L’avvocato Pierfilippo Capello, esperto di diritto sportivo e figlio del c.t. della Russia Fabio, è consulente per il mercato italiano di FairPlay Capital, uno dei tre soggetti appena autorizzati dalla Ligue 1 a operare in Francia. La Gazzetta dello Sport lo ha intervistato per fare luce sul modus operandi della società a cui appartiene, che differisce da quella dei fondi fin qui noti. "I fondi “tradizionali” giuridicamente non sono fondi, ma società di capitali che hanno regolamenti un po’ particolari, soprattutto quelli che hanno sede in Paesi con regimi fiscali diciamo particolari. FairPlay opera in modo diverso. Ha sede in Lussemburgo ed è autorizzato a operare in ambito finanziario dalle istituzioni europee. Ci è voluto oltre un anno per avere l’ok dalle autorità di vigilanza lussemburghesi a operare come fondo". 

Cosa fa FairPlay Capital?
"I fondi solitamente fanno tpo, sulla cui legittimità sportiva ci sono discussioni in atto, anche se non possiamo negare che esistano. FairPlay è diverso. Non entra nel mercato dei calciatori, non acquisisce percentuali sui diritti sportivi, ma finanzia i club che vogliono acquisire giocatori che magari non si possono permettere".

Alcuni fondi già lo fanno.
"La novità è che il tutto è regolamentato dall’emissione di un bond. La società di calcio emette un bond a 3-5 anni del valore del finanziamento ricevuto, con restituzione parziale ogni anno. In Francia l’autorizzazione riguarda proprio l’emissione del bond".

E quali sono i vantaggi per il fondo?
"Mettiamo che un club compra un giocatore per 2 milioni emettendo un bond da 1,5. Se lo vende a 1, FairPlay non ha attività speculativa ma rientra dell’investimento da 1,5. Se lo vende a 3, FairPlay prende una percentuale sulla plusvalenza realizzata. La capacità del fondo è quella di avere analisti in grado di decidere se il giocatore ha un’alta probabilità di generare plusvalenza".

Non un Bale, quindi...
"Chiaro che non si finanziano i 100 milioni per il gallese, perché difficilmente sarà rivenduto a una cifra più alta. Diciamo che uno come Icardi dell’Inter sarebbe l’acquisto ideale. Un club non fatica a trovare 10 milioni per il grande nome. È più difficile convincere un presidente a spendere magari un milione per il giovane di prospettiva. Quante volte, anche in Italia, abbiamo sentito parlare di un grande talento, giovanissimo, che poteva venire in Italia ma che costava troppo? Ecco, è questo tipo di operazione che diventa utile al club e agli investitori del fondo. E visto il tipo di possibile plusvalenza, è sufficiente che uno o due vadano a buon fine per fare profitto".

FairPlay arriverà anche in Italia?
"Non ancora. Prima di operare, troviamo giusto interfacciarci con federcalcio e Lega: stiamo preparando un dossier articolato da presentare alla Figc". 

 

Sezione: News / Data: Mar 23 settembre 2014 alle 10:34 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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