"Due topolini caddero in un secchio pieno di panna; il primo topolino si arrese subito e annegò, il secondo topolino non voleva mollare e si sforzò a tal punto che alla fine trasformò quella panna in burro, e riuscì a saltar fuori; signori da questo momento io sono quel secondo topolino".
Frase questa ricorrente nel film di Steven Spielberg, 'Catch Me If You Can', tradotto 'Prova a prendermi'. Ricorda qualcosa? Se no, rinfreschiamo la memoria. Era il 21 gennaio 2024, la Juventus vinceva a Lecce per 3-0 con doppietta di Vlahovic e gol di Bremer. L'Inter, che avrebbe dovuto giocare con l'Atalanta, era invece in Arabia a giocare la Supercoppa nella nuova versione con la formula della Final Four, guardando da lontano il sorpasso dei bianconeri in campionato a -2 turni dal derby d'Italia. Un sorpasso al quale la squadra di Simone Inzaghi ha risposto con tanto di Coppa sollevata sotto il cielo di Riyadh, dove per la terza volta consecutiva ha conquistato il suddetto Trofeo, e del quale si è curata solo relativamente. Non disinteressata, ma curata con le dovute proporzioni, differentemente da chi aveva già visto in quel sorpasso, condito da scontro diretto alle porte e gara con l'Atalanta da dover recuperare, un nuovo 2022. E qualche ora dopo il trionfo della Vecchia Signora dal lontano Salento ha cominciato ad echeggiare un'allegra pizzica in versione rivisitata torinese. "E adesso prendeteci!" è stato il titolo della prima pagina di Tuttosport che poi ha aggiunto in bella vista: "La Juve sbanca Lecce, balza in vetta e sfida l'Inter che per lo scudetto dovrà scalzarla".
Una storia strappalacrime. E non agli interisti, quelli consapevoli quantomeno... Piuttosto a quella fetta di Juventus che a quel sorpasso e a quella prima pagina ci aveva creduto davvero senza fare i conti con la realtà. E la realtà diceva che al netto di qualche 'difficoltà', l’Inter, il 21 gennaio, aveva tutti i caratteri di una squadra che aveva rotto col passato, specie il più doloroso. Il che significava che l'overtaking subito non avrebbe inficiato nella fermezza psicologia più che fisica della squadra: affrontare lo scontro diretto da “seconda” non avrebbe portato a nessuna complicazione tantomeno pressione mentale. Diversamente invece da quanto accaduto alla squadra di Torino che, ritrovatasi prima per grazia concessa dalla dea bendata, della sua ilare settimana da capolista ne ha subito un effetto boomerang. Ma dio fa e dio disfa e con la stessa facilità con la quale il dio del calcio ha regalato la grande gioia nella notte salentina, con altrettanto cinismo ha tolto nelle successive settimane a venire felicità, superbia e sbruffonaggine. Vlahovic, da quella notte del 21 gennaio, effettivamente non si è più fermato. A fermarsi però è stata la Juventus che da capolista a +1 con tanto di asterisco (non ce ne dimentichiamo) è passata a -9 senza neanche avere il tempo di godersi lo spettacolo d'in su la vetta della torre antica. In men che non si dica il passero solitario, al (potenziale) terzo posto, muto va. Da quel penultimo turno di gennaio, Empoli, Inter, Udinese e (solo ultimo) Verona hanno cancellato i pallini verdi che ne indicano i successi. E uno, e due, e tre e quattro: poker di risultati negativi ai quali hanno fatto da contraltare gli altrettanti pallini verdi accostati invece all'Inter che hanno portato i nerazzurri a compiere uno slancio in avanti che non regala più grandi titoli ai quotidiani.
Peccato! Oseremmo dire. Era quasi diventato avvincente, di certo meno noioso di quanto non lo sia adesso che, alla fantomatica narrazione strappalacrime (mal riuscita) secondo la quale i nerazzurri avrebbero dovuto piangere lo scudetto già a gennaio ne è subentra un'altra, quella che vede protagonista ancora i bianconeri. Allegri nella fattispecie. E allora via col nuovo tango: decantazione dell'onestà intellettuale del tecnico livornese, elevato a paladino retorico di giustezza che ha fin qui sempre detto la verità: la favorita è l'Inter. Tutto vero, se non fosse che a quella canzone di verità intonata fino a qualche settimana fa con tanto di sorriso sornione di chi voleva edificare grandi teorie strategiche è stato tolto proprio il sorriso e la paraculaggine. Ed eccoci qui a mettere in secondo piano ancora una volta i meneghini che, differentemente dal Milan nel 2022, non è più prima per meriti di sé stessa ma per grazia ricevuta dalla Vecchia Signora di Torino che ha deciso di cederle il passo con tanto di tappeto rosso. Ma questo, forse, non è ancora accaduto (almeno fino alle prossime ore) e questa è solo la previsione di chi fa la maniavantista che tiene a mente il famoso detto secondo il quale "chi pensa male fa peccato, ma tante volte ci prende".
Questa è però un'altra storia di cui parleremo più avanti, quando daremo persino ragione ad Angelina Mango, ultima vincitrice di Sanremo. Oggi tanto vale limitarci a ricordare la frase del film di Spielberg: "Due topolini caddero in un secchio pieno di panna; il primo topolino si arrese subito e annegò, il secondo topolino non voleva mollare e si sforzò a tal punto che alla fine trasformò quella panna in burro, e riuscì a saltar fuori; signori da questo momento io sono quel secondo topolino". Frase alla quale aggiungiamo: presi, scalzati e adesso... Scomodiamo un altro grande mostro sacro ma della musica... questo è il cammino!
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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