In un film leggendario come 'Gli intoccabili' Sean Connery pronuncia una frase: “Sei proprio il tipo da venire ad una sparatoria con un coltello” che ben si addice all’Inter, società fondata sull’ingenuità a prescindere dagli interpreti che la governano. Ingenuo Ausilio che si è fatto soffiare Cerci, dopo aver stretto un accordo con il giocatore e il suo procuratore, senza riuscire a trovarlo con l’Atletico Madrid, il quale ha preferito darlo al Milan. Ingenuo Mancini a fare una dichiarazione alla Gazzetta il giorno prima (era il 24) dicendo che il giocatore era vicino ma bisognava dirlo sottovoce. Ingenua la società tutta che, in tre sessioni di calciomercato, ha prima lasciato che si mettesse in atto lo scambio Guarin-Vucinic senza contropartite, si è fatta trovare sorpresa dalla reazione dei tifosi, per poi rinunciare all'operazione. 

Ingenua nel confermare Mazzarri dopo che Thohir aveva mostrato l’intenzione di firmare un rinnovo solo a stagione in corso. Invece si è fatta convincere dal tecnico che ingolfava il mercato, non ha scelto serenamente ed è andata avanti con lui sbloccando come d’incanto gli acquisti che, fino a quel momento, erano “stranamente” fermi. Ingenua nel caso Bonaventura. Lo prendiamo, non lo prendiamo, lo prendiamo, non lo prendiamo… Alla fine lo ha preso il Milan. E, per la cronaca, non solo il giocatore serviva in quel reparto ma è diventato uno dei punti di forza della squadra di Inzaghi.

Si dovrebbe imparare dai propri errori, invece storicamente l’Inter ha sempre avuto presidenti, dirigenti e allenatori con questa ingenuità che ci lascia pensare di essere dei Signori, vittime di inganni nei quali trovano la prova della propria nobiltà.  E’ anche vero che l’ingenuità nerazzurra ha sempre trovato delle vere e proprie bande nel proprio cammino. 
Giusto per non dimenticare: Pelè e Beckenbauer dovevano venire all’Inter, uno aveva già trovato l’accordo con Moratti Angelo e l’altro addirittura già firmato, poi la federazione presieduta da Franco Carraro, all’epoca consigliere del Milan, decise di chiudere le frontiere proprio in quel momento e precluse, anche per fermare lo strapotere dell’Inter, la possibilità di proseguire in modo definitivo il grande ciclo nerazzurro. L’anno seguente Carraro divenne presidente del Milan (oh yes). 

E ancora: Mazzola aveva chiuso per Platini ma Fraizzoli aveva consiglieri che lavoravano anche per Juve e Roma e quindi questi lo convinsero a non prenderlo. Fraizzoli si stava rifacendo con Falcao ma rinunciò per una telefonata di Andreotti, il quale fece pressioni indebite sul presidente perché il brasiliano restasse a Roma, minacciando di ostacolarne gli affari. Eh già… Un altro inganno fu quello che permise a Luciano Moggi di convincere Cannavaro a fingersi infortunato cronico:  “Fai finta di star male così l’Inter non ti tiene più, ti prendo io", diceva in un'intercettazione il protagonista di Calciopoli a Cannavaro che giocava anche male, probabilmente per lo stesso motivo. E così avvenne lo scambio che tutti indicarono come folle con Carini. Ingenua l’Inter ma del tutto illecita la modalità con cui venne raggirata. A proposito di chi pensa che quello scandalo riguardasse solo le cose di campo. E anche questo cambiò la storia a svantaggio della Beneamata.

Ci sono decine di vicende che hanno danneggiato l’Inter impedendole di vincere di più e che invece hanno favorito altre squadre. Si chiama potere ed è una cosa che la nostra società ha sempre guardato con fastidio. Ma questo è un mondo senza troppa moralità e parecchia indifferenza per la storia e la ragione. Perciò le ricostruzioni sono state manipolate, evitate o dimenticate. Tanto ai giovani interessa poco. Basta vedere come una parte di tifosi italiani (e persino qualcuno dell’Inter) ha ridimensionato Calciopoli, infangato Facchetti, deriso l’Inter, dimenticato qualunque fatto che nel corso di un campionato ne ha cambiato la storia. Gli italiani hanno sempre più avuto la vis polemica della durata di un giorno o due che la lealtà e una vera sete di verità.

L’Inter non vuole e non riesce a cambiare pelle. Non è un'azienda né rientra in un centro di potere, non fa parte di alcun cerchio magico, vive delle proprie forze, a volte scende a patti e per questo viene trattata come grande ipocrita dall’opinione pubblica. I fatti dimostrano che l’Inter è una società predisposta a essere abbindolata per mantenere almeno una parte della sua residua purezza, di quell’ingenuità che però oggi è più una colpa, quando questa si manifesta più per proprie responsabilità che per l’intervento degli altri. 

Tornando all’attualità, dopo aver perso Cerci ci sarebbero Diarra, Podolski e persino Balotelli. Il primo è una scommessa molto interessante. Ha 29 anni e l’unica stagione anomala è l’ultima. Podolski lo seguo dai tempi del Colonia. Può essere un fenomeno, persino un trascinatore, come un peso se non trova gli stimoli giusti. Nonostante i titoli è più facile che non arrivi. Se invece così fosse Ausilio meriterebbe un grande applauso. Vedremo. 

Infine Balotelli. Sembra possibile il suo ritorno e il popolo nerazzurro non ci sente. Per ora mi limito a dire che più della maglia gettata a terra e dell’orgoglio calpestato da un ragazzino viziato e immaturo, mi interessano le sue prestazioni. Le quali al momento sono scadenti come la sua mentalità. 

Buon 2015 ai tifosi dell’Inter.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 29 dicembre 2014 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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