"Intanto complimenti per il vostro ottimo lavoro. Ricordo senza nostalgia i tempi in cui per sapere qualcosa della nostra squadra del cuore ci si doveva accontentare di due righe sul televideo. Ora ci fate sapere tutto con grande competenza e ottimi editoriali. In particolare Lapo De Carlo è, secondo me, il migliore e più lucido commentatore della nostra squadra in assoluto, considerando sia tv che giornali.
Per la partita con il Celtic dopo i primi 20 minuti ero quasi commosso da come la nostra Inter giocasse bene, con ritmo e ottime trame. Poi abbiamo reso testimonianza alla nostra storia, non per niente il nostro inno è “Pazza Inter” e non “Solida Inter”.
La difesa resta un grosso problema. Specialmente in epoca di Fair Play Finanziario non ritengo sia fair lasciare in panchina il giocatore più pagato, Vidic, del quale avremmo un grande bisogno.
Forza Inter!".
Fabio
"Non si possono prendere le difese di una difesa che non c'è. dietro abbiamo tre comici che nulla hanno a che vedere con il gioco del calcio: quell'improponibile Ranocchia che continua a dormire estraneo alle vicende in campo sembrando sempre più Pippo l'amico di topolino e pluto.
Jesus, giustamente povero cristo, che al massimo può giocare in Eccellenza e Campagnaro che è voluto rimanere per dimostrare la sua inutilità. Per fortuna che Jonathan è rotto...
ma chi ce li ha lasciati in eredità? E' vero nelle eredità ci possono essere anche delle passività, ma proprio a noi dovevano toccare i debiti più grossi?
una domanda:
PERCHè IL PAREGGIO DELLA FIORENTINA è D'ORO E QUELLO DELL' INTER NO?
Ah, perchè per il Celtic sarà facile pareggiare 4 - 4 al ritorno!!!".
Luigi
"Gentile Redazione,
Sono tifoso interista da tanto tempo e le scrivo perche vorrei che Mancini capisse che con una difesa del genere non si potra ottenere niente di buono.
Ranocchia si e dimostrato piu volte inadatto a gestire la difesa dell'Inter e sopratutto la responsabilita della fascia di capitano. Questo giocatore e all'Inter da quattro anni e non ha mai dimostrato di potersi meritare la maglia. Dopo tutte le figuraccie che ha fatto, mi viene da pensare che ha qualche raccomandazione forte ai piani alti della societa, altrimenti non mi spiego per quale motivo si continui a puntare su di lui.
Io credo che non ci sia nemmeno un tifoso nerazzurro che voglia vedere Ranocchia in campo, quindi spero che voi possiate convincere l'allenatore e la dirigenza a disfarsi al piu presto di questo giocatore, e far giocare Vidic o Andreolli, se davvero si vuole dare un senso a questa stagione.
Saluti".
Emanuele
"Non lascio miei commenti da quando WM e' stato allontanato, azione che ho condiviso ma oggi vorrei scrivere solamente qualche righino: Allontanate Ranocchia, togliete quella fascia che non merita di portare e che con tanta facilità gli è stata data. Ogni domenica è portatore di guai. È un orrore vederlo ed associarlo a chi di quella fascia ha sempre portato alto l'onore, il reparto difesa è inguradabile. Grazie".
Giuseppe
"Gentile redazione,
scrivere di calcio in un pomeriggio (di venerdì scorso) nel quale stava imperversando la bufera Lotito, può essersi rivelato esercizio non agevole, ma se l’ho assecondato - a parte per la passione che, comunque, ne conservo - sarà forse per testimoniare con consapevolezza (pur avendo dovuto tapparmi le narici per non respirarne, idealmente, l’ennesimo ciclico fetore), di far parte di quella “collettività” per la quale “il pericolo più serio è una rassegnata assuefazione al malaffare”. Queste ultime parole rappresentano un significativo estratto del discorso del Presidente della Corte dei Conti, pronunciato non più tardi di martedì 10/2 all’apertura dell’anno giudiziario 2015. D’altronde non è per autocelebrarsi, ma il sottoscritto aveva già colto nel segno (anche se, a mente lucida, non ci voleva molto ad “arrivarci”....) in uno dei punti della mail che, gentilmente, gli avevate pubblicato lo scorso 7/2, argomentando quasi con le stesse pa
role (“....si realizza l’assuefazione ad una certa ‘illegalità’ in questo paese, non ultimo nel settore sportivo.....”). Si vorrebbe tranquillizzare: il sottoscritto non ha parenti alla Corte dei Conti, né ha ricevuto soffiate da chicchessia, quindi non c’è in atto alcun “conflitto di interesse”. Sarà semplicemente che, essendo ragioniere, “i conti riesce a farseli da solo”, senza far parte di un organo collegiale come una corte di giustizia.....
Ed è appunto con l’ironia che cerco di far scudo ad una passione così tanto esposta - mai come adesso - a rischi e pericoli che tanti, troppi addetti ai lavori avevano dipinto - fingendo - come estinti. Ed invece mi ritrovo, una volta tanto, a dover dar ragione al pur detestato Giuliano Ferrara, parafrasando una delle sue ultime farneticazioni: da “morto un patto se ne fa un altro” se ne potrebbe ricavare - in salsa calcistica - un nuovo simil-epitaffio del tipo “radiato Moggi, si profila un altro manovratore”.
Ma andiamo al punto. A quelli bravi che amano filosofare su “la vita si articola come un ..... treno”, noi lettori - “calciofili semplici” - potremmo invece ribattere, molto umilmente, che “la classifica si sviluppa sempre per ..... trend”. Si dovrebbe aggiungere, ora, pure la versione di Lotito, anche se non richiesta - estratta dalla telefonata con “l’accusatore” Iodice - che, per fortuna, non è in Latinorum e non è manco in rima, ma è comunque significativa: “La vita è un set di un film”. Un film già visto (con Moggi?), il cui messaggio si potrebbe, comunque, interpretare così: gli ottimisti continuerebbero ad accusare i gufi ed i disfattisti di voler seppellire, a prescindere, la speranza di un futuro migliore ed i pessimisti, per contro, rinfaccerebbero ai “collusi” di contribuire solo alla mistificazione ulteriore della realtà.
Ed allora - “sfogato” questo ardito insieme di aforismi - che l’inizio del 2015 potesse rivelarsi abbastanza propizio in ottica nerazzurra (o forse, sarebbe meglio dire solo un po’ meno infausto di prima, anche se - per ora - limitatamente all’ambito meneghino), nessuno avrebbe mai potuto immaginarlo, né annunciarlo, nemmeno il “collodiano” e “seriale” - più che serio - premier twitterino (solitamente così prodigo di metafore calcistiche sui social di cui abusa) e men che meno il “sommo”, ma silente, “neo-tifoso” presidenziale. Nello scorcio stagionale dell’ultimo mese e passa di campionato (detto anche dell’amaro e comune destino nei due turni disputati della Coppa nazionale), i nerazzurri - rispetto all’altra squadra di Milano (si tacciano, per favore, i simpatizzanti del Brera...) - stanno uscendo nettamente vincitori nelle principali statistiche del periodo: l’Inter ha totalizzato, finora, più del doppio dei punti (11 contro 5), una volta e mezza i gol realizzati (12 vs 8), il triplo delle vittorie (3 vs 1) e sì, mettiamoci pure lo score dei pareggi che, come dice la parola stessa, non poteva che finire pari - 2 a 2 - e che tanto male non fa (“Abondantis adbondandum”, direbbe Totò). E, come per le ciliegie, la metà delle sconfitte subìte (2 anziché 4) ne tira quasi un’altra, quella dei gol presi (7 contro 12). I nerazzurri, almeno fino a domenica scorsa esclusa, si erano dimostrati così “ecumenicamente democratici” da riuscire a far contenti, idealmente ed in un colpo solo, sia certi nostalgici della DC quanto, indirettamente, finanche il Santo Padre (con l’esortazione a fuggire dalle iniquità, nel suo videomessaggio inviato ai partecipanti a “Le idee di Expo 2015”) e, di sicuro, gli eventuali emendatori della nuova legge elettorale: nel senso che in 6 partite disputate da inizio anno - prima di Bergamo - l’Inter aveva realizzato un percorso “equo”, con 2 “preferenze” c
he erano andate alla casella delle vittorie, altrettante a quella dei pareggi e le altre 2 alla casella delle sconfitte ed il tutto senza alcun “capolista bloccato” (nel senso che Thohir era sì rimasto a lungo a Giacarta, ma era sbarcato a Milano tutte le volte che era servito...). Poi, domenica, il “premio di maggioranza” (i milanesi hanno finito in 11 vs 10....) conseguito finalmente in quel di Bergamo, terra sempre ostica - dal punto di vista sportivo - con la rivalsa di tante “scortesie” subìte fra le mura domestiche negli anni recenti e, forse, anche con la visione della famosa luce in fondo al tunnel: l’eventuale oscurità delle prossime gallerie scozzesi e sarde ci dirà, comunque, di più. Ma è stata quasi una sorta di chiusura del cerchio (dall’ultimo Mancini ivi vincente nel 2008 a quello trionfante di domenica) che si spera si riveli veramente “magico” e non certo fasullo come altri di diversa matrice .....
Esaurita la “noiosa” digressione simil politico-religiosa, si è constatato con piacere che ora i nerazzurri hanno superato in classifica i rossoneri, ma senza che si siano scatenati quegli appositi apparati mediatici - per noi fortunatamente inesistenti - che altrove, a parti invertite, avrebbero già provveduto ad editare e spargere nell’etere peana e profusioni salivari a gogò, con conseguente usura di dita e lingue. Il tutto potrà pure sembrare una vittoria di Pirro - che non è da confondere, naturalmente, con colui che ha già giocato (e parzialmente vinto) in tutti e tre i top team del nord Italia - ma, come dice il proverbio, “chi s’accontenta (per il momento) gode”, che potrebbe benissimo fare il paio col titolo dell’editoriale odierno del Vs. Direttore F. Costantino: ”Non si butta via nulla, di questi tempi”. D’altronde, è meglio un piacere subitaneo che una libido (forse) differita. La classifica del campionato è opportuno non guardarla anco
ra, anche se da ieri sera, con tutta probabilità (al di là dell’ennesima incazzatura finale), potremmo pure incominciare, idealmente, a preparare una borsa da viaggio - magari imbottendola via via di confezioni di calze (per signora) - per un’eventuale trasferta “finale” in terra polacca “doppiamente gaudente”, alla stregua di Carlo Verdone nella sua mitica pellicola “Un sacco Bello”.
Un altro argomento di (relativa) letizia per gli appassionati neroblù potrebbe essere l’ulteriore constatazione delle vicende umano-sportive che stanno affliggendo da qualche tempo Adriano Galliani. Non è proprio un bel periodo per il geometra brianzolo, già intento com’era - dall’ultimo mercato - ad aggiornare il suo bestiario di imprecazioni da stadio, tentando di eliminare quell’epiteto “Porca Paletta”, così poco consono ai canoni dialettici di “Condom-inio Milan” (la sicurezza non è mai troppa....): non sia mai che, magari influenzato dalla lettura delle motivazioni da poco depositate dai giudici nel processo d’appello Ruby-bis (quello parallelo a carico del “trio adescàno” o “adéscano” - con doppia accezione tonica - Mora, Fede e Minetti, operativo nelle cosiddette “cene eleganti” del suo padrone), venga indotto ad improvvide allusioni circa (eventuali) attitudini sessuali “trasgressive” dell’ex difensore parmigiano - ora in
forza ai rossoneri e per giunta pure infortunato - né tantomeno sia eroso dall’invidia per la di lui capigliatura, leggermente più folta della propria..... Non gli bastassero, infatti, i dubbi sulla scelta tecnica e sulla fiducia ormai a termine per l’allenatore piacentino, le incazzature per la vagonata di reiterate superpippe (che non sono il femminile plurale di Inzaghi...) rifilate dal Chelsea di Mourinho (e materializzatesi nelle vesti di Essien, Van Ginkel, Torres e - per la par condicio - anche in quelle dell’ex dirimpettaio Wallace), nonché i mai superati problemi di convivenza con la co-CEO Barbara - delfina di casa Arcore - in casa Milan, da sabato 7/2, è stato fatto scoppiare anche il (presunto) bubbone a riguardo della produzione (in proprio o meno) delle riprese TV sui campi della Serie A da parte delle varie società. Il tutto, usando come pretesto il gol (in inesistente fuorigioco) che el senor Tevez si era visto convalidare nell’ultimo Juve-Milan,
pur non suffragato da immediate immagini televisive, nella fattispecie autoprodotte dai bianconeri, che sarebbero state oggetto, invece - a detta di Adriano G. - di palese manipolazione. E che da allora lui sta cavalcando per chissà quali reconditi fini o lotte di potere intestine alla Lega Calcio. In realtà, sembrerebbe tutto abbastanza chiaro, nel senso che nella riunione di Lega di venerdì scorso dovrebbe essere stata approvata la proposta di “trasferire” la produzione e la gestione delle immagini televisive in esclusiva alla Lega di Serie A, attraverso un probabile loro appalto allo stesso advisor di fiducia di prima, la Infront Italia, ma quest’ultima con un’altra denominazione sociale, essendo stata appena acquisita dalla cinese Dalian Wanda Group del magnate Wang Jianlin. E le dichiarazioni rilasciate a caldo dal presidente di Infront Italia, Marco Bogarelli (uomo Fininvest), sembrerebbero avvalorare questa ipotesi. Sì, insomma, a governare la Lega di Ser
ie A resterebbero, praticamente, gli stessi personaggi di prima, nel più gattopardesco dei polveroni mediatici e con buona pace degli atavici conflitti di interesse. Pertanto, sempre con Galliani e Lotito in prima fila salvo, per quest’ultimo, ulteriori deleteri sviluppi della triste vicenda legata alla sua telefonata “rubata”, tipo la decisione di Tavecchio (pressato da Governo e Coni) di toglierli subito la delega per le riforme e paventargli la prossima richiesta delle sue dimissioni da consigliere federale.
Da ultimo poi, non si può non disquisire con sottile piacere, ma feroce ironia di quanto appaiano “volatili” i titoli azionari di Casa Milan nel mercato finanziario globale, a tal punto da aver attirato nei giorni scorsi - pur da notevole distanza - le attenzioni molto interessate anche di “api” straniere, in particolare di una tailandese, tal “Bee” Taechaubol, da Bangkok. Probabilmente, però, così tanto “fuorviata” dal presunto inquinamento elettromagnetico causato dai ripetitori di Mediaset (o forse “solo” per effetto dei primi ingannevoli tepori primaverili lombardi) o, comunque, così “mal informata da compagne locali”, da ignorare che di “miele” - nelle arnie rossonere - ce n’é davvero pochissimo; ma soprattutto che le nuove infiorescenze, “minorenni” comprese, nella zona di Arcore e dintorni sono state già da tempo tutte “impollinate” o, quantunque “silenziate”, dall’ex “cavaliere” - nelle vesti di calabrone e non cer
to di baco da seta - in occasione dei “misteriosi” voli in libera uscita dalla sua celletta nell’alveare di Cesano Boscone.....
Ad ogni modo, tornando (forse) seri, anche se il suddetto teatrino tra Milan e Juve è stato creato ad arte, fra i due contendenti si sono detti davvero, pur cinguettando, peste e corna, con viva e vibrante soddisfazione - direbbe il Napolitano di Crozza - delle testate sportive che, a calciomercato chiuso, non avrebbero saputo come altrimenti sollazzarci (“così mangiano anche i servi...” potrebbe argomentare qualche satiro perfido). All’uopo si erano resi operativi, infatti, vari manipoli di monatti (con la “n”, me racumandi, nè!) mediatici, molto pronti a raccogliere, idealmente, “le povere vittime domestiche” (sparse fra “l’eventuale” opinione pubblica) di questa “polemica farsesca e speciosa” (una volta tanto la comunicazione sabauda è stata “unta” dalla lucidità), per il definitivo trasporto delle conseguenti baruffe - nei salotti televisivi - all’inevitabile oblio....
Par quasi di poter dire, con tutti questi “richiami pestilenziali” di matrice manzoniana, che si sia passati dalla “Santa Alleanza” (tra Juve e Milan) ai Promessi Sposi (mancati).
E così, dalla problematiche assortite del geometra Galliani al work in progress dell’architetto Mancini, provvisto di cotanti attestati di frequenza di prestigiose “università calcistiche” inglesi e turche, il passo è stato breve: con gli appassionati nerazzurri finalmente dediti ad un’attenta valutazione dei futuri margini di crescita di quest’Inter così camaleontica che, sotto la guida di un tecnico capace e flessibile, nonché gratificato di acquisti invernali - pare - indovinati, potrebbe far prefigurare, dopo domenica scorsa e salvo future ricadute, orizzonti sportivi addirittura insperati.
Anche perché sembra proprio che il vento sia cambiato, come si augurava lo stesso F. Monti del Corsera ad eliminazione dalla Coppa nazionale ancora calda. Infatti si riesce a mettere in fila una serie di “eventi” che sembrerebbero effettivamente obbedire alla legge non scritta della compensazione, invertendo il recente trend non favorevole:
Lascia stare i Banti....: sono dovuti trascorrere ben 8 anni, 3 mesi e 102 giorni dalla 1ma direzione dell’Inter (esattamente dal 5/11/2006 al 15/2/2015 = 3.024 gg condensati in 23 arbitraggi) affinché l’arbitro livornese ravvisasse gli estremi per la concessione del “suo” 1° rigore a favore dei nerazzurri. A conservare questo tabù, concorrono, all’opposto - testardi ed indefessi - un paio di direttori di gara, esclusi ovviamente quelli esordienti o con uno score di presenze ancora limitato: “provvisoriamente” il toscano Rocchi, forse “ferito” (nell’orgoglio e nello stipendio, poverino!) da una ricusazione biennale interista, durata dall’ottobre 2011 al settembre 2013, dopo le incresciose malefatte di un’Inter-Napoli, che ha fatto dilatare la sua astensione da “atti impuri” a ben 9 anni e 3 mesi; e l’abruzzese/pugliese Celi, ancora in convalescenza dopo un incidente stradale, con “soli” 9 attestati di “castità”; “definitivamente”
, invece, il ligure De Marco, essendo stato dismesso dai quadri tecnici giusto nella passata stagione, con ben 17 direzioni “vergini” finite in archivio;
Quello lo segnavo anch’io: i due gol clamorosamente mancati dagli avversari, con la porta sguarnita ed il punteggio ancora in bilico, nelle due ultime partite di campionato. I tifosi nerazzurri ringraziano sentitamente Dybala del Palermo e Pinilla dell’Atalanta;
Cacciatore di Colombi-a: prima doppietta in Serie A del redivivo Guarin, dopo un’attività “venatoria” triennale all’Inter poco proficua; nella sua personale armeria, in realtà, figura in dotazione un’altra doppietta, ma quella volta fu “usata” durante una battuta di caccia europea (in EL 2012-13 contro i rumeni del Cluj);
Bergamo horribilis: dalle parti di Bergamo, giusto nella settimana prima di Atalanta-Inter, si è scatenato il terremoto scommesse che ha annunciato, a breve, (Colan)tuoni e fulmini sull’allenatore romano, il quale non è stato in grado - per sua stessa ammissione - di dissimulare il “disagio psicologico” per la notizia del suo coinvolgimento (imprevisto?) nell’indagine sull’ennesimo scandalo del calcio, accusato dalla procura di Cre-mona (detto “simpaticamente” alla veneta) di due reatucci come frode sportiva ed associazione a delinquere: mica robetta! Se mai sarà, chi è causa del suo mal piangerà se stesso: con buona pace di Doni, Zamagna e Santoni (sic!), i quali più che i tre “Re Magi d’Oriente” (da Singapore, per la precisione), ricorderanno a Colantuono, in rima, che dei “magheggi” hanno fatto, forse, un espediente;
Bergamo felix: da ultimo, anche la designazione di Mazzoleni, bergamasco, per la direzione di Cagliari-Inter può rivelarsi una sorta di “onda lunga” della recente vittoria sul campo orobico, di quell’altra nella finale della Viareggio Cup da lui stesso diretta e, chissà, la perpetuazione dell’etichetta di “portafortuna” interista - nonostante di secondo nome faccia Silvio.... - “certificata” dal suo score “bonario” in tema di rigori assegnati nelle partite dei milanesi: è l’unico, in tutto l’attuale panorama arbitrale di Nicchi e Messina, con ben 7 massime punizioni concesse a favore e nessuna contro in sole 12 direzioni. Per i complottisti del settimo giorno... una sorta di “pecora nera”, anzi nerazzurra.
Cordiali saluti.
P.S.: mi auguro vivamente che tutte le predette considerazioni (in buona parte a sfondo ironico e/o satirico) non urteranno più di tanto, qualora pubblicate (ma temo sia un’ipotesi altamente improbabile), la “suscettibilità” di certi Vostri “amici editoriali.....” Ed anche se fosse, pazienza: se ne faranno una ragione. Altrimenti mi domanderei per quale motivo avreste comprato (Voi e loro?) una (probabile) copia di Charlie Hebdo, qualche tempo fa: solo per assecondare, all’italiana, una delle tante mode passeggere? Dareste così ragione al messaggio di quella illuminante vignetta comparsa, due domeniche fa, su un quotidiano nazionale in cui l’autore, facendo dimenticare all’italiano medio la corretta ortografia del famoso slogan “Je suis Charlie”, gli fa declamare una chiosa “autogiustificativa”:
J’étais...
charl.....
....
charlotte...
....
charmant...
chagall...
è passato
un mese....
vattel’arricordà!".
Orlando
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