Tra Inter-Verona e Udinese-Inter ci sono tante cose in comune. La sofferenza, ad esempio, ma soprattutto il risultato (2-1 nerazzurro in entrambi i casi), i due gol-fotocopia e la folle esultanza interista in pieno recupero. Scatenata dal solito protagonista last minute: Davide Frattesi. La partita del Bluenergy Stadium sembrava destinata alla beffa, così come quella giocata nella più recente Epifania nel pomeriggio di San Siro. Poi gli astri si sono allineati nel nome del classe '99 della Borgata Fidene, che negli ultimi istanti di gara ha appoggiato per due volte in rete il pesante pallone del 2-1. Scatenando il mondo nerazzurro, zittendo quello dei gufi e regalando sei punti pesantissimi alla banda di Inzaghi. Che dopo ieri sente ancora più vicina la seconda stella. 

L'urlo di Frattesi a San Siro è ormai un'immagine iconica, quello di lunedì a Udine ha contagiato tutte le componenti del club: dallo sfogo feroce di Piero Ausilio (che nelle vesti di capo ultrà abbraccia con forza Beppe Marotta e Dario Baccin) alle emozioni del campo, dove Lautaro si lascia andare ad un'esultanza in stile Zanetti a Siena mandando a quel paese un digiuno da gol prolungato da quel maledetto - ma anche benedetto - palo. Fino ad arrivare ai tifosi: da quelli che hanno colorato di nerazzurro le tribune del Bluenergy Stadium a quelli sparsi qua e là a Milano, in Italia, nel mondo. 

Frattesi è l'emblema di questa Inter, dove la vera forza è il gruppo. Dove tutti si sentono importanti e dove chi trova poco spazio e fa bene, proprio come l'ex Sassuolo, non pretende di giocare per forza. E non usa mai parole fuori posto: "Non è un problema, lo sa il mister e lo sanno tutti. Non sono uno che fa casino se non gioca; quando mi verrà data l'opportunità, darò il massimo sia dal 1' che a partita in corso", aveva detto dopo l'esordio in Champions in casa della Real Sociedad. "Siamo importanti anche noi che giochiamo di meno - le parole rilasciate invece a DAZN dopo la zampata da tre punti in Friuli -. Ci impegniamo sempre in settimana, siamo un bel gruppo. È una bella soddisfazione per me, meriti a noi e anche al mister. Anche chi gioca poco è sempre considerato". E qui c'è la mano di Simone Inzaghi, leader e condottiero di un'armata che, in attesa di cucirsi la seconda stella sul petto, è entrata nella storia diventando la prima squadra della Serie A capace di andare a segno in ciascuna delle prime 31 gare in una singola stagione.

Frattesi (come l'Inter) merita queste soddisfazioni, arrivate con la grande umilità e con il duro lavoro. Nella prima annata nerazzura ha agito da 'sesto uomo' (per usare in termine cestistico), entrando spesso dalla panchina e risultando decisivo con 7 gol - cinque in campionato, uno in Champions League e uno in Supercoppa Italiana - e 5 assist. Numeri clamorosi per una mezzala quasi mai titolare e che non ha mai pensato di poterlo diventare subito nel primo anno a Milano: "Non pensavo mica di essere titolare subito - aveva raccontato alla Gazzetta dello Sport a fine febbraio -. Sarebbe stato stupido anche solo pensarlo e poi il 100% dei centrocampisti di A qui non giocherebbe mai titolare. La panchina la vivo come una cosa normale, un’occasione di crescita, anche perché farlo in maniera diversa sarebbe controproducente. Non mi sono mai pentito di aver scelto l’Inter". E neanche l'Inter si è mai pentita di aver scelto lui. Perché Frattesi ha capito davvero cos'è l'Inter. 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 10 aprile 2024 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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