"È stata una stagione importante, la buona interazione tra le parti ha fatto sì che diventasse una stagione importante. Quando l'allenatore ha sempre la possibilità di scegliere la formazione migliore, i risultati arrivano". Inizia così la lunga chiacchierata di Piero Ausilio, direttore sportivo dell'Inter, con Fabrizio Biasin in diretta sui canali di Libero da Appiano Gentile, dove il dirigente nerazzurro parla a 360 gradi della Beneamata. Di quello che è stato il percorso fatto quest'anno dalla squadra di Inzaghi, delle emozioni per lo scudetto, ma anche e soprattutto di quella che sarà la stagione successiva tenendo conto della finestra di mercato in arrivo, senza dimenticare alcuni dettagli del passato.
Come va la gamba?
"Mi sono infortunato per una giusta causa".
Cosa pensa Ausilio alla fine del derby?
"Cosa ho pensato non posso dirlo, è una cosa blasfema... Da 1 a 100, il 95 è sofferenza e il 5 per cento è godimento. Non ti godi davvero il momento che stai vivendo. Dal giorno dopo ci si rende conto di cosa siamo stati capaci di fare. Uno pensa alle cose che ci sono da fare anche per colpa vostra (ride, ndr) perché si parla solo di premi o di mercato, però penso sia giusto fermarsi un attimo, riflettere e godersi questo momento che è bellissimo e meritato, arrivato dopo un grandissimo lavoro di squadra e di gruppo".
Cosa pensi facendo rassegna stampa?
"Ora non mi arrabbio più, a volte mi capitava di leggere cose non serie e poco rispettose verso i calciatori. Essere messi in discussione non fa piacere, ma è più un discorso di tutela verso i giocatori. Ora però ci sorrido, guardo i giornali pensando di trovare sempre qualcosa e mi faccio un'idea di come sarà la giornata. Quasi sempre sono cose buttate lì".
Lei ha detto mercato già finito. È vero?
"Francamente è stata una risposta di petto, ma anche con una logica. Pensando alla rosa dell'anno scorso, a maggio sapevamo che ci aspettava un mercato lungo e impegnativo, perché avremmo dovuto spostare 10-15 giocatori. Ci sono state alcune situazioni impreviste, altre erano più prevedibili per via di scadenze e via dicendo. A febbraio-marzo si inizia a fare un programma e quest'anno ci siamo resi conto che i giocatori da cambiare sono veramente pochi. Oggi l’Inter, se il campionato ricominciasse la prossima settimana, sarebbe competitiva, forte e in grado di affrontarla".
In questa stagione si deve andare oltre la logica dell'11+11?
"È una cosa che va analizzata in maniera più profonda a mio avviso. Uno dei successi e dei segreti, al di là della grande qualità di questa squadra, di quest'anno è stato avere i giocatori giusti, dando loro più o meno sempre la possibilità di allenarsi, giocare e con l'idea di essere sempre presi in considerazione dall'allenatore, dando anche a lui la possibilità di lavorare serenamente. Quando ci sono le rose tanto lunghe, poi tanti giocatori finiscono in panchina durante la partita, ma il problema è anche durante la settimana. Il problema è anche per gli allenatori che si ritrovano a fare scelte antipatiche nei confronti di alcuni giocatori che magari hanno un’esperienza tale che meriterebbero considerazioni differente. Preferisco piuttosto avere il numero giusto e quando c'è bisogno attingere eventualmente ai nostri giovani".
Il prossimo anno l’Inter avrà 5 attaccanti?
"Non lo so. A fine stagione affronteremo l’argomento con l’allenatore. Quest’anno abbiamo giocato con quattro attaccanti e lo abbiamo fatto molto bene. Non vedo perché si debba cambiare. Se c’è la possibilità di prendere un nostro giovane come quinto, per farlo crescere e usarlo nel caso in cui serva, è un’occasione che si può valutare. Mi viene in mente ad esempio Mkhitaryan che nasce seconda punta, poi ha fatto il trequartista. Oltre ad avere un'intelligenza calcistica sopra la media, è un giocatore come pochi ne ho visti in questa lunga carriera. All'occorrenza può anche fare l'attaccante, e il nostro allenatore, giovane e brillante, che ha lavorato benissimo con questo sistema di gioco, in passato ha provato esperienze diverse e magari proverà qualcosa di differente anche qui qualora mancassero gli attaccanti".
Si è scritto che avete chiesto tempo a Gudmundsson:
"L'unica cosa che ho confermato è che è un giocatore di qualità. Piace all’Inter, come al Genoa che è stata bravissima a prenderlo. Noi comunque abbiamo Arnautovic sotto contratto, dobbiamo fare valutazioni su Sanchez. E non dimentichiamo che abbiamo fuori Satriano, sta facendo molto bene in Francia e fa parlare di lui molto bene. C'è Oristanio a Cagliari, Carboni a Monza, gli Esposito in Liguria, con Sebastiano che sta facendo benissimo alla Samp. Con calma valuteremo ogni situazione".
Carboni può essere il quinto di cui parlavi prima? O per la sua carriera è meglio restare in prestito?
“Sinceramente per la sua qualità può stare all’Inter tranquillamente, e abbiamo grandi aspettative su di lui. Dobbiamo però valutare se è giusto portarlo qui e magari dargli poco spazio o farlo continuare a crescere fuori. Ha fatto molto bene a Monza, ha catturato l'attenzione della Nazionale argentina. Se vogliamo tenerlo? Lui come gli altri hanno contratti lunghi con l'Inter e siamo felici di farli crescere".
È più facile vendere, comprare o rinnovare?
"Nel calcio di oggi è difficile vendere bene, ci sono pochi trasferimenti importanti in una stagione. Il mercato è diventato importante per i grandi nomi o per i giovani di talento, nel mezzo, dove ci sono giocatori che si devono affermare ad un certo livello, si fa più fatica. E anche acquistarli è complicato anche per via dei prezzi assurdi".
Sarà un mercato a costo zero?
"Sarà un mercato simile a quello degli ultimi anni".
Ti spaventa o sei contento per la sfida?
"Non siamo spaventati, sappiamo a ciò che andremo in contro. Sarà un mercato diverso per alcuni versi dall’anno scorso, perché non avremo da ritoccare grandi cose. Quando dico che forse e abbiamo già finito il mercato non è una provocazione, ma una verità, per me la squadra è già pronta per la prossima stagione. Non abbiamo nemmeno necessità di cessioni, l'anno scorso ci saremmo anche tenuti Onana se non fosse arrivata quell'offerta del Manchester United".
Su Lukaku:
"Sì, la telefonata c'è stata ma ce ne erano state anche altre diverse. Ci sono state tante fantasie. Ci sono stati anche segnali diversi, lui è un bravo ragazzo. Quando abbiamo capito cosa stava per succedere si è chiusa lì, si è chiusa pure in maniera più civile di quanto sia stato raccontato. Poi lui ha preso la sua strada, noi la nostra".
Ha però cambiato le strategie?
"L'unica cosa che ha davvero cambiato le strategie è stata la scelta su Dzeko. Perché nel corso della stagione avevamo capito che non era il caso di andare avanti con entrambi perché si toglievano spazio e minutaggio l’uno con l’altro e non andava bene. Il primo anno era andata bene perché c’era pure stato l’infortunio di Lukaku e Dzeko era stato bravissimo. Se non ci fosse stata la problematica Lukaku avremmo rinnovato Dzeko. Thuram l’avremmo preso comunque e sarebbe arrivato comunque".
C'è qualcosa che ti ha sorpreso in particolare di Thuram?
"No. Eravamo convinti della sua qualità. Non siamo rimasti sorpresi perché lo avevamo seguito tanto. Pensavamo che la sua posizione ideale fosse proprio quella d’attaccante e non da esterno, ma quando è arrivato avevamo intenzione di farlo crescere piano, piano senza pressioni. L’abbiamo preso per essere titolare, infatti non era in dubbio la sua qualità ma le tempistiche dell’inserimento. Alla luce dell’inserimento che ha avuto, che è stata la vera novità, abbiamo poi completato il reparto con Arnautovic e Sanchez".
Su Arnautovic:
"Arna penso che sia stato condizionato da qualche problema fisico. Ed è normale, con la sua struttura fisica, che quando hai un infortunio di quel tipo ci metti un po’ a recuperare. Noi siamo contenti di lui, ha fatto quello che doveva fare. Ha dato un contributo importante non solo sul campo, perché è chiaro che il suo minutaggio non è stato altissimo, al di sotto anche delle sue aspettative, come per Sanchez. Marko su Lautaro e Thuram ci ha detto: ‘cosa posso dire su questi giocatori? Sono due campioni che hanno fatto una stagione pazzesca, io mi metto a disposizione cercando di dare il mio meglio'. Poi è chiaro che può sempre fare qualcosa in più, ma noi siamo stra-soddisfatti. Da fuori non si vedono tante cose, ma noi dirigenti, allenatore ecc le vediamo e come".
Sul rinnovo di Lautaro. Qual è la situazione?
"È una situazione normale che si ha in tutte le società quando si tratta di un giocatore importantissimo. A livello economico sposta molto quindi serve tempo. E quando si tratta di contratti del genere ci vuole tempo. Ma ciò non vuol dire che manchino le due cose più importanti, ovvero: la volontà del club qual è? Tenere Lautaro per tanti anni, è il nostro capitano, siamo stra-contenti di lui come calciatore e vogliamo che prolunghi. Qual è la volontà del giocatore? La stessa. L'ha ribadito tante volte, lui e il suo agente. Quindi è normale che dovremmo trovare il punto di incontro giusto. L'equilibrio lo stiamo ancora cercando, ma scade nel 2026, non c'è nessuna fretta. Se firma tra un mese o due non cambia i programmi dell'Inter né del giocatore che vuole continuare a stare qui e fare il capitano".
Barella è più semplice?
"Mah, la situazione è più o meno la stessa. Conosco Beltrami da trent’anni. Quella di Barella è una cosa ben avviata, nei tempi immagino possa arrivare prima di quello di Lautaro".
Prolungamento di Inzaghi?
"È una formalità, una cosa talmente scontata che non abbiamo parlato nemmeno dei tempi. Ci siederemo ad un tavolo e risolveremo la cosa in cinque minuti".
Su Calhanoglu e Mkhitaryan:
"Su Mkhitaryan ci abbiamo messo un po’ di più perché stava molto bene a Roma lui. Ci siamo infilati in un momento di difficoltà, stava pensando di rinnovare. La Roma forse ha tardato un pochino, lui è un ragazzo di principi di un determinato tipo e magari si aspettava arrivasse prima il rinnovo con la Roma e ci siamo inseriti. Abbiamo lavorato bene. Riguardo Calhanoglu c’è stato purtroppo il dramma di Eriksen, che è stata una situazione brutta, spiacevole e di angoscia. Eravamo molto preoccupati per lui, in primis per la condizione del ragazzo come uomo, e poi perché ci siamo resi conto che lo avevamo perso. Siamo stati bravi a capire insieme a Inzaghi quali erano le possibilità sul mercato e lo abbiamo convinto con una telefonata. Siamo stati convincenti, ha parlato col mister, e diciamo che è stata più facile rispetto a Mkhi".
Quando Dimarco è tornato dal prestito, ti immaginavi diventasse così forte?
"No, devo essere sincero. Abbiamo un merito: quello di non avere mollato mai il calciatore. Ci sono stati anni dove ha avuto infortuni, dove non è stato utilizzato, con allenatori che pensavano che non avrebbe potuto giocare. Non pensavo, il merito nostro è avere voluto sempre insistere nel prestarlo mantenendo il controllo. Chi è stato davvero illuminato e ha visto in lui cose che non avevamo mai visto è stato Inzaghi, è stato bravissimo, dopo tre allenamenti ha detto che da qui non sarebbe andato via".
Leao vicino all'Inter, è vero?
"Sì, abbiamo avuto un incontro a Londra con Gerard Lopes del Lille dove abbiamo studiato le condizioni ma non siamo andati avanti nemmeno col giocatore".
Ci sono giocatori ancora non citati che tu hai già in mente?
"Sì, questo è il nostro lavoro. Come è successo con Yann Bisseck: avevamo cinque difensori, e pur avendo Darmian e Carlos Augusto ci mancava una pedina lì. Bisseck era solo un anticipo, poi abbiamo insistito su Pavard".
Pensate di prendere un altro difensore centrale?
"Nell'immediato no, non sono previste uscite in quel reparto perché nessuno ci ha chiesto di andare via. Siamo a posto così, abbiamo giocatori forti, se poi i vecchi sono come Acerbi e Darmian me li tengo tutta la vita. Sono professionisti pazzeschi, un esempio per tutti gli altri. Poi io come direttore sportivo non posso dire che non mi piace Buongiorno, a me piace e tanto. Però non posso prenderli tutti".
Volevi Tiago Djalò?
"Sì. Perché non ha giocato? Va chiesto alla Juve... Noi volevamo prenderlo per giugno, avevamo anche l'accordo con il Lille, che era pronto a tenerlo ancora anche se c'erano altre squadre pronte a prenderlo sei mesi in prestito, lui ha deciso di andare alla Juve e siamo tutti contenti".
Ti svegli il primo settembre e sei contento se hai fatto plusvalenze o se hai confermato il gruppo?
"Se con questa squadra più i due giocatori già arrivati facciamo di tutto per essere competitivi e lottare per lo Scudetto, sarò contento".
Guardi ancora tante partite?
"Sì, anche di notte perché i direttori sportivi lavorano soprattutto la notte".
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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