Nelle due settimane che hanno portato alla sfida con il Sassuolo gli argomenti principali all'interno del mondo Inter sono stati due: il recupero di Guarin dopo le ennesime vicissitudini di mercato e l'inno che accompagnerà l'ingresso in campo dei nerazzurri (questione risoltasi nella giornata di ieri con Rosita Celentano che ha annunciato via agenzie l'accordo siglato nell'aprile del 2014 per riportare Pazza Inter a risuonare all'interno del Meazza).

Tutto è bene quel che finisce bene. Giusto? Sì, ma quello che ha fatto sorridere e anche un attimo vergognare chi vi scrive è la situazione creatasi in questo interregno e specialmente nelle ultime due settimane. Da quando la canzone della Celentano è scomparsa dal prepartita nerazzurro, con buona pace di tutti, al suo posto riecheggiava "C'è Solo l'Inter" di Elio e cantata da Graziano Romani e tutto ciò è andato avanti sino all'esordio stagionale contro lo Stjarnan. Tutto è filato liscio come l'olio, sì ogni tanto qualcuno lamentava l'assenza dell'inno cantato dai giocatori nerazzurri, ma era qualche voce sporadica. Se non che allo scoccare del periodo più vuoto per il calcio (pausa per le nazionali stiamo parlando di te) si è sentita la necessità di sollevare un polverone su questo caso. La Celentano che cinguetta in maniera criptica, tifosi VIP che si improvvisano novelli Mogol e Battisti componendo canzoni che lascio giudicare ai tifosi per non dover poi esporre i miei gusti musicali (rimane comunque apprezzabile e ammirabile l'impegno di Giacomo “Ciccio” Valenti e di Gianfelice Facchetti, autori degli altri due pezzi, sia chiaro). Una situazione che è stata a lungo in bilico sul confine fra la comicità e il ridicolo, ma che per fortuna è terminata senza portare strascichi dietro di sé. Adesso che tutta la querelle è terminata, sebbene personalmente abbia ancora dei dubbi da voler chiarire, è necessario tornare a pensare al campo e alla squadra e questo è rivolto verso i tifosi.

Sì perché i tifosi, aiutati dal fatto che non ci fossero partite degne di nota, se non quelle della Lega Pro, hanno iniziato non solo ad esporre ognuno i propri pensieri, come è giusto in una democrazia, ma anche a discutere animatamente in merito. Se non fosse chiaro l'inno non è che un qualcosa in più che, anche se non ci fosse non muterebbe assolutamente né il gioco del calcio in sé, né la concezione che un tifoso deve avere della propria squadra. Si può fare anche a meno insomma, non è “Pazza Inter”, né “C'è Solo l'Inter” o le due nuove proposte a determinare quanto si debba tifare. Ci sono squadre in molte leghe professionistiche non hanno un inno eppure giocano tranquillamente. Banalmente, anche il tanto lodato “You'll Never Walk Alone” cantato dalla Kop non è che una canzone del gruppo Gerry and the Pacemakers rintracciabile sul lato A del loro 45 giri pubblicato nel 1963, utilizzato dai tifosi dei Reds per caricare i loro giocatori (cosa fatta anche dai tifosi del Celtic Glasgow).

Certo, un bell'inno crea un'altrettanto piacevole atmosfera, ma non è la canzone in sé a fare ambient: è la passione dei tifosi a incutere timore agli avversari e caricare la propria squadra. Per assurdo si potrebbe cantare anche “Azzurro” di Celentano o “La dura legge del gol” degli 883 per creare un'atmosfera particolare a San Siro, perché l'importante sono i tifosi e non la canzone che li accompagna in campo. Detto ciò adesso si deve tornare in campo e cercare di vincere contro il Sassuolo per mettere a tacere le malelingue. Una preghiera ai giocatori però: pensate ai cuori dei tifosi, loro vi amano, pertanto non siate pazzi perché sarà così sempre e comunque. A prescindere dal sottofondo musicale.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 14 settembre 2014 alle 00:00
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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