L’Inter ha preso Stevan Jovetic. È una notizia importante dopo aver passato settimane interminabili a girare intorno all’affare  con i siti specializzati e i quotidiani che facevano passare l’acquisto a un passo che però non veniva mai fatto. Jovetic è un giocatore fantastico, dotato di dribbling, tiro e tecnica sopra la media, ha anche la notevole dote di essere duttile nei ruoli d’attacco. Ma il problema c’è e fa rima con il motivo per cui l’Inter è riuscita a prenderlo ad un prezzo e a delle condizioni vantaggiose. Le condizioni fisiche del montenegrino rendono il suo arrivo una scommessa magnifica e dunque rischiosa. Supponiamo che il giocatore non si infortuni mai e si compia il sospirato miracolo di una stagione fisicamente ottimale. Jovetic, senza dubbio porterebbe valore aggiunto in avanti e diventerebbe il perfetto assist-man di Icardi in un quadro tattico che per gli avversari, grazie all’ eclettismo dell’ex Manchester, sarebbe di complicata soluzione. Insomma con Jovetic sano l’Inter è la mia personale favorita per il terzo posto con licenza per il secondo.

Supponiamo invece che Jovetic si faccia male come in tutti questi anni. Mancini sarebbe costretto a cambiare modulo e l’Inter verrebbe privata di un arma determinante per raggiungere un piazzamento mai così importante come quest’anno. Perché Jovetic, più di altri, ha questa spada di Damocle? La risposta sta nella sua  storia recente. Nel 2010 ad agosto si infortuna al crociato e perde l’intera stagione. Nel 2013, dopo due anni di grande livello, arriva al Manchester City e subisce una serie di piccoli infortuni che di fatto lo tengono lontano dal campo fino a gennaio 2014. Torna, gioca, dà il suo contributo ma altri fastidi lo allontanano dalla titolarità, al punto che viene escluso dalla lista Champions. La mia è dunque una prudenza basata su fatti. Dovessi parlare esclusivamente delle sue qualità tecniche non avrei alcun dubbio sull’impatto che avrebbe quest’anno.

Intanto si è disputato un derby residuale, giocato non per soldi ma per denaro, con una polemica che mi ha stupito per l’aggressività e i toni come sempre eccessivi. Per qualcuno Mancini avrebbe mancato di rispetto verso i tifosi, per altri aver schierato i giovani come Popa, De Marco, Delgado e Longo è stato “vergognoso”. Parole inutilmente forti, confermate anche da tifosi interisti che si sono sentiti presi in giro da una formazione fragile proprio in un derby. A nulla è valsa la spiegazione che già lunedì (oggi) ci fosse un altro impegno col Real Madrid. Hanno battuto i pugni e si sono sfogati. 

Non è che trasecolo ma sembra che il valore di queste tournée e il significato delle amichevoli non sia stato colto da molti. Se dipendesse da Mancini, come da Mihajlovic e altri allenatori impegnati in Cina, è probabile che rinuncerebbero volentieri a voli transoceanici per ottemperare al meglio alla preparazione. E nessuno mi toglie dalla testa che, se fosse toccato al Milan giocare 48 ore prima di una gara, contro la squadra di Benitez, avrebbe schierato una formazione del tutto sperimentale. Comunque una polemica un po’ isterica nei modi, basti pensare che più di qualcuno è riuscito a dire che Mancini lo ha fatto per dispetto, per paura e altre pleonastiche teorie che appartengono alla categoria del fantastico.

Nel derby è emersa nuovamente una verità che tutti hanno potuto constatare: il valore di Gnoukouri, che a centrocampo, dopo le cinque presenze della scorsa stagione, ha mostrato di avere un grande potenziale. A essere sincero non ho ancora capito cosa ne sarà di Guarin, dove e se giocherà Kovacic, anche se spero regista basso, chi saranno i titolari oltre a Kondogbia, con riferimento a Medel e Brozovic, se poi è previsto l’arrivo di Felipe Melo. Ma tra tutti i giovani Gnoukouri è quello che ha una fisicità, una personalità e un tasso tecnico superiore. Perciò, pur rimanendo fiducioso sulle scelte tecniche, ho qualche timore di veder dimenticato un giovane che appare davvero competitivo.

Intanto Mancini è sempre più un tecnico amato da una parte del pubblico e mal sopportato dall’altra per questioni più epidermiche che razionali. La ricostruzione della sua carriera da parte dei detrattori è incredibilmente parziale. Ho letto un'intervista a Gasperini in cui il giornalista della Gazzetta ha detto: “Un calcio che sembra non notarla. Mihajlovic al Milan, Sarri al Napoli, Mancini intoccabile all’Inter, e sono arrivati dietro di lei. Per lei neppure un'offerta da una grande. Si è chiesto perché?”. Ma perché, l’Inter non era una grande squadra? E poi mi chiedo cosa significhi intoccabile, in un contesto che non ha esonerato l’allenatore, colpevole certo di non aver dato seguito alle promesse di un piazzamento europeo ma all’Inter da metà stagione. Un altro esonero? Una fustigazione morale? Una dichiarazione di Thohir che ammonisca Mancini minacciando gravi conseguenze in caso di mancati raggiungimenti degli obiettivi? Sembra la richiesta plateale ai tifosi e alla stampa di una democratica contestazione anche per Mancini come per Mazzarri. Come se il pubblico che tra l’altro, per una fetta importante, non ama l’attuale tecnico, si agitasse a comando. 
Malizie gratuite.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 27 luglio 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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