Qualcuno ci aveva pensato, altri lo avevano addirittura invocato. E rieccolo, puntuale, l'1-0 dell'Inter. Esattamente come all'andata, decide Icardi. Ma ci sono due sostanziali differenze con quella partita del Bentegodi. La prima è che il momento nerazzurro è tutt'altro che esaltante; la seconda è che stavolta solo l'imprecisione cronica dei nerazzurri e la serata di grazia di Seculin hanno lasciato sul tabellone fino al 93' il risicato punteggio.

Inter applicata, a tratti anche bella. Sicuramente apprezzabile. Ma era evidente lo stato di tensione dei giocatori di Mancini, fisiologico dopo un derby andato com'è andato. Strappi di Kondogbia, sprazzi di Brozovic, discese a ripetizione di Nagatomo e Telles. Sono mancate le stoccate finali, perché – Seculin “Buffon” a parte – non si possono sprecare otto-nove palle-gol in Serie A. Questa mancanza di concretezza diventa un problema perché poi rischi di subire la beffa che ti rovina i piani: solo nel 2016, è capitato già con Sassuolo e Carpi. E anche nel derby, nel primo tempo la squadra del Mancio aveva sprecato parecchio per poi essere punita sulla prima, vera occasione dei rivali.

Eppure è singolare questo dato dei pochi gol segnati, soprattutto in considerazione dell'alta qualità media degli attaccanti. Mancini dovrà cercare una soluzione. Contro il Chievo, si è visto un 4-3-3 diligente, ben fatto: sarà la versione definitiva della stagione? Chissà. Gli uomini ci sono, specie davanti. Varietà di scelte per gli interpreti, se pensiamo che contro i gialloblu in panchina sono finiti Jovetic, Perisic, Ljajic e Biabiany.

Le note positive ci sono e non sono nemmeno poche. Eder si conferma elemento bravo sia nello stretto che in ripartenza; Palacio resta affidabilissimo; Icardi è tornato a segnare; Medel non è Pirlo, ma nemmeno Pablo Garcia; Miranda (che salterà il Verona per squalifica) resta un baluardo. Nota a margine per Kondogbia: il francese è di nuovo andato a corrente alternata, ma è l'unico centrocampista di Mancini ha saper spezzare il pressing con cambio di passo e fisicità. Certo, commette errori, ma forse vale la pena dargli fiducia totale visto l'investimento effettuato in estate, la giovane età e le qualità che si intravedono e che ha già espresso in altri club. Solo giocando (e sbagliando) può migliorare. Brozovic, invece, è la fotografia esatta dell'Inter attuale: qualità quasi inespresse, talvolta indolente, ma anche illuminante. Decifrare il croato è quasi impossibile così come lo è giudicare fin qui la stagione nerazzurra. Prima da scudetto, poi da retrocessione, ora in lotta come tante per il terzo posto (che non vuol dire Champions, ma playoff di Champions. Chiedere a Benitez e Pioli per informazioni).

Intanto, una vittoria importante per ripartire dopo gli incubi di gennaio. Adesso, un altro Verona, stavolta l'Hellas. La gara di domenica prossima dirà se la convalescenza procede correttamente. Intanto, l'Inter ricomincia da tre (punti). Anzi, da uno. A zero.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 04 febbraio 2016 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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