Il primo sigillo di Gabigol in serie A ha regalato all'Inter, in quel di Bologna, una vittoria sofferta, bruttina, a tratti noiosa, ma molto importante per la classifica della Beneamata. Importantissima perché riempie di significato la sfida di domenica sera contro la Roma. Il Meazza sarà vestito a festa, la società chiede a tutti i tifosi che saranno nel Tempio di innalzare le sciarpe al momento dell'ingresso delle squadre in campo. Se l'Inter riuscisse nell'impresa di battere una squadra che attualmente non vince, ma stravince le partite come quella giallorossa, avrebbe tutto il diritto di considerarsi in lotta per il terzo posto che vuol dire preliminare di Champions League.
In campionato i nerazzurri sono reduci da nove vittorie nelle ultime dieci partite, un ruolino di marcia impressionante che porta la firma di Stefano Pioli, bravo, anzi bravissimo nel costruire in soli tre mesi di lavoro una squadra che non gioca sempre bene, ma che ha finalmente un'identità e una voglia di conquistare i tre punti che prima, oggettivamente, mancava. Ma siccome siamo interisti e non ci nascondiamo dietro le tesi di comodo, è giusto riconoscere che, dopo i rigori negati a Torino con la Juventus, a Bologna Mazzoleni non ha fischiato, sullo 0-0 a metà secondo tempo, un penalty a favore del Bologna per un evidente fallo di Eder su Dzemaili, avvenuto sulla linea dell'area nerazzurra. Dopo lo scampato pericolo l'Inter è stata brava a crederci fino alla grande azione che ha visto protagonisti il subentrato Banega, autore di una giocata da urlo, proseguita dal bel cross di D'Ambrosio e dal tap in vincente di Gabriel Barbosa, detto Gabigol, ubriaco di gioia proprio sotto i tifosi interisti calati numerosi al Dall'Ara. Gol facile quello del giovane attaccante brasiliano, ma non casuale. L'intera azione è frutto del lavoro settimanale, dell'applicazione mentale che i giocatori mettono in campo da quando ricevono le indicazioni da Stefano Pioli.
Un Pioli che si sta giocando una carta fondamentale per il proseguio della sua carriera. Il tecnico di Parma, interista doc, è stato scelto dopo un casting. Qualcuno, nelle alte sfere del club, attratto dal nome esotico, avrebbe preferito forse altri profili. Pioli la fiducia se l'è dovuta dunque conquistare gara dopo gara, il buon lavoro svolto in altre piazze non poteva bastare come lasciapassare automatico in un club come l'Inter. L'esame sinora è stato superato alla grande, anche se, a mio modestissimo avviso, un paio di errori potevano essere evitati. Il primo riguarda la formazione scelta inizialmente contro la Lazio in Coppa Italia. Non schierare Icardi, Gagliardini e Joao Mario dall'inizio, pensando alla Juventus, in una gara che poteva regalare la semifinale, non è stata buona cosa. L'altra scelta che non ho condiviso è stata quella di schierare dall'inizio il diffidato Miranda contro un Bologna dall'attacco anemico e spuntato. L'ammonizione, sacrosanta, è arrivata puntuale e il leader della difesa nerazzurra sarà così assente contro l'attacco più in forma del campionato, insieme a quello della Juventus.
Miranda non sta giocando tutte le partite in modo ottimale, ma i grandi match, come quello che domenica sera si disputerà a San Siro, non li sbaglia mai. Contro la Roma mancherà la sua personalità, la sua classe, il suo carisma, il suo saper guidare il reparto nei momenti difficili. Non credo che senza Miranda il Bologna avrebbe tirato in porta molte volte in più di quanto abbia fatto domenica scorsa, ma ormai la frittata è stata fatta e speriamo di non subire troppo l'assenza del trentunenne brasiliano. Fortunatamente ieri gli esami strumentali hanno escluso lesioni per Murillo e anche Brozovic sta migliorando a tempo di recod dalla frattura al quarto dito del piede destro. Toneranno anche Mauro Icardi, che scalpita per riassaporare la gioia del gol e Geoffrey Kondogbia, che però ieri non ha lavorato a scopo precauzionale, causa febbre. Insomma Stefano Pioli avrà possibilità di scelta, sia per quanto riguarda i singoli, sia per quanto riguarda il modulo da opporre alla scatenata squadra di Spalletti. Ed è proprio domenica che il nostro mister dovrà superare lo scoglio più duro dell'esame a cui è sottoposto da quando è stato prescelto per allenare l'Inter.
Non è un mistero che nella prossima stagione Suning voglia fare le cose in grande, meglio se con la squadra nell'Europa di serie A, alias Champions League. E la grande Inter che la dirigenza ha in mente dovrà avere di conseguenza un grande allenatore in panchina. I nomi di Simeone, dello stesso Conte circolano, ma Pioli risponde con orgoglio: “Ora l'allenatore dell'Inter sono io”. E ha tutte le intenzioni di restarci a lungo sulla panchina che ama. Nove vittorie nelle ultime dieci partite in campionato sono un ottimo argomento per convincere anche i più scettici. Ma domenica prossima può arrivare l'investitura definitiva. Servirà una grande partita accompagnata da una grande vittoria. Servirà all'Inter, servirà a Stefano Pioli. San Siro nerazzurro farà la sua parte, alla grande. Inizi ufficialmente il conto alla rovescia
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