"Testa fredda, cuore caldo". Concetto caro ad un certo Dejan Stankovic, ripreso ieri in conferenza stampa da Stefano Pioli, il tecnico-tifoso che sembra capitato al momento giusto per rimettere al centro del villaggio concetti basilari per una squadra come l'Inter. Obiettivo, ricreare quel senso di appartenenza che negli ultimi tempi sembrava smarrito, chiedere ai giocatori di scendere in campo con l'orgoglio di indossare la gloriosa maglia nerazzurra e di lasciare il terreno di gioco stremati, senza più energie da spendere. Dettami, quelli messi a fuoco ieri alla Pinetina da Pioli, che sicuramente hanno fatto breccia nei tifosi i quali da tempo chiedono questo alla squadra del cuore. Il risultato sarà poi valutato con la giusta moneta. Ma l'Inter, per storia e tradizione, non può e non deve essere una squadra che subisca gli eventi, bensì ha il dovere di indirizzarli, con le caratteristiche propre del suo dna. Una volta riappropiatasi di questi valori, allora il tecnico avrà modo di scegliere il modulo e gli uomini più adatti a interpretarlo. Non sempre si avrà quanto provato in allenamento, non sempre un passaggio raggiungerà nel modo migliore il compagno, ma non dovremo più assistere a gare disputate senza la voglia di imporre la forza della maglia e dei suoi colori. Mi rendo conto che un'estremizzazione di questi concetti rischia di sconfinare nella retorica senza costrutto. Ma nel caso dell'Inter, di questa Inter, il richiamo sembra invece arrivato al momento opportuno. Perchè il materiale, pur con qualche imperfezione, è valido e non è ammissibile che questa squadra abbia solo diciassette punti in classifica dopo dodici giornate di campionato. Evidentemente si è giocato, a parte qualche gara come quella contro la Juve, con poca anima. C'è tempo per invertire la tedenza e subito il calendario, dopo una sosta che forse ci è venuta incontro per riordinare idee e strategie, offre sul piatto d'argento la partita più adatta per viverla e giocarla da Inter: il derby. Duole ammetterlo, ma loro, al netto di episodi fortunati e arbitraggi favorevoli, hanno dimostrato finora quello spirito di appartenenza di cui parlavamo. Sarà merito di Montella o di particolari dinamiche che si innescano senza nemmeno sapere il perchè, ma il Milan scende in campo con voglia, conscio dei suoi limiti, ma anche delle sue qualità che possono essere sintetizzate nella voglia di sacrificarsi e nell'unità di intenti. Ma l'Inter, nonostante gli otto punti di ritardo, è superiore per qualità e completezza della rosa ai rivali di sempre, sarà suo dovere però dimostrarlo domenica sera al Meazza che, per calendario, sarà teatro a maggioranza rossonera. Stefano Pioli ha detto di essere sereno, ha visto che la truppa, anche se testata a rate per via degli impegni delle nazionali, sta lavorando con la voglia e l'intensità richiesta. Lo stesso Mauro Icardi, il capitano, presentatosi ieri in sala stampa insieme al tecnico, ha rivelato che Pioli ha saputo comunicare bene alla squadra concetti come invece non è riuscito al pur bravo Frank de Boer. Icardi ha ammesso che qualche giocatore non recepiva idee di gioco lontane dalla tradizione del nostro campionato, ha ribadito l'importanza di un tecnico italiano che non abbia bisogno di tempo per capire e conoscere, visto che siamo quasi a Natale e il tempo stringe. Mauro Icardi, indiscusso goleador nerazzurro, a due squadre non ha mai segnato. Una è l'Inter, e di questo siamo contenti e l'altra è proprio il Milan. Nel derby di ritorno della scorsa stagione Maurito mandò sul palo il rigore che probabilmente avrebbe combiato le sorti di una stracittadina poi persa in malo modo. Fortunatamente Icardi non soffre le pressioni, l'errore gli scivola addosso velocemente e la cosa gli permette così di riscattarsi velocemente. Domani sera il numero nove nerazzurro ha la grande occasione per porre fine al digiuno contro i dirimpettai, il gol lo ha praticamente annunciato e vedrete che così sarà. Un altro accadimento in casa Inter molto importante per ricreare quello spirito di appartenenza così tanto invocato, è l'ingresso di Walter Samuel nello staff tecnico. “The Wall”, che con l'Inter ha vinto tutto, che con l'Inter è salito sul tetto d'Europa e del Mondo, sa cosa voglia dire sputare sangue in campo per la squadra e la società che ti stipendia e lautamente. Al di la dei preziosi insegnamenti di cui usufriranno difensori seppur navigati, non serviranno tante parole al nostro Campione per farsi capire. Basterà lo sguardo giusto, la sua presenza che riempie la scena. Un suo colpo di testa dopo solo tre minuti di gioco regalò all'Inter nell'ottobre del 2012 l''ultima vittoria nerazzurra in un derby disputato in trasferta. Bentornato quindi, Walter Samuel, sicuro dispensatore di valori nerazzurri. L'attesa sta per finire, oggi e domani mattina ultime ore di lavoro per capire uomini strategie da impiegare nella stracittadina. La prima sulla panchina nerazzurra di Stefano Pioli, il tecnico-tifoso che vuole vedere in campo quello che vogliono vedere i tifosi: un'Inter che trasmetta emozioni e voglia di fare. E in un derby è ancora più bello.
Sezione: Editoriale / Data: Sab 19 novembre 2016 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
vedi letture
Print