Destinazione paradiso. Da Singapore, prima dell'apertura del sipario sulla nuova Serie A, Luciano Spalletti si è servito di una metafora più che mai appropriata per spiegare agli uditori cosa significherebbe per l'Inter aver accesso alla prossima Superchampions. "Sarà il tempo che dirà chi lavora nella maniera corretta per aspirare alle quattro posizioni per il paradiso", le parole esatte pronunciate dal tecnico di Certaldo, futuro protagonista del viaggio attraverso le mille insidie di una stagione che ha qualche punto in comune con quello immaginario per i tre regni del conterraneo più celebre Dante Alighieri.
Non è un caso che lo stesso Spalletti, di ritorno dal primo incontro con Zhang Jindong a Nanchino, abbia subito fatto sapere di voler far risplendere il nome del club dopo anni di tenebre: "Bisogna essere bravi a far sentire la grandezza di questo club, far vedere loro la luce abbagliante di questo club, facendoli stare vicini alla squadra".
Qualche ora più tardi, poco dopo la sua elezione come guida tecnica della Beneamata, l'ex romanista ha passato virtualmente la sua torcia speciale alla squadra: "Vorrei vedere calciatori vogliosi di rendere bella la luce di questa squadra". E, infine, come in uno scambio di energie positive, ha lanciato un appello ai tifosi, parlando così dal palco del Village di Riscone di Brunico: ”Se volete darmi una mano, la vostra luce dovete rivolgerla verso i giocatori perché è attraverso le loro giocate e la loro qualità che potrete continuare ad amarmi, altrimenti io verrò dimenticato...".

La paura del buio che ha attanagliato i suoi predecessori non ha risparmiato nemmeno Luciano Spalletti, rarissimo bagliore che filtra attraverso la crepa di un'estate fatta di 'muri' costruiti ad arte in sede di calciomercato: dopo quello edificato dalla Roma per imprigionare dietro sbarre d'oro Nainggolan, ora pure Ancelotti ha alzato lo scudo per difendersi dagli assalti per il suo pupillo Arturo Vidal. E ormai sembrano non appagare più neanche nomi alla Di Maria, quelli che abbagliano i tifosi privandoli della vista sulla realtà che continua ad essere dipinta con colori troppo spenti. Occorre, quindi, rivolgere lo sguardo e tendere i padiglioni auricolari al e sul campo, oltre a tutto quello che ne consegue a corollario circa il lavoro fin qui egregio dell'allenatore, tenendo presente il materiale umano di cui dispone: nel rettangolo verde, infatti, già si intravedono i primi luccichii del 4-2-3-1 di stampo spallettiano. Un'idea di squadra che già chiamarla con questo nome è un traguardo a un anno di distanza dall'anarchia imperante della gestione dissennata della pre-season manciniana. Dall'esterno, inoltre, sono diversi e illustri gli attestati di stima che arrivano per il condottiero Luciano, incoronato anche da quell'Antonio Conte che poteva essere il proprietario della panchina nerazzurra: "Luciano è un amico e un ottimo tecnico: averlo, per l'Inter, è un valore aggiunto. Ho visto che la proprietà”, ha spiegato il manager del Chelsea campione d'Inghilterra in carica.

Per trasformare questo assioma in solida verità, in attesa degli annunciati lampi di colore provocati dai fuochi d'artificio di Suning, Spalletti dovrà tenere la levetta dell'interruttore che regola l'intensità di luce sul tasto 'ON', cominciando a guardarsi dai primi nemici che vorrebbero offuscarlo. A partire da Stefano Pioli, l'ex Caronte nerazzurro in cerca di vendetta nei confronti di un un gruppo che si era macchiato troppe volte di diversi peccati di presunzione. Alla seconda giornata, poi, il secondo antagonista di Spalletti sarà il passato, che si materializzerà nel rosso e del giallo fiammeggiante della bolgia dell'Olimpico. Due tappe subito tremende delle trentotto che portano all'empireo, nella speranza che alla fine della corsa giunga l'intimo appagamento provato dal Sommo Poeta.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 28 luglio 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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