Scusate il ritardo, si dice così in questi casi. L'estate scorsa Radja Nainggolan era tra i giocatori che Walter Sabatini e Piero Ausilio tenevano sotto controllo in modo 'arrogante', salvo poi doverci rinunciare per i motivi che tutti conosciamo. Ma soprattutto perché il belga ha scelto di rimanere alla Roma, rinnovando senza ripensamenti. E così probabilmente avrebbe fatto anche questa estate, quando la sua società, per questioni finanziarie e probabilmente tecniche, ha deciso di privarsi del Ninja, rattristando una nutrita fetta di tifoseria giallorossa.
Al di là di eccessi ormai noti, tutto si può dire di Nainggolan tranne che non sia una persona schietta, che dice ciò che pensa e che non tradisce chi con lui si comporta in modo corretto e trasparente. Il destino lo porterà all'Inter, Milano lo aspettava da anni, quando ancora giocava nel Cagliari ma gli venne preferito Hernanes. All'epoca fu sottovalutato l'impatto che il belga avrebbe avuto in nerazzurro, la dirigenza optò per un investimento anche superiore sul Profeta, uno degli errori da matita rossa commessi dal post-Triplete. Facile, con il senno di poi. Inoltre Nainggolan non era ancora considerato quel campione che proprio Luciano Spalletti estrasse dal cilindro, trasformando un mediano tutto corsa e muscoli in un trequartista moderno, in grado di segnare, far segnare e coprire le spalle ai compagni. Anche i più diffidenti hanno dovuto riconoscere l'evoluzione spaventosa del Ninja sotto l'ala protettrice del tecnico di Certaldo. Perciò non c'è da stupirsi se lo stesso abbia tanto insistito con la sua dirigenza per averlo ancora a disposizione. A costo di sacrificare Rafinha, entrato in meno di sei mesi nel cuore dei tifosi interisti per l'empatia mostrata nei confronti dei colori nerazzurri.
Spiace, ma la botte piena e la moglie ubriaca sono un lusso che di questi tempi non ci si può permettere. E spiace anche per Joao Cancelo, che pur celando dietro la propria timidezza l'affetto maturato per l'Inter, alla fine probabilmente proseguirà la carriera alla Juventus, avversaria storica. Questo è il calcio, this is football. E c'è poco da rimproverare alla società, perché era arci noto che sarebbe stato impossibile riscattarlo entro il 31 maggio come pattuito con il Valencia (al massimo, sarebbe stato meglio chiarirlo dall'inizio piuttosto che mantenere viva la speranza in modo anche presuntuoso). Urlare ai quattro venti "Cancelo alla Juve no!", puntando il dito contro la dirigenza, è solo una perdita di tempo. Il portoghese è un giocatore del Valencia, che può venderlo a chi vuole. O meglio, a chi lo paga la giusta cifra.
Usando una metafora: è come affittare un appartamento, innamorarsene, ma essere costretti a lasciarlo perché il proprietario vuole venderlo e non si hanno le possibilità economiche, in quel dato periodo, per fare un'offerta congrua. Ovvio che il padrone di casa possa liberamente consegnare le chiavi a chiunque lo accontenti, persino al proprio vicino di casa antipatico, arrogante, ma con grandi disponibilità finanziarie. Ecco, l'Inter ha dovuto lasciare suo malgrado l'appartamento, nonostante ci si fosse affezionata. Facciamocene una ragione, c'è vita anche oltre Cancelo e Rafinha.
Che poi, senza fare eccessivi sforzi ottimistici, già oggi la dirigenza ha fatto ottime cose: Stefan de Vrij e Kwadwo Asamoah a zero, Lautaro Martinez a 20 milioni, Radja Nainggolan a 24 e due contropartite 'accettabili'. Non è proprio immobilismo, per essere eufemistici. E non è finita qui, perché mentre il tassametro delle plusvalenze scorre fino all'obiettivo, si continua a lavorare per completare l'organico e regalare a Spalletti, dopo l'alieno, gli altri profili tanto mancati la scorsa stagione. Focalizzarsi su chi non è rimasto, ignorando chi sta arrivando, sarebbe ingeneroso.
Oggi, 22 giugno, la sensazione è che la strada intrapresa sia quella giusta. Al netto di probabili cessioni in preventivo, sperando non siano dolorose, è giusto spezzare una lancia in favore di Ausilio. Pensando a quante aspre critiche e aggressioni verbali il direttore sportivo ha subito anche nel recente passato, bisogna riconoscerne l'ottimo lavoro svolto in questa sessione di mercato (l'operazione Nainggolan è da applausi). Posto che il sacrificio dei nostri canterani è tutt'ora la conditio sine qua non per fare 0-0 a bilancio, ad oggi la rosa dell'Inter può considerarsi già superiore a quella arrivata quarta la scorsa stagione. E anche in questo caso, il tassametro continuerà a correre.
VIDEO - I TIFOSI DELL’INTER GIÀ ASPETTANO IL NINJA: STRISCIONE PER NAINGGOLAN SOTTO LA SEDE
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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