"Quando mi arrivano i palloni io posso fare gol: in 10 partite me ne sono arrivati 4 e ne ho fatti 3, quindi mi sembra una buona media". Lo diceva Mauro Icardi in quel di Bologna lo scorso 27 ottobre (era un altro turno infrasettimanale), poco meno di un anno fa, ai tempi in cui l'Inter metteva il fieno in cascina per l'inverno, il periodo dell'anno più temuto da Mancini e non solo perché avrebbe perso l'abbronzatura. Era l'Inter degli 1-0 striminziti (ma da metterci la firma) e dell'undici che cambiava ogni partita, però la forza di quella squadra era il gruppo, vedere le foto negli spogliatoi con posa alla #EpicBrozo per credere (tutto si ruppe, come sappiamo, per la lite proprio alla vigilia di Natale tra Jovetic e Mancini: pare che il montenegrino avesse fatto una battuta non gradita sull'abbronzatura del tecnico che scompariva).

Il capitano nerazzurro veniva rimbrottato e poi punito dal Mancio con la panchina contro la Roma, perché con quelle parole non solo accusava la squadra di non servirlo a dovere, a differenza sua che, pur con compagni non avvezzi a fare due passaggi di fila, ha sempre svolto con il massimo impegno il mestiere del bomber, ma si diceva disposto a offrire la cena al solo Ljajic, l'autore dell'assist decisivo al Dall'Ara. Undici mesi dopo Icardi è cresciuto, ha cambiato compagni e i risultati a scuola si vedono. Promosso anche da chi in estate lo avrebbe portato in spalla a Napoli per 30 milioni, contrariamente a quanto fatto da quegli incompetenti di Thohir e Zhang (cosa ne sanno filippini e cinesi di affari nel nostro calcio?). Oggi Mauro trascina l'Inter a suon di gol, ma ha già chiarito con la squadra che non offre più cene a nessuno fino a che non firmerà il rinnovo.

Quest'anno ha dovuto abbandonare in panchina il "gemello del gol" Jovetic, mentre Ljajic lo ha tradito trasferendosi a Torino da Maxi Lopez (chi la fa l'aspetti), ma con i nuovi partner funziona anche meglio: due assist ciascuno per Banega e Candreva, uno di Joao Mario e un altro in comunione tra Gyomber e Zampano per le sei firme in sole cinque giornate di Maurito. L'argentino ora si diverte ed è letale, come dimostrato anche mercoledì sera a Empoli, dove è saltata l'equazione tra divisa orrenda e prestazione peggio. Sei giorni dopo il ko in Europa League con l'Hapoel e l'esordio stagionale delle terze maglie (disegnate evidentemente da Lapo Elkann), l'Inter, in tenuta bianca ma coi calzettoni gialli, conferma la mutazione vista già contro la Juve. Per la prima volta la squadra di De Boer passa in vantaggio e mantiene la porta di Handanovic inviolata (non accadeva dal 2-0 dello scorso aprile con il Napoli). A fine partita Samir era commosso uscendo dal campo con Murillo: "Se questi sono i risultati, mangiamo sempre dal cinese".

In tanti dovranno chiedere scusa per le sciabolate tese nei confronti di De Boer (sì, pure Piccinini si è schierato in difesa del tecnico olandese). L'Inter trascinata dal suo bomber e rinvigorita dai nuovi arrivi ha ottenuto la terza vittoria di fila in campionato, un ruolino di marcia che mancava dallo scorso novembre, il medesimo periodo di cui parlavamo prima, quando Brozovic poteva farsi ancora i selfie in compagnia. Banega, Candreva e Joao Mario hanno dato un surplus evidente di qualità a una squadra che finalmente riesce a capire il suo nuovo allenatore (dopo il tentativo con l'italo-spagnolo il mister dei nerazzurri ha deciso di provare con i gesti). Icardi ringrazia salendo a quota 53 centri in Serie A e raggiungendo Recoba, che quei gol li ha messi a segno in 175 presenze e non in 96 (il Chino ha giocato però pure con Ferrante e Hakan Sukur...). Con questa media non ci meraviglieremmo se i palloni-gol diretti a Icardi passassero dai 4 dell'anno passato a 40 a fine stagione (naturalmente contiamo anche sulla collaborazione nel match di ritorno col Pescara di Gyomber e Zampano). E chissà che con questa vena, oltre a mandare in bestia Allegri, l'Inter e Maurito non possano mettere paura anche a quel panchinaro di Higuain...

Sezione: Editoriale / Data: Ven 23 settembre 2016 alle 00:00
Autore: Daniele Alfieri / Twitter: @DaniAlfieri
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