Inter-Bologna è terminata con un pari che nasconde tante piccole storie, finite tutte male. Una fiera di occasioni sprecate e di rischi corsi per manifesto squilibrio tra i reparti. È una partita che fa rabbia, costruita in emergenza e terminata con due errori clamorosi che avrebbero dato l’happy end. Poteva essere la storia di Icardi che segna il settimo gol e invece cicca clamorosamente una palla solo da spingere dentro. La storia di Ranocchia che parte male, risale la corrente, finisce in scioltezza ma fallisce il gol che avrebbe cambiato la direzione della sua stagione. La storia di Kondogbia, il quale gioca dal primo minuto una gara dove deve solo darla via ad un tocco, invece caracolla e ciondola allo sfinimento uscendo tra i fischi. Infine la storia di Gabigol che entra tra fin troppe aspettative, mostra buoni numeri, grande personalità ma non ha l’occasione per segnare. Poteva persino essere la storia di Brozovic, che avrebbe dovuto giocare al posto di Kondogbia ma il croato ha pensato male di far polemica con allenatore e società danneggiando la squadra, come oggi.
Il senso della gara viene da una difficoltà nella crescita di un organico nuovo, in difficoltà nel sopperire a due assenze pesanti (J.Mario e Murillo) e, di nuovo, alle prese con il male atavico di quell’approccio approssimativo che per 25 minuti ha caratterizzato l’andamento blando dell’Inter. Quando la squadra è scesa in campo, Miranda deve aver pensato di essere diventato una balia. Si è guardato intorno e ha visto vicino a sé Ranocchia, con le linee esterne coperte dal giovane Miangue e un Santon più bravo ad attaccare che a difendere. Davanti a lui anche l'improbabile coppia Medel e Kondogbia. Il resto della formazione, almeno quello, era invariato.
Palla al centro ed ecco a voi l’Inter vecchio formato, senza idee, giro palla prevedibile e undici uomini distanti dalla partita e tra loro. A prescindere da questo, De Boer crede nel turn over o comunque approfitta di partite meno complicate di un Inter-Juve, per conoscere meglio la rosa e vedere le risposte che danno quando alcuni giocatori dalla panchina vengono impiegati di nuovo tra i titolari. Registro che Nagatomo non è esattamente il tipo di terzino che il nuovo tecnico preferisce, per questo dà spazio a Miangue per dare riposo a D’Ambrosio e verificare se la titolarità è un peso. Sì lo è. Il suo inizio è pieno di sbavature, la posizione in campo e un San Siro trepidante lo mettono in soggezione a lungo, poi il belga cresce e mostra di meritare il posto. Santon, che non riceveva una simile fiducia dai tempi del Newcastle, gioca invece la consueta partita a due facce, discreto in fase di impostazione, orribile in quella di ripiego e copertura. Ranocchia, se possibile, inizia anche peggio, riuscendo a sbagliare ogni appoggio e mostrando quell’emotività che gli rende impraticabile l’esecuzione di ogni iniziativa. Il repertorio infatti è il solito lancio lungo mal calibrato, il passaggio esitante e l’occhio vitreo con sguardo vacuo. Aggiungiamo Kondogbia nella sua peggior versione, il quale si muove in campo senza mai cambiare passo e tenendo il pallone almeno due secondi in più del dovuto.
Il Bologna gioca onestamente ma non fa nulla di speciale, se non approfittare della situazione speculando sull’andamento della gara. Per questo arriva il gol che l’Inter offre infiocchettandolo con un numero di errori da record. Inizia Kondogbia che perde palla, anche se con un fallo che l’arbitro decide di non fischiare perché il francese non fa lazzi da morituro. L’azione prosegue e Ranocchia cerca di dare una mano andando in copertura senza successo mentre sulla sinistra la corsia è del tutto sguarnita, scoperta da un Santon a distanze siderali dal suo uomo. La palla finisce a Destro che tira al centro nemmeno troppo forte e Handanovic se la fa passare sotto il corpo. De Boer toglie Kondogbia e mette Gnoukouri, il quale fa quello che tutti vorrebbero facesse il francese. L'ex Monaco va in depressione totale e scende negli spogliatoi. Da quel momento l’Inter gioca a calcio e produce azioni interessanti fino al gol di Perisic. Quello del 2-1 sarebbe meritato ma è solo sfiorato da Candreva.
Nel secondo tempo la squadra ci prova ma senza ritmo e imbrigliandosi per assenza di lucidità. La stanchezza mentale e fisica è palese, soprattutto in Banega, che viene cambiato a favore di Eder. Tutti aspettano Gabigol per vederlo all’opera e salutare possibilmente il primo gol trionfale. Nella mia testa avrei lasciato Banega ancora qualche minuto per sostituirlo con Gabriel Barbosa a venti dal termine, specie considerando che Candreva era centrato sulla partita. Fatto è che De Boer decide diversamente e, alla fine, l’Inter rischia persino la beffa. Per questo vale la pena sottolineare che, in corso d’opera, sale in cattedra proprio Ranocchia, determinato e determinante nel fare due diagonali e crescere in sicurezza man mano che la gara si fa difficile. Sul finire la squadra va in apnea ma costruisce nel recupero due azioni che ancora adesso è inspiegabile sapere come siano state fallite.
Pareggiare col Bologna è uno spreco enorme ma, come scritto nei giorni scorsi, saranno mesi di alti e bassi non sempre comprensibili. Il vero problema ora è in Europa League dove l’Inter a centrocampo non può schierare Joao Mario, Kondogbia (inutile che commentiate…), è in rotta con Brozovic (o viceversa) e può schierare solo incontristi che la danno in orizzontale, ad eccezione di Gnoukouri, il quale ha dinamismo ma deve avere più coraggio. Juve e Napoli dunque sono più avanti, il secondo posto lo può perdere solo Sarri ma la terza piazza quest’anno potrebbe saltare solo se l’Inter giocasse altre quindici partite come quella di oggi. Penso (e spero) che non accadrà.
Amala.
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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