Il gioco al massacro andava avanti ormai da diverse settimane. Si era deciso, senza tra l'altro che dalla società arrivasse alcuna conferma a meno che non valesse la regola del silenzio-assenso, che Frank de Boer avesse le ore contate. Tutti al varco in attesa che l'Inter cadesse per poter iniziare il 'funerale' mediatico del tecnico, sperando quasi in una sconfitta contro il Torino per scatenare la gara tra chi ne indovinava per primo il sostituto. Peccato che contro il Torino l'Inter abbia vinto e convinto, e allora spunta l'ipotesi secondo cui Suning avrebbe comunque deciso per l'esonero in ogni caso, comunicandolo magari durante l'assemblea degli azionisti, entro o dopo la gara con la Sampdoria, per la quale era già stato preallertato Vecchi, oppure prima della sosta. Un'ipotesi, portata avanti in modo compatto da tutta la stampa, che noi abbiamo riportato per dovere di cronaca nella nostra tradizionale rassegna stampa senza però aggiungere ulteriori commenti, che di fatto non mi ha mai convinto.

Perché Suning avrebbe dovuto aspettare a esonerare De Boer se aveva già deciso che non era adatto a guidare la squadra? Perché aspettare l'ennesima caduta in campionato per ufficializzare la decisione per un semplice gusto sadico di fargli affrontare ogni partita come da dentro o fuori recapitandogli la lettera di licenziamento alla prima sconfitta? Si parlava di fiducia a tempo, come un gioco perverso in cui sei eliminato alla prima caduta. Facendo magari perdere altro tempo al futuro tecnico per plasmare nuovamente la squadra. Diciamoci la verità, non aveva senso. La fiducia di una società verso il proprio allenatore è fondamentale per lavorare bene, e De Boer ha sempre detto di sentire la vicinanza della dirigenza e di sentirsi tranquillo. Perché avrebbe dovuto mentire? Certo, i risultati sono tutto per valutare un allenatore e di sicuro gli ultimi erano stati deludenti, ma non c'era comunque stato alcun comportamento della dirigenza che facesse pensare a un imminente cambio, se si esclude la frase criptica di Thohir "dobbiamo prendere decisioni, giuste o sbagliate che siano. La cosa peggiore sarebbe non prenderle". Una frase che si è prestata a mille interpretazioni ma che i successivi fatti hanno smentito fosse ridonducibile a De Boer.

Avevo già deciso quindi di esprimere questi pensieri a prescindere da come sarebbe andata l'assemblea degli azionisti e se si fosse parlato o meno di De Boer, e alla fine l'assemblea ha rinforzato le mie convinzioni. Di fronte agli azionisti e alla stampa, in via del tutto ufficiale, la proprietà dell'Inter ha confermato "il 100% di fiducia verso l'allenatore". In più Ausilio, con fare anche leggermente piccato, ha aggiunto: "siete stati voi a dire che era in bilico, che era stato lasciato solo, ma come potete definire solo un allenatore quando tutti i giorni tutti i dirigenti si recano ad Appiano ad assistere all'allenamento? Tra l'altro succede solo all'Inter ma nessuno fa le pulci alle altre squadre. Non c'è stato alcun contatto con alcun allenatore, nella maniera più assoluta. La panchina dell'Inter è di De Boer e abbiamo fiducia in lui". Concetto confermato in tutte le salse anche nelle successive domande che hanno tentato in ogni modo di minare la sicurezza dei dirigenti che non si sono mai scomposti su questo fronte. Non solo: Ausilio ha anche aggiunto che in inverno De Boer potrà recuperare, durante il mini ritiro, il tempo perso questa estate, quando è arrivato in corsa. "Molti si sono proposti, perché tutti vorrebbero allenare l'Inter, ma l'allenatore è solo Frank", ha chiosato il direttore sportivo.

Ecco come sono andate le cose, quindi: in mancanza di spifferi dall'interno, di fronte al silenzio dell'Inter alle ipotesi di un possibile esonero, si sono cominciate a cavalcare piste alternative, quelle degli agenti e dei rumors, una normalità per noi giornalisti quando i risultati non arrivano. Tanti allenatori si sono proposti per rimpiazzare FdB, per ammissione dello stesso Ausilio, in modo diretto o indiretto, magari tramite i propri agenti. I quali hanno tutto l'interesse affinché la stampa cavalchi la candidatura del proprio assistito, e da qui la bolla è cresciuta sempre più, fino ad affermare che contro il Torino andava in campo "un ologramma" perché De Boer non era già piu' l'allenatore nerazzurro. Mah...

Ora è chiaro che se i risultati continueranno a mancare, soprattutto in caso di prestazioni al di sotto delle legittime aspettative (vedi primo tempo di Bergamo) la dirigenza, che ha dichiarato apertamente di puntare alla Champions e, coraggiosamente, allo Scudetto, dovrà prendere provvedimenti, ma non è questo il momento. Ci vuole tempo per far assimilare le proprie idee, "noi valutiamo la partita al di là del risultato, a vostra differenza" ha detto Ausilio con l'espressione di chi si toglie mille sassolini dalle scarpe, e di partite l'Inter "ne avrà sbagliate 2, al massimo 3". Non dico che De Boer mi stia simpatico o il suo gioco mi faccia impazzire, ma semplicemente che non ho mai capito l'accanimento contro un allenatore serio, capace, che si è sforzato anche di parlare subito la nostra lingua per essere poi messo alla berlina (anche) per questo. Vorrei vedere chi storce il naso come se la caverebbe con l'olandese in due mesi). Possiamo esprimere giudizi sul modo in cui fa giocare la squadra o sulle scelte tecniche, se lo riteniamo adatto a guidare l'Inter oppure no, ma almeno ora che la società gli ha garantito fiducia incondizionata termineranno le speculazioni sul suo futuro immediato?

Sezione: Editoriale / Data: Sab 29 ottobre 2016 alle 00:00
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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