Presunzione e/o fragilità mentale, difetti di organico, errori dell’allenatore: qual è il male dell’Inter? A questa domanda risponde Marco Materazzi, intervistato dalla Gazzetta dello Sport: "Nessuno dei tre è il male principale. Se batti la Juve, te la giochi a Torino e fai 7 gol all’Atalanta non sei fragile. L’Inter di Crotone ha dato l’idea di presunzione, ma se vedo che mio figlio è presuntuoso sono io che lo metto sulla strada dritta. E la strada dritta dell’Inter non è mai stata il calcio champagne, ma il lottare su ogni pallone. L’avere personalità. A me hanno insegnato ad averla uomini come Facchetti e Oriali, li ascoltavo e stavo a bocca aperta: oggi chi si ascolta a bocca aperta, nell’Inter?".

Quindi può essere un male non estirpato. E gli altri due?
"Organico sbagliato non direi: l’Inter ha un sacco di giocatori di qualità, e presi a 30-40 milioni, non gratis. E tre partite sbagliate non possono cambiare il giudizio su un allenatore, fra l’altro arrivato in corsa: un passaggio a vuoto ce l’hanno tutti".

Dunque questo male dove bisogna cercarlo?
"Lontano. Anzitutto nel tourbillon di rivoluzioni societarie, da Moratti a Thohir a Zhang: una serie di passaggi, ognuno diventato forse inevitabile per motivi diversi, che ha prodotto l’onda lunga di molti cambi pure a livello di guida tecnica e rosa di giocatori. Anche se il sarto è lo stesso da sette anni".

Anche questa, come quelle dei giorni scorsi, è un’allusione molto poco mascherata a Piero Ausilio: ma perché ce l’ha così tanto con lui?
"Non dico queste cose perché ce l’ho con lui. Anche se sono ancora in attesa di una telefonata di chiarimento: mi ha fatto smettere un anno prima dicendomi “Vieni a lavorare con me” e sto ancora aspettando".

Ma se fosse successo e oggi lei fosse all’Inter, cosa farebbe per rilanciarla?
"Periodo ipotetico dell’irrealtà: oggi non tornerei. E comunque vorrei far parte di una squadra di persone fidate e che vogliono solo il bene dell’Inter. L’identikit di Oriali, se devo fare un nome".

Da tifoso interista: avrebbe voluto Conte? Lo vorrebbe in panchina?
"Ho detto che Pioli meriterebbe la riconferma e non lo nego. Però se nella tua squadra arriva un fuoriclasse, che fra l’altro non avrebbe problemi a battagliare contro il suo passato, devi essere solo contento. Secondo voi se ai miei tempi fosse arrivato Nesta mi sarebbe dispiaciuto?".

Da difensore: è giusto far giocare Medel in difesa?
"In una linea a tre gli ho visto fare ottime partite, ma è comunque un adattamento: contro gente fisica può diventare un problema".

L’eterno dilemma Icardi: è un grande attaccante o un mezzo grande attaccante?
"Segna 20 gol a campionato, mezzo mi pare poco: ne segnerebbe 40? E poi ha imparato anche a snaturarsi, per fare cose che prima non faceva".

Un capitano poco capitano?
"Il leader lo sceglie la squadra, al di là della fascia: non mi sembra sia meno leader degli altri".

Perché l’Inter non deve aver paura del Milan?
"Perché siamo - sì, siamo - l’Inter. Potevo aver paura io quando incontravo certi monumenti che aveva il Milan a quei tempi: con tutto il rispetto per la squadra di Montella, oggi non li vedo".

Sezione: Copertina / Data: Sab 15 aprile 2017 alle 10:03 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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