Circa cinque mesi fa il primo cittadino di Milano, Giuseppe Sala, disse alla Gazzetta dello Sport che se fosse stato per Zhang Jindong si sarebbe seduto al tavolo per parlare dello stadio già dal giorno successivo. C'era un problema, lo stesso che sussiste tuttora: senza il Milan non si può avviare alcun discorso riguardante San Siro.

Non ci sembra che dalla parte opposta della città si stiano facendo le corse per risolvere i problemi legati al closing, passaggio ultimo per capire con chi ci confronteremo nella futura rincorsa alla supremazia cittadina. Potrebbero anche essere fatti del Diavolo, se non fosse che lo stadio non è un dettaglio al giorno d'oggi. Da quando ha inaugurato l'impianto di proprietà la Juventus vince e costruisce soprattutto in casa il proprio dominio. Molto ha fatto il mercato, l'arrivo di determinati giocatori, ma l'apporto del nuovo teatro è innegabile. L'Udinese ha da poco messo piede nella Dacia Arena. La Roma ha finalmente risolto il tiramolla con il Comune. La Fiorentina ha presentato oggi il progetto. A Milano, la laboriosa e sempre innovativa Milano, nulla.

I sentimentalisti non riusciranno a capacitarsene, ma abbiamo bisogno di una casa nuova. Abbiamo bisogno di entrare nel calcio moderno e di farlo il prima possibile. Cominciare ora il percorso vuol dire concluderlo (forse) tra cinque anni. Non si può più attendere che Berlusconi e i suoi eventuali successori decidano cosa fare del proprio club, bisogna pensare all'Inter, possibilmente staccandosi dal Milan proprio per evitare che nei prossimi anni si debba passare attraverso i tempi altrui.

Ad Appiano Gentile si è potuto ricostruire la Pinetina trasformandola nel Suning Training Center, senza tralasciare il riferimento ad Angelo Moratti. Per lo stadio non è così semplice. La proprietà sarà sempre del Comune, mai delle società e questo è un grosso limite. La nuova casa nerazzurra potrebbe quindi diventare un Suning Stadium, o qualsiasi altro marchio vorrà metterci il nome dietro lauto compenso, lontano da San Siro. Magari con un altro “In memory of” dedicato a una personalità che ha fatto la storia. A Facchetti è stato dedicato il vecchio “Interello”, ma c'è sempre tempo per intitolargli anche la nuova casa. Uno stadio che ci porti nel futuro e nella gloria. Innovativo. Vincente. Splendidamente nuovo. Un catino nerazzurro. Solo ed esclusivamente dell'Inter.  

Sezione: Editoriale / Data: Sab 11 marzo 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Todisco
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