La mancanza di un regista classico sembrava il limite più evidente per l'Inter che sino all'avvento di Pioli non riusciva proprio a decollare. In questa sessione di mercato è arrivato Roberto Gagliardini che, in sole tre partite giocate da campione, ha regalato un nuovo look al centrocampo nerazzurro. Un centrocampo che può contare anche sul talento di Brozovic, su un Kondogbia in fase di crescita (finalmente) e su due nomi che rispondono a Joao Mario ed Ever Banega. Ma tra il portoghese campione d'Europa e l'argentino vincitore dell'ultima Europa League con il Siviglia, attualmente la differenza è marcata a favore di Joao Mario.
Quest'ultimo è arrivato a Milano circondato da una certa euforia e curiosità, dopo l'europeo vinto da protagonista e i 45 milioni spesi per ingaggiarlo. Ma non mancava anche un po' di scetticismo, visto che a volerlo a tutti i costi sembra sia stato il signor Kia Joorabchian, procuratore anglo-iraniano vicino a Suning e nemico dichiarato di Roberto Mancini per questioni risalenti al periodo trascorso insieme al Manchester City. Joao Mario non è un regista ed ha offerto prestazioni insufficienti quando Frank de Boer lo ha schierato davanti alla difesa. Ma il portoghese ha dimostrato di essere un'ottima mezz'ala, con sprazzi da trequartista, capace comunque di strappi continui con il pallone tra i piedi. A Palermo, entrato nel secondo tempo, ha firmato addirittura il gol vittoria con un inserimento nell'area di rigore rosanero da giocatore sopra la media. Troppi 45 milioni per lui? Probabilmente sì, ma ormai quasi tutte le valutazioni del mercato sfuggono alla logica.
Detto questo, due o tre anni fa discutevamo degli ingaggi di Kuzmanovic, Taider e M'Vila. Con tutto il rispetto per i tre citati, mi pare che si sia fatto un certo passo avanti. Joao Mario può e deve migliorare, soprattutto deve convincersi che può segnare molto di più, aumentando le incursioni nelle aree avversarie e la cattiveria al momento del tiro in porta che esegue ancora badando più alla bellezza del gesto che alla concretezza. La benedizione del portoghese è, a mio parere, direttamente proporzionale alla bocciatura, per ora, di Ever Banega. Ero tra quelli che hanno esultato a braccia alzate con tanto di urlo liberatorio quando l'Inter se lo è assicurato, peraltro a parametro zero.
La finale di Europa League della scorsa stagione vinta dal Siviglia in rimonta contro il Liverpool, fu po' il manifesto per i tifosi dell'Inter che si erano accomodati sul divano davanti alla Tv per seguuire soprattutto la prova di quello che sarebbe diventato un giocatore nerazzurro. Bene, quella sera al St. Jakob Park di Basilea, Banega fornì una prova suntuosa, trascinando la sua squadra alla vittoria con giocate d'alta scuola calcistica. Il passaggio del ventottenne argentino nel calcio italiano è stato purtroppo più difficile del previsto e le difficoltà dell'Inter nella prima fase della stagione non ne hanno certo agevolato l'inserimento.
Banega sinora ha confermato di avere un piede “buono”, penso all'assist per il primo sigillo di Icardi a Pescara, penso al gol segnato nella pur sfortunata trasferta di Roma o al missile terra-aria che ha dato il là alla vittoria in rimonta contro la Lazio. Ma a parte questi gesti figli della tecnica indiscussa del giocatore, non hanno mai convinto le prestazioni nella loro totalità. Banega porta troppo la palla, tende a perderla facilmente quando è pressato in maniera decisa, non garantisce il giusto equilibrio alla squadra. Con il passare del tempo ha perso la titolarità e quando viene schierato dall'inizio, viene poi sostituito, come a Udine, come domenica a Palermo. E in entrambi i casi l'Inter ha poi vinto le partite in questione. Stefano Pioli si oppone ad una sua eventuale cessione e secondo me fa bene, perché un talento come Banega può esplodere da un momento all'altro anche a Milano. Ma anche lui dovrebbe cercare di invertire la rotta, soprattutto cercando di fare un salto di qualità dal punto di vista psicologico. A volte le inquadrature sul suo volto dopo una giocata sbagliata denotano tristezza, se non insofferenza per non riuscire a offrire l'apporto che compagni, allenatore, società e tifosi si aspettano. Il tempo per ammirare anche in nerazzurro il vero Banega c'è ancora, nonostante ora in quel reparto regni l'abbondanza dopo l'arrivo di un Gagliadini che già sembra intoccabile e la crescita esponenziale di Kondogbia che tante piace a Stefano Pioli.
Mentre si diquisisce di centrocampo e uomini adatti a renderlo sempre più competitivo, l'Inter continua a vincere. A Palermo non è stato un bel vedere, complice anche il campo infame che non agevolava certo la squadra più tecnica. E dopo il gol di Joao Mario ci ha pensato l'arbitro Irrati a non negare ai tifosi interisti la tradizionale sofferenza nel finale di gara, inventandosi il doppio giallo ad Ansaldi che ha provocato l'espulsione del difensore nerazzurro e l'allontanamento di Pioli, reo di aver protestato fuori dall'area tecnica. Ma l'Inter ha conquistato la sesta vittoria consecutiva in campionato, l'ottava complessiva considerando Europa League e Coppa Italia. Il treno nerazzurro corre veloce cercando di recuperare un ritardo importante. Se ci riuscirà, i passeggeri tifosi saranno ben contenti di non ricevere il virtuale indennizzo garantito quando un treno arriva fuori tempo massimo. Intanto sabato al Meazza arriverà il Pescara, squadra del martoriato Abruzzo. Scommetto su uno striscione di vicinanza da parte della “Nord”.
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