Avevamo giurato che non ci saremmo ricascati e invece eccoci di nuovo qui, a sperare in un nuovo derby con un nuovo allenatore rigorosamente italiano che possa rilanciare la stagione nerazzurra. Due anni fa capitò a Mancini debuttare nella stracittadina della Madunina contro il Milan: 23 novembre 2014, rossoneri sempre in casa e davanti in classifica, a quota 17 la squadra di Filippo Inzaghi, a quota 16 l'Inter che aveva appena scaricato sotto la pioggia Mazzarri, un punto in meno per noi rispetto a oggi ma con undici e non dodici partite già giocate, a eccezione ovviamente di Gabigol che crede ancora che il campionato di Serie A debba partire.

Non perché come la Juve ci teniamo a tutti i costi a contraddire Buffon che ha parlato di "sconfitta per l'Italia", ma rileggendo le formazioni (Milan: Diego Lopez; Rami, Mexes, Zapata, De Sciglio; Essien, Muntari; Bonaventura, Menez, El Shaarawy; Torres. Inter: Handanovic; Nagatomo, Ranocchia, Juan Jesus, Dodò; Guarin, Kuzmanovic, Obi; Kovacic; Icardi, Palacio) ci viene il sospetto che la venuta dei cinesi non sia poi così tanto catastrofica come dice San Gigi. Dei ventidue scesi in campo quella sera è molto probabile che dal primo minuto rivedremo i soli Bonaventura, Handanovic e Icardi, a meno che Pioli, copiando il suo pre-pre-predecessore Mancini, non opti per una mossa a sorpresa del tipo Ranocchia o Nagatomo al posto del suo pupillo Candreva (Palacio invece è infortunato e non potrà far gol di tacco).

Squadre stravolte dopo i tanti errori commessi in questi anni, tre i tecnici che le società hanno cambiato nel frattempo: prima uno straniero, Mihajlovic e De Boer, poi con tempi di valutazione differenti i quasi-predestinati Brocchi&Vecchi, etichette che non andavano bene a nessuno dei due club, infine la scelta definitiva (ma con le milanesi mai dire mai) di puntare sugli italiani Montella e Pioli. Le analogie fra il Milan e l'Inter finiscono qui, visto che uno guarda dall'alto l'altra ribaltando i pronostici di inizio stagione. Cosa non ha funzionato nei nerazzurri e cosa sta funzionando con Montella: semplice, l'Inter ha toppato clamorosamente con l'addio di Mancini e la chiamata di un tecnico olandese ad agosto inoltrato, mentre i rossoneri hanno affidato con largo anticipo le chiavi a un allenatore già esperto e preparato, evitando astutamente anche le spese per l'insegnante di italiano.

Per vedere all'opera la vera Inter di De Boer sarebbero serviti come minimo altro tempo, mesi che già si sapeva di non avere, nuove 'teste' e gambe che avrebbero fatto più al caso della filosofia pressing alto e gioco d'attacco di scuola frankiana. Milan-Inter rinizia da Pioli, o forse è l'ex laziale che dopo aver dato l'ultimo vale a Lotito ricomincia da Milan-Inter. A San Siro non ci saranno comunque né Muntari né Obi, che in quel 23 novembre 2014 firmò a sua insaputa l'1-1 dopo il vantaggio di Menez, ma l'attesa dell'evento rimane altissima (lo stadio sarà esaurito nonostante il match lo si possa seguire pure sul divano di casa in 4K).

Senza Moratti e Berlusconi, ma con Suning e la setta delle ombre che sta rilevando il Milan, il derby, per fortuna, è ancora il derby. Un derby 'made in China' come non ci si stanca mai di sottolineare, anche se io preferisco chiamarlo un 'derbycino' per non mettere troppa pressione sulle spalle dei nostri. Per l'Inter e l'interista Pioli si tratta indubbiamente di una tappa fondamentale, che dirà se la stagione è salvabile o se dovremo partire da capo anche l'anno prossimo, mentre per il Milan, che da terzo vorrebbe fare la voce grossa anche in Europa, può essere davvero la svolta in chiave Champions. Ma questo fate come se non l'avessi detto.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 18 novembre 2016 alle 00:00
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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