Ora è il momento di metterci la faccia. Da tifosi, da appassionati dell’Inter, da persone civili. La memoria ci riporta ad esempio a una sconfitta 3 a 1 a Bergamo con l’Atalanta, c’era Mourinho in panchina. Oppure a Catania, storia del tutto simile. Partite balorde, nelle quali i nostri, misteriosamente, come ha candidamente ammesso oggi il Capitano, “non sono neppure scesi in campo”. Lo ammetto, nel mio profilo di facebook ho bannato (ossia cancellato) un sedicente “amico” che di fronte a un mio commento lieve, si è permesso solo di scrivere “Moratti vaffanc…”. Ecco, io in questi casi non ci vedo più. Dove sta la nostra diversità? In che cosa il nostro tifo sarebbe migliore o diverso da quello degli ultras bianconeri? Ho l’impressione che si stia solidificando uno strato consistente di tifosi più o meno recenti che si sono accostati alle nostre maglie solo negli anni dei trionfi a ripetizione. Fanno fatica a immaginare quel che invece fa parte del nostro dna, ossia i momenti incredibili di rimbambimento collettivo, di cui sono piene le memorie degli altri. Non voglio fare il buonista, e neppure posso dire di essere contento. E’ da un po’ di giorni che volevo scrivere, ma volevo prima capire qual è il problema dell’Inter. Secondo me non c’è.

Questa Inter è di passaggio, né di qua né di là. Siamo riusciti rapidamente – grazie a Ranieri – a uscire da una situazione imbarazzante e indecorosa. Ora non credo che Ranieri sia da insultare, come avviene in queste ore. Io penso che l’Inter debba semplicemente insistere nel rinnovamento, a patto che i vecchi non mollino clamorosamente d’intensità (strana la prestazione di Maicon, ad esempio, svogliato come poche volte). Mettere alla berlina Poli, Palombo, Faraoni, Obi o altri ancora non solo è ingiusto ma è anche miope. Magari fra due o tre partite saremo di nuovo lì a commentare vittorie, rincorse, riavvicinamenti alla zona Champions. Non solo me lo auguro, ma anche me lo aspetto. A favore nostro gioca, nella singolarità di una giornata disgraziata, il collettivo passo falso delle altre squadre che ci precedono. Non è una grande consolazione, ma è comunque una opportunità da non sottovalutare. Ora la sciagura maggiore sarebbe rappresentata dalla ribellione dei tifosi, da una sorta di filibustering nei confronti della società.

Una parola sul fair play finanziario: ognuno è libero di pensarla come vuole, ma io non mi sentirei a mio agio, in quest’anno di difficoltà complessive di tutto il Paese, con una squadra che spendesse decine di milioni come se niente fosse. Il futuro ci dirà presto chi ha ragione. Chiedo però ai detrattori violenti e volgari di oggi di non presentarsi domani, in caso di vittorie a raffica. Si dedichino ad altre bandiere, salgano sul carro dei nuovi vincitori, se così gli piace. Penso ad Andrea Agnelli che ha definito non più tardi di ieri Moggi come “il migliore dal punto di vista tecnico”. Penso all’impresa di Ibrahimovic con il Napoli, che se fosse stata compiuta con la nostra maglia avrebbe comportato come conseguenza titoli di fuoco contro l’Inter. Ecco, stasera sono dispiaciuto, come è giusto. Ma non mi tiro indietro. Ne abbiamo viste, ragazzi, di tutti i colori. E non sarebbe davvero l’Inter, se non fosse così. Amarla è un privilegio per palati fini.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Lun 06 febbraio 2012 alle 00:01
Autore: Franco Bomprezzi
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