A scanso di equivoci Marco Tronchetti Provera, boss di Pirelli ma anche main sponsor e grande tifoso dell'Inter, ha chiarito subito che si trattasse di una battuta, però il citato filo conduttore tra il lancio mondiale del 'prodotto' rivoluzionario Ronaldo Luis Nazario da Lima e quanto avvenuto giovedì pomeriggio all'Auditorium del colosso di pneumatici (e abbigliamento e calendari, per non farsi mancare nulla) è apparso subito evidente. Diciannove anni fa l'immagine del nuono numero 10 dell'Inter, di spalle e a piedi nudi, al posto del Cristo Redentore sul Corcovado, ha letteralmente invaso la fantasia degli amanti del giuoco del calcio, non solo dei tifosi interisti. Un'autentica icona che ha fatto soprattutto la gioia di Pirelli, sagace nell'unire esigenze di marketing a fantasie oniriche legate all'avvento del Fenomeno in Italia.
Oggi è finalmente arrivato il momento di replicare: il Ronaldo 2.0, almeno nelle intenzioni dell'Inter e del suo sponsor principale, si chiama Gabriel Barbosa Almeida. Tempi e modalità diverse, sia chiaro. All'epoca Massimo Moratti, versando la clausola rescissoria nelle casse del Barcellona (già, si usava anche una ventina di anni fa), si regalò e regalo agli interisti il giocatore più forte al mondo, all'unanimità. Non era solo un gran bel prospetto, era già l'extra-terrestre. E non aveva ancora mostrato tutto il proprio repertorio. Gabigol, invece, è uno dei gioielli più lucenti prodotti dal calcio brasiliano negli anni '90, un gruppo di talenti rappresentati da Neymar Jr., ma anche da Philippe Coutinho (proprio lui!), Lucas Moura (che rimpianto...), Casemiro, Oscar, Ganso, Marquinhos fino ai più recenti Gabriel Jesus (la prima scelta di Suning, inutile negarlo), Thiago Maia, Wallace e, appunto, Gabriel Barbosa. Tanta roba, buon per Tite.
Quanti di questi giovani di belle speranze, alcuni già affermati in Europa, altri in lista di attesa, sono cresciuti guardando o semplicemente facendosi raccontare le gesta di Ronaldo, fresco 40enne. E quanti vorrebbero emularlo in futuro, o almeno avvicinarsi alla sua aurea di inaccessibilità. Bypasso coscientemente il concetto di eredità, che sin dai tempi del Pibe de Oro accompagna la ricerca quasi ossessiva di nuovi dei del calcio, portando a paragoni illogici o quanto meno prematuri. In tal senso, ho apprezzato le parole di Gabigol quando, inevitabilmente, gli è stato fatto notare il doppio filo conduttore tra lui, l'Inter e appunto il Fenomeno: "Non mi piacciono i paragoni, io sono Gabriel Barbosa". Giusto per dare un freno a una tavola idealmente già apparecchiata che rischiava di aumentare ulteriormente il già robusto peso delle aspettative sulle sue spalle.
So bene che, anche per questioni di spettacolarizzazione e pubblicità, l'Inter e Pirelli hanno fatto il possibile per richiamare il mito Ronaldo durante la sfarzosa e inappuntabile presentazione all'Auditorium (bravi, il brand si rilancia soprattutto così). Serve per esigenze di marketing, ripeto, ma anche per rinvigorire l'entusiasmo dei tifosi interisti, già in rampa di lancio dopo le recenti prestazioni della squadra allenata da Frank de Boer (ah, di scuse nei suoi confronti ancora non ne ho lette...). Fa parte del gioco e cullare i sogni non è mai un'idea sbagliata, soprattutto dopo tante notti insonni. Ma è anche giusto non esagerare con la pressione su questo 20enne che ha mostrato grandi cose nel Brasilerao al punto da scomodare paragoni nobili con chi in passato ha vestito quella maglia, da Pelé a Neymar Jr. L'Europa, e l'Italia in particolare, però, rappresentano ben altra sfida rispetto all'alegria do futebol brasileiro. In altre parole, per Gabriel inizia adesso il difficile e, rispetto al Fenomeno, l'impatto con il calcio europeo non sarà soft come l'Eredivisie in una buona squadra (PSV): è la serie A, il calcio più difficile del vecchio continente, con la maglia dell'Inter, "la squadra migliore d'Italia" come da lui stesso definita (e via con lo scroscio di applausi).
Diamogli tempo, so bene che dalle sue parole traspare la voglia di scendere subito in campo per "aiutare la squadra a vincere". Ma lo stesso Neymar Jr. ha avuto bisogno di qualche mese di ambientamento prima di entrare dalla porta principale dell'attacco blaugrana e banchettare alla stessa tavola di Leo Messi, dove in pochi si possono sedere e anche meno restano fino al caffè. Perciò invito gli interisti a non mugugnare al primo passaggio sbagliato o al primo tiro fuori misura, battezzandolo come acquisto sopravvalutato in ossequio alla tendenza a volere tutto e subito. Abituarsi alla nebbia milanese (a proposito, applausi a chi ha ideato e prodotto lo spot di lancio del 'prodotto', una sciccheria) per chi viene dal sole di Sao Paulo non è così naturale e, in generale, chi va di volo transoceanico impiega storicamente qualche mese per abituarsi al fuso orario calcistico.
Questo ragazzo sa giocare davvero e ha enormi margini di crescita, che la serie A e l'Inter alimenteranno. Però, nonostante la presentazione in un giorno non comune e la strana sensazione di un destino già scritto, non è Ronaldo. Il Fenomeno è ineguagliabile (Leo e CR7, parlo anche con voi), anche se è buona cosa provare a inseguirne il mito. Gabriel Barbosa è solo Gabriel Barbosa, e l'Inter gli ha appena messo in mano la penna per scrivere con inchiostro indelebile la sua nuova storia, così come quella del club. Con calma, si può fare.
PS - Oggi che la squadra ha iniziato a ingranare, anche i più diffidenti si stanno rendendo conto dell'impatto che Suning ha avuto sul mondo Inter. Nel gennaio 2014 la società aveva organizzato un grande evento nello store Pirelli per Hernanes. Due giorni fa ha presentato Gabriel Barbosa, vestitosi di nerazzurro dopo i vari Banega, Candreva e Joao Mario. Qualche differenza rispetto al passato, in effetti, c'è.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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