Il titolo di questo editoriale è un complimento verso alcuni signori che hanno fatto professione di isterismo e volgarità nei confronti dell’Inter nelle ultime 24 ore. Il “nemico” a volte non si può scegliere e dunque non è possibile pretendere l’acuta intelligenza che Oscar Wilde privilegiava nei suoi opposti. 
È auspicabile che fuori dal campo di gioco si esprimano dei concetti con eleganza o rispetto pur mostrando il disappunto. Est modus in rebus insomma, ma se un consigliere di amministrazione come Paolo Panerai reclama la B e lancia un'accusa gratuita oltre che grave nei confronti dell’Inter, indicando le Cayman come elemento ambiguo dei fondi nerazzurri, la cosa prende una piega molto più pesante.
La dirigenza della Fiorentina sembra voler continuare nel percorso di minacciosa eroina senza macchia. Credo che Salah non arriverà probabilmente mai a vestire il nerazzurro. I viola hanno una storia di vicende amare consumate nel metodo più passionale e talvolta vendicativo. Ne sanno qualcosa Toni, Cuadrado, Jovetic, Berbatov, Neto, Montella e ora Salah. In molti casi la Fiorentina partiva da un punto di vista anche ragionevole ma mai realistico. E se accade troppo spesso e con toni sempre più virulenti e, nel caso dell’Inter, diffamatori, significa che non hai capito in che contesto operi. D’altronde era Giovanni Giolitti a dire che per i nemici “le regole si applicano, per gli amici si interpretano”.  

Ma oltre la sconcertante uscita del consigliere viola, da un mese in avanti, si stanno moltiplicando delle uscite infelici all’indirizzo dell’Inter, del suo presidente e il suo futuro. Anche dal suo interno. Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato di Pirelli e sponsor di riferimento dell’Inter, ha prima lanciato un'accusa di indebolimento della rosa, denunciando la possibilità concreta di rinunciare al proseguimento del rapporto per poi parlare, dopo gli acquisti di Kondogbia, Miranda e Murillo, con tiepida soddisfazione di “ottimi acquisti”. Un contropiede che forse non si aspettava e che svela definitivamente quanto non si trattasse di un ridimensionamento dell’Inter. Nel frattempo, mentre una parte della stampa dedica titoli e commenti entusiasti sull’Inter che compra, dall’altra ce n’è una che sibila, fa illazioni, insinua ma non svela. Non ha risposte ma fa domande col preciso intento di inquietare. Nel giro di un mese si è passati da spettri agitati su un Erick Thohir quasi sinistro, pronto più a speculare su prestiti con interessi elevati nei confronti della sua stessa società che ad investire, ad una situazione in cui ora tutti si chiedono dove trovi i soldi per investire visto che la società è indebitata. Una coda di perplessità in cui troviamo il correttissimo consigliere della Fiorentina, Tavecchio e la preoccupazione per le spese delle milanesi oltre un numero imprecisato di addetti ai lavori.

Quello che sembra evidente è che nessuno sa abbastanza per fare chiarezza. Eppure in questi anni non ho visto perplessità esibite in modo tanto velenoso sul patrimonio e i giri di affari di imprenditori italiani legati al mondo del calcio che pure qualche “anomalia” la avevano e hanno ancora.
Sembra evidente che il fair play finanziario arricchisce sempre più i ricchi e indebolisce ulteriormente chi non lo è. Il PSG è stato appena graziato e con lui anche il Manchester City.
Mentre c’è incredulità sull’Inter che improvvisamente spende, nemmeno si fa lo sforzo di capire che le ristrettezze e il rientro dal passivo del bilancio avvizziscono fino ad uccidere una società che ha ambizioni. L’investimento non è finalizzato ad aumentare il passivo ma a raggiungere il break even attraverso l’ingresso in Champions (presenza nei gironi stimata intorno ai 30 milioni) e il consolidamento del marchio. Se l’Inter continuasse a vivere al risparmio raggiungerebbe il pareggio in tre anni, perderebbe potere, fama e appeal per i grandi giocatori. Un declassamento forse irreversibile a società media.
Logico fare un azzardo in questa stagione.

Andando in ordine di apparizione inseriamo anche il padre di Imbula, Willy Ndangi, un “raffinato” signore di mezza età che ha pensato male di insultare l’Inter dicendo che il sistema della società fa vomitare, salvo.poi fare marcia indietro indirizzando il concetto verso gli intermediari. Insulto legato al fatto che suo figlio ha atteso ben quattro giorni senza sentire Roberto Mancini. Quattro giorni, non quaranta. E con questo pretesto ha pensato di fare la legittima furbata di defilarsi e ottenere di più dal Porto, riuscendo persino ad aggredire proditoriamente l’Inter con una volgarità che fa riflettere più sulle discutibili qualità morali che sul senso della verità da lui espresso.
So che molti pensano che questo accada perché ora l’Inter dà fastidio e perché il rumore dei nemici ecc… C’è sicuramente un fondo di verità in questo ma la verità non è mai così semplice. Nota a margine: sono davvero contento che la società abbia reagito con un duro comunicato e mi piacerebbe che andasse fino in fondo. Trascendere nella pacchianeria dettata dalla pancia più che dalla testa è una vocazione che dovrebbe appartenere al passato. 

Mi aspetto che a giorni anche qualcuno tra Benitez o Gasperini faccia una dichiarazione rancorosa sull’Inter. Così, per non farci mancare nulla.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 06 luglio 2015 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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