Sto provando ad immaginare come potrà essere la prossima conferenza stampa di Stefano Pioli. Poste dieci domande, è ipotizzabile che dalla metà in su l'argomento tocchi direttamente l'ultimo Juventus-Inter, sensazione divenuta più netta viste le ultime esternazioni di Marotta (legittime ma che personalmente trovo non in linea con quel che le immagini hanno mostrato). Non credo che l'allenatore nerazzurro abbia intenzione di regalare titoloni, non è nella sua indole e certamente non fa gioco per la squadra. Gli strascichi in negativo, oltre al risultato al passivo, ci sono già stati in misura pesante: una doppia squalifica, l'infortunio a Brozovic, il ritardo accumulato in classifica dalle prime tre che si è fatto più ampio. Nella situazione attuale il “tutti contro tutti” non gioverebbe e darebbe forse ai giocatori l'idea di aver protestato nelle modalità corrette durante il concitato finale, messaggio che è meglio non far passare a futura memoria.

E' bene dirlo per contrapporsi a chi domanda di andare alla guerra rispolverando antichi motti “mourinheschi” che non per forza sono adatti al contesto. Guardiamola dal punto di vista strategico: la forza mentale della squadra in mano al portoghese era molto superiore, spinta da una capacità tecnica mediamente migliore a quella della concorrenza e dalle vittorie maturate. Il motto per cui “vincere aiuta a vincere” è la banalità che diventa inconfutabile realtà. Non c'è squadra che gioca più tranquilla di fronte alla pressione di quella che già ha dimostrato di valere. Con tre pedine fuori causa e un gruppo che solo da dicembre in poi ha cominciato a rendere secondo determinati standard, non è automatico che l'ambiente regga il colpo oggi esattamente come accadeva allora.

Empoli e Bologna sono test ben più importanti di quello dello Stadium. I prossimi impegni sono una prova di maturità. E' necessario capire quanto alcuni elementi sono cresciuti mentalmente e quanto invece bisognerà lavorarci, anche nell'ottica degli eventuali rinforzi estivi. Nella corsa al terzo posto perdere punti a Torino ci può stare, a prescindere da come sono stati lasciati per strada. Serve andare oltre o se proprio bisogna guardarsi indietro pensare a come si è affrontato l'ostacolo domenica scorsa, con grande determinazione e creando buone chances per mettere in difficoltà l'avversario. Immagazzinando la rabbia per quanto subito e andando avanti. Siamo certi che Pioli abbia lavorato e lavorerà ad Appiano Gentile su come evitare di prendere un gol uguale a quello di Cuadrado, chiedendo maggiore attenzione a chi è deputato a guardare il tiratore posto al limite dell'area sui corner a sfavore. Perché questa è la via. Ad allenare i Rizzoli o a designare chi è più in forma dovrà pensarci qualcun altro. E anche se nella circostanza la scelta poteva essere ponderata meglio (bastava guardare Atalanta-Sampdoria di due settimane prima) è sacrosanto che sia così.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 09 febbraio 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Todisco
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