Gap è la parola più inflazionata del vocabolario interista da qualche tempo a questa parte. Il divario, per dirla all'italiana, inteso nel senso di differenza tecnica e abitudine a vincere con la Juventus ormai esacampione della Serie A, è sulla bocca di giornalisti, tifosi, dirigenti e giocatori che gravitano o fanno parte dell'universo nerazzurro, sintomo che la constatazione del significato che si porta dietro questo termine aderisce in pieno alla realtà.
Sarebbe folle, infatti, anche solo sostenere il contrario, eppure le sfumature sui gradi di disparità tra la Vecchia Signora e la Beneamata sembrano non mettere d'accordo tutti, anzi: l'ultima figura ufficiale che si è pronunciata sull'argomento è stato il direttore sportivo Piero Ausilio, il quale ha attirato su di sé non poche critiche da parte degli iscritti al partito della rivoluzione necessaria per ambire allo scudetto. In particolare, i dissidenti del Piero pensiero, hanno contestato al dirigente interista il fatto di non aver contribuito a stuzzicare ulteriormente i loro sogni di gloria in vista del prossimo calciomercato che Suning ha cominciato a cullare sin dal giorno del suo insediamento.
La colpa maggiore del ds è quella di essersi macchiato di maniavantismo quando ha dichiarato che nella campagna estiva 'non verranno acquistati top player, ma giocatori funzionali al progetto'. Contraddizione in termini, visto che la squadra ha maledettamente bisogno di innesti che innalzino il livello della leadership, ora latitante praticamente in ogni reparto. La rosa, per citare i più rappresentativi, annovera elementi di spicco, questo è indubbio: c'è un capitano impermeabile alle critiche e interista dentro (Icardi), il totem silenzioso (Miranda), quello con due huevos così (Medel), the next big thing (Gagliardini) e il giocatore tecnicamente e tatticamente più completo (Perisic). Eppure, le pieghe di questa stagione strana hanno emesso una sentenza in Cassazione: nessuno dei sopracitati, se non in rare eccezioni e solo in determinate partite, può trascinare al successo la squadra quando le cose non si mettono come preventivato, anche pur avendo attorno a sé un supporting cast di tutto rispetto a disposizione.
Per questi motivi suona strano il rilancio di Ausilio: "La logica è rinforzare una rosa di qualità e già competitiva e con dei valori". Questo concetto, di per sé difficilmente contestabile perché sul termine 'competitiva' bisognerebbe capire quale è il riferimento, sarebbe ingenuo pensarlo come un'analisi tecnica autentica da parte del dirigente milanese che, per il ruolo che ricopre, preferisce abbassare le aspettative dal punto di vista mediatico sulla campagna acquisti più difficile e importante della sua carriera piuttosto che denunciare le lacune del gruppo se confrontate con i traguardi prestigiosi.
E, allora, dove dimora la verità? Non è dato saperlo, visto che i messaggi che viaggiano veloci sull'asse Milan-Nanchino per ora sono in codice. Quel che ci rimane, psicanalizzando Ausilio nella sua ultima intervista, è che le intenzioni della proprietà sono 'serie' (il ds ha ripetuto la parola quattro volte ai microfoni di Premium Sport). Proprio così, interisti, cominciate a segnarvi questa definizione sul vostro personale dizionario. Il responsabile dell'area tecnica, dopo due giorni di riunioni a Nanchino con i vertici del club, ha toccato con mano la bontà delle intenzioni sui suoi superiori. "Sarà un mercato serio, non mi piace parlare di cose che la realtà non porterà".  Ecco, serio, ovvero "che è degno della massima credibilità, fiducia". E ancora "capacità e volontà di assolvere i propri doveri e gli impegni assunti". 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 07 aprile 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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