcosa di prezioso per avere qualcosa che la farà migliorare, resta il fatto che, con tutti i suoi limiti, è un giocatore importante, comunque la si pensi su di lui. Ma gli occhi erano puntati soprattutto su Gnoukouri che ha ben figurato in un ruolo che aveva bisogno di corsa ma anche di personalità. Lui ha dato la prima e naturalmente meno la seconda. Non ha però sfigurato, non ha combinato danni e ha avuto la lucidità per tenere palloni bollenti. Hernanes nel ruolo di trequartista sta convincendo molto più di quanto abbia fatto in questi due anni, Icardi mantiene uno standard elevato e Palacio rimane su una sufficienza stiracchiata. Resta incomprensibile come in tre contropiede si sia allungato il pallone regalandolo agli avversari ma è tornato ad essere utile alla squadra.

L’Inter ha quindi pareggiato un derby che non ha vinto, forse per la luna in capricorno, perché è il quarto anno maledetto consecutivo o perché semplicemente, oltre a un Banti di mezzo, come ha detto tristemente bene di noi Schuerrle del Wolfsburg, l’Inter non ha fiducia in sé stessa e si vede. E se lo capiscono pure gli avversari…

Sezione: Editoriale / Data: Lun 20 aprile 2015 alle 00:06
Autore: Lapo De Carlo
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