Idee chiare per Luciano Spalletti. Non solo sugli obiettivi ("Riportiamo l'Inter dentro la propria storia", concetto ribadito più volte), ma anche dal punto di vista tattico, con un 4-2-3-1 presentato senza tanti giri di parole come l'assetto ideale per questa nuova avventura. Un'uscita sincera, non da tutti. Perché nella maggior parte delle occasioni gli allenatori si nascondono dietro la più classica delle frasi: "Il modulo non è l'aspetto principale, quello che conta è l'atteggiamento". Insomma, 'w la sincerità'. Ma considerando la rosa attuale, le parole pronunciate durante la conferenza stampa di presentazione e le lacune presenti, quale potrebbe essere la formazione-base del coach di Certaldo?

Ovviamente difficile rispondere con esattezza, al netto di un mercato che finora ha detto poco e che, di fatto, non è ancora partito, ma qualche indizio il tecnico lo ha comunque fornito. Detto del modulo di partenza, in difesa saranno almeno due i nuovi acquisti: un terzino sinistro (al momento il nome 'caldo' è ​Dalbert Henrique​ del Nizza) e un duttile in grado di giocare sia in mezzo che a destra e sinistra, anche 'a tre'. In questo senso si registra una frenata per Antonio Rudiger, sul quale Monchi (ds della Roma) si è espresso chiaramente: "Non ci sono possibilità che possa partire". A questo punto chissà che non possa tornare attuale il nome di Konstantinos Manolas, con il quale c'è un principio di accordo risalente allo scorso gennaio (seppur a Trigoria ora si stia parlando di rinnovo).

A centrocampo sicuro del posto Roberto Gagliardini, al fianco del quale manca però la giusta pedina. Il neo allenatore nerazzurro ha fatto intendere che Joao Mario non rappresenta una priorità assoluta per il proprio undici ("I giocatori devono essere pronti anche a stare fuori"), pertanto servirà un elemento dal piede educato, una sorta di regista arretrato. Caratteristiche che nell'Inter di oggi mancano, eccome.

Capitolo attacco: Antonio Candreva resterà, al contrario di Ivan Perisic, che non vede l'ora di vestire il rosso del Manchester United (accordo da settimane con i Red Devils). Via anche Gabriel Barbosa (nonostante la volontà di giocarsi le proprie chance a Milano) e Jonathan Ludovic Biabiany, mentre Eder potrebbe rappresentare una valida alternativa dietro ai titolari. Quest'ultima una cerchia troppo ristretta e che devi essere giocoforza ampliata.

Facile pensare a un doppio acquisto: un esterno e una sorta di jolly offensivo, in grado di giocare sia dietro Mauro Icardi che sull'out. Angel Di Maria rappresenta ancora un'opzione concreta (ma la strada è ancora lunga, la trattativa è complicata), ma da solo non può bastare perché difficile immaginarlo anche a ridosso della prima punta, adoperandosi da 10. Servirà quindi anche altro (Federico Bernardeschi?). Chiosa finale su Maurito: ieri Spalletti ha esternato un paragone tecnico-tattico dettagliato con Edin Dzeko, ma attenzione: per il 4-2-3-1 l'argentino non è ancora al livello del bosniaco, quest'ultimo giocatore ideale sia al servizio della squadra che in fase di realizzazione.

MI9, nonostante gli evidenti passi in avanti a palla lontana mostrati nello scorso campionato, deve ancora crescere parecchio: movimenti incontro al compagno chiamando la profondità, aperture in fascia e scatto all'interno dell'area per colpire, oltre a una tecnica inferiore rispetto a quella dell'ex Manchester City: solo alcuni degli aspetti di cui LS dovrà tener conto per completarlo.

Ben venga quindi il 4-2-3-1, ormai il modulo del calcio moderno, ma per insistere su questa strada serviranno gli interpreti ideali. Centravanti compreso, quello che nel 2016-2017 per il mister ha rappresentato forse la vittoria più grande per quanto riguarda i singoli.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 15 giugno 2017 alle 00:00
Autore: Francesco Fontana / Twitter: @fontafrancesco1
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