Immaginiamo come deve essersi sentito Mancini quando ha risposto al telefono e dall'altra parte c'era un giocatore che, a ruoli praticamente invertiti, cercava di convincere il tecnico ad accoglierlo all'Inter. Dopo essersi dato un paio di pizzicotti, Mancio deve aver capito che non si trattava né di un sogno né di uno scherzo, e che la voce dall'altro capo era reale: il credito che scalava stavolta non sarebbe stato il suo e, caso raro di questi tempi, finalmente c'era qualcuno che non vedeva l'ora di vestire la maglia nerazzurra. Vaglielo a spiegare a Yaya Touré...

Non uno qualsiasi, ma un calciatore che alle spalle ha diciannove trofei conquistati con le proprie squadre, pluripremiato pure a livello individuale, sintesi ideale di qualità e personalità: proprio le doti che a maggio, tra una lite con Jovetic e l'altra, richiedeva a tutti i costi Mancini. Sappiamo però che il tecnico ha detto no all'olandese, che eppure aveva allenato nella sua annata al Galatasaray, e uno dei motivi oramai è arcinoto: anche se Sneijder si è davvero stufato di moschee e kebap a Istanbul ed è disposto ad abbassarsi lo stipendio pur di tornare a Milano, l'Inter andrebbe incontro comunque a un'operazione troppo dispendiosa, non compensabile con i limiti imposti dal Fair Play e da quel "Settlement Agreement" raggiunto con l'UEFA, ovvero il tipo di accordi che si fanno quando ti puntano una pistola alla testa.

Altro motivo del no a Wesley, sul quale invece noi restiamo dubbiosi, sarebbe di natura tattica: l'olandese non saprebbe integrarsi in un 4-3-3, mentre nel 4-2-3-1 farebbe da riserva a Banega, il trequartista centrale prescelto dal Mancio e subito pronto a deliziare anche San Siro dopo l'ottima Copa America persa ai rigori contro il Cile (a causa della sconfitta gli argentini non potranno più presentarsi in patria, come ha sentenziato il codice Maradona). Ora ammesso che Mancini scelga di utilizzare clamorosamente un solo modulo e un undici di base fisso, davvero un talento duttile della qualità e del carattere di Sneijder non troverebbe posto? Aggiungiamo che nella prossima stagione le competizioni saranno tre e in tutte queste l'Inter è chiamata a giocarsela per i massimi traguardi: il tecnico sarà quindi anche obbligato a far ruotare i suoi uomini, mentre infortuni e squalifiche potrebbero complicare ulteriormente i piani del Mancio, che per non correre altri rischi fornirà personalmente a Banega la benzina.

Qualora non fossi stato chiaro, se esistesse anche il minimo spiraglio di manovra io, Sneijder, lo prenderei al volo. Un trascinatore in campo e anche fuori, che in questi anni ha dimostrato di essere riuscito a mantenersi a ottimi livelli. Uno come lui, con la sua fame e le sue doti tecniche, può di nuovo essere un simbolo per la nuova Inter targata Suning, che anziché trattare i 25 milioni richiesti da Lotito per Candreva (a mio avviso qui c'è il rischio di un Hernanes bis, usando pure noi un latinismo) si presenterebbe con un regalo che, rievocando i trionfi del 2010-2011, certamente verrebbe apprezzato dal popolo interista. Di Wesley, tra le tante immagini impresse nella memoria nerazzurra, ricordo con piacere (e nostalgia) il gol che ha chiuso la rimonta di Kiev, quello che ha cambiato le sorti europee dell'Inter, o ancora l'1-1 che ha dato avvio alla riscossa dei nerazzurri nella semifinale vinta 3-1 a San Siro con il Barça. Una rimonta verso il vertice, come quelle di Champions contro la Dinamo e i "marziani" vestiti di blaugrana, è ciò che ha iniziato l'Inter raggiungendo un primo approdo in Europa League. E se con Mancini, l'esperto di rimonte per antonamasia, ci fosse anche Sneijder magari tutto verrebbe più semplice. Perché no?

Sezione: Editoriale / Data: Mar 28 giugno 2016 alle 00:00
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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