'L'attesa del piacere è essa stessa il piacere'. Va bene pure per questo scudetto? "Eh no, una volta raggiunto, il piacere, sarà bello poterselo godere, quindi aspettiamo". Lo dice Alessandro Bastoni, intervistato oggi dalla Gazzetta dello Sport.

Lei non era a Udine. Ma a casa ha esultato con la stessa intensità dei compagni in campo?
"Sì, sì, mia figlia già dormiva e l'ho svegliata con le urla. Sapevo e sapevamo tutti dell'importanza del risultato, volevamo mantenere il margine sulla seconda, l'euforia si spiega così".

Lei ne ha già vinto uno: quali sono le differenze, per lei e per l'Inter tutta, tra questo scudetto e quello del 2020-21?
"Con Conte già da inizio anno eravamo attesi. Stavolta no: io non ricordo un addetto ai lavori mettere l'Inter avanti in partenza. E intendiamoci: neanche noi sapevamo quali uomini, al di là dei calciatori, sarebbero entrati in gruppo. E dunque lo scudetto sarebbe una bella rivincita per noi che abbiamo fatto integrare i nuovi. Ecco, sarebbe un successo del gruppo Inter".

Ok, però di seconda stella avete parlato voi fin dalla tournée estiva. Da cosa nasceva la convinzione? Da Istanbul?
"Anche, ma in generale da tutta la seconda parte della scorsa stagione. Ci siamo parlati anche tra noi calciatori, dopo un avvio brutto, uno dei momenti più difficili vissuti all'Inter. Da quel momento le cose sono cambiate".

La prima occasione per cucirsi la seconda stella sarà probabilmente il derby. Per i tifosi è una motivazione in più. Lo è anche per voi squadra?
"È bello vincere il derby a prescindere da tutto, che questo possa decidere lo scudetto è un caso. Vogliamo la partita per noi stessi, per i tifosi, per tutto".

Cinque vittorie di fila col Milan dunque non sono bastate?
"Assolutamente no. Neanche fossero 50 o 100. Direi lo stesso per qualsiasi altro avversario".

L'Inter ha la possibilità concreta di raggiungere quota 100 punti: vi stuzzica l'idea?
"Sicuramente sì. Però la nostra priorità è cucirsi la seconda stella, i 100 punti non sono un'ossessione e non sarebbe certo un fallimento non arrivarci".

Ci racconta com'è nata l'Inter di quest'anno? Perché lo scambio di posizioni è un piacere e un anno fa non era così.
"Il mister ci ha suggerito l'idea di mobilità che si vede. Ma tutto ha origine dalla disponibilità e dall'atteggiamento mentale generale: se io vado in attacco, Lautaro o Mkhitaryan sanno che devono andare in difesa. Tutti difendono, tutti attaccano: c'è un codice che rispettiamo, sappiamo ciò che dobbiamo fare ed ecco che viene fuori l'Inter che vedete voi".

A proposito di partite: che effetto le ha fatto vedere Atletico Madrid-Borussia? Rimpianti?
"Eh, sì. Ma se non siamo passati vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa, è un motivo in più per riprovarci il prossimo anno. L'errore è stato subire subito l'1-1 a Madrid dopo essere andati avanti. Ma è il calcio...".

Ma cosa manca all'Inter per essere costantemente all'altezza delle grandi d'Europa?
"L'abitudine a giocare quel tipo di partite. Prima di Inzaghi l'Inter non arrivava agli ottavi da un'infinità. Ma stiamo crescendo, anche qui. Pensate al fatto che viviamo con rammarico il fatto di essere usciti agli ottavi con l'Atletico, mentre due anni fa era quasi un evento essere eliminati dal Liverpool: questo è già un grande cambiamento".

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 13 aprile 2024 alle 08:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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