Oggi potrebbe essere una giornata difficile per il tifoso interista. Non nascondiamoci dietro a un dito, se stasera la Juventus la alzasse sotto il cielo di Cardiff non sarebbe certo una gioia per i nostri occhi. Ma senza generalizzare, perché ognuno è diverso, parlo delle mie sensazioni. Prima di tutto, a scanso di equivoci, non rosiko, come si usa dire sui social, né mi nutro di Maalox. La prenderei con filosofia, perché alla fine è un gioco e prima o poi certe cose capitano. Ovviamente sarebbe meglio toccasse ad altri, ma la realtà è questa e bisogna accettarla. Giusto comunque sottolineare, nonostante sia in corso un confronto preventivo e mediatico tra chi ce l’ha più lungo, che il Triplete centrato sette anni fa dall’Inter non è in competizione con nessun altro. Resta lì, nella storia del calcio, e al massimo stasera verrà eguagliato dagli altri. Non superato, eguagliato. Ergo, c’è chi è arrivato prima e chi è arrivato dopo, cronologicamente parlando. E il fatto di arrivarci dopo 6 scudetti, neanche fosse una rincorsa più lunga, non cambia le carte in tavola. Nessun in bocca al lupo alla squadra italiana in campo stasera, perché senza ipocrisia non mi categorizzo tra quelli che privilegiano il nazionalismo in campo internazionale. Se stasera vincesse il Real Madrid, sarei più contento ma al contempo non andrei certo in giro a fare caroselli. Se qualche mio collega di fede si scandalizza perché non tifo Italia (poi, l’Italia è quella nazionale con la maglia azzurra, non mi riconosco in altre rappresentanti), me ne frego altissimamente. Il tutto, ripeto, con grande serenità a prescindere da chi la alzi stasera.

In tema di serenità, resto in attesa sul fronte Inter. Fidatevi, quello che leggete sui giornali tutti i giorni, o sul web, o le cose dette in tv, corrisponde solo in minima parte alla verità. Non perché chi divulga notizie non sia competente, quanto piuttosto perché dalla Cina non filtra nulla. Ma proprio nulla. E anche i contatti in Italia o sono trincerati per imposizione dall’alto, o sono poco informati su ciò che viene deciso a Nanchino. Tutto pertanto va preso con il beneficio del dubbio, senza dimenticare che siamo all’inizio di giugno e la nuova stagione è solo agli albori. Ah, quante notizie buttate lì per istinto o presunta logica, magari frutto di una mezza parola strappata a ipotetici ben informati. Quante… Lo posso dire senza timore di smentita, perché anche noi, da operatori del settore, dal nostro osservatorio stiamo toccando con mano l’estremo riserbo da casa Inter. E cerchiamo notizie battendo strade alternative, quelle meno trafficate ma difficili da trovare senza navigatore. Io resto fiducioso, se altre fanno mercato già a maggio non significa che i nerazzurri resteranno a guardare. Ci sono solo i tempi tecnici da rispettare. Un po’ come quelli che preludono l’annuncio del nuovo allenatore.

Sarà Luciano Spalletti, forse. Perché in questa vicenda intricata francamente ho smesso di dare per scontata qualsiasi evidenza. Nessuno degli attori sul palcoscenico lo ammetterà mai pubblicamente, ma Suning non ha mai smesso di sperare nel ‘sì’ di Antonio Conte. Per la panchina dell’Inter, Zhang Jindong non ha mai preso in considerazione altri candidati. Al punto di prolungare anche le deadline. Nel frattempo il buon Lucianone, che all’Inter si era proposto mesi fa quando ha deciso di lasciare la Roma, ha accettato il suo ruolo di alternativa di lusso sperando che la nostalgia dell’Italia non prevalesse in Andonio. Una nostalgia canaglia (cit.), che forse ancora oggi fa barcollare the New King of London anche di fronte a un ricco rinnovo, a un progetto tecnico milionario e al ricongiungimento con la famiglia in terra straniera. Fidatevi, Conte non ha scelto di restare al Chelsea in totale serenità, ma è stato a lungo tentato dal fare i bagagli e prendere il primo aereo per Milano, imbarcandosi sul classico volo last minute.

Consapevole di questa situazione, non ho mai dato per scontato l’annuncio di Spalletti che comunque, al netto di un carattere non certo in sintonia con tutti, è un signor allenatore e i risultati sono dalla sua parte. Rimango perplesso sulla sua adattabilità allo spogliatoio dell’Inter, frequentato da calciatori che hanno ampiamente dimostrato di poter far fuori il loro leader a proprio piacimento. L’uomo di Certaldo ha una forte personalità, senza dubbio, ma anche la tendenza a scontrarsi con l’ambiente quando le cose non girano e la società non lo protegge adeguatamente. Esattamente quanto accaduto in questa stagione nella vicenda Totti, a mio parere il freno a mano nella rincorsa a uno scudetto letteralmente lasciato in mani altrui. Ecco, se davvero il signor Zhang costruirà un management solido (ok Sabatini, ma vorrei anche Oriali) che lavora in totale sintonia e anche di fronte ai risultati negativi proteggerà l’allenatore, benché sia una seconda scelta (nella vita succede che anche i piani B possano dare soddisfazioni), allora lo scempio della stagione appena andata in archivio non si ripeterà. E ci mancherebbe, aggiungo.

Chiosa finale su Ivan Perisic. Concordo con Zvone Boban, una sua cessione sarebbe illogica dal punto di vista tecnico-tattico. Non lo dico solo io, il croato è stato probabilmente il migliore tra i giocatori che hanno indossato, non sempre con onore, la maglia dell’Inter nell’ultima stagione. Guarda caso, è quello che ha offerte vere sul tavolo in questo momento. Però mi aggrappo al principio più ovvio nel processo di (ri)costruzione di una squadra: la rinforzi se ai giocatori buoni che hai ne aggiungi altri. Non privandotene. So bene che sussisstono esigenze finanziarie con tanto di scadenza, così come so bene, e molti lo stanno sottovalutando, che è il diretto interessato a voler cambiare aria (come sottolineato ieri su questo sito dal collega Fontana). A Manchester gli offrono 7 milioni a stagione, più del doppio di quanto guadagnato a Milano. A questo si aggiunge l’esperienza nel campionato più bello del mondo e la maglia di un club glorioso che l’anno prossimo disputerà la Champions League. Visto quanto c’è sul tavolo, sinceramente, non mi sento di definirlo mercenario. Spero comunque che la proprietà faccia di tutto per evitare questa cessione pesante (al di là dei vantaggi economici), un po’ come accaduto la scorsa estate quando Icardi flirtava con il Napoli e De Laurentiis aveva perso il lume della ragione per vestirlo di azzurro. È così che una grande società dimostra anche ai propri dipendenti chi è che comanda. Uomini forti, destini forti (cit.).

Sezione: Editoriale / Data: Sab 03 giugno 2017 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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